In principio fu Gianroberto Casaleggio, il Telespalla Bob di Beppe Grillo, con “Gaia”, il video a uso di YouTube pubblicato nel 2008; quello in cui si prevede la terza guerra mondiale nel 2040, la morte di sei miliardi di persone e l’avvento di chi il mondo lo salverà grazie ai prodigi della democrazia diretta.
I complottisti a Cinque Stelle compulsano la Rete alla ricerca di burattinai e poteri occulti, pagine e gruppi su Facebook che regalino “libera informazione”, perché c’è sempre qualcuno da stanare, poi, là, nel mondo reale. Qualcuno che sparge scie chimiche nel cielo (“Chi può escludere che esistano?”, Paola Taverna, senatrice) e si fabbrica attentati da solo (“La versione ufficiale dell’11 settembre è stata smentita da tutti i punti di vista, è palesemente falsa e ormai il mondo se n’è accorto”, Paolo Bernini, deputato).
Assai quotato, nel manuale di ogni buon cercatore di arcana imperii, “Zeitgeist”, film online basato sulle teorie del complotto diretto, prodotto e distribuito da Peter Joseph (“Mi ha fatto vedere il mondo in un modo completamente diverso”, dice Bernini).
Ma i complottisti non stanno solo fuori dalle istituzioni, anzi; Europarlamento, Camera, Senato e Regioni ne sono pieni. Prendete Marco Zullo, deputato del M5S a Bruxelles/Strasburgo, che ha incontrato a Udine gli attivisti del presidio “Stop scie chimiche”, che gli hanno donato anche l’accordo sul clima firmato da Bush e Berlusconi, e si è impegnato a portare la questione in commissione agricoltura. Oppure prendete Davide Bono, già candidato del MoVimento alla guida della Regione Piemonte e oggi consigliere regionale. Ad agosto, dopo la diffusione del video con l’uccisione del giornalista James Foley, se n’è uscito così, via Twitter: “Ma non è un po’ una coincidenza che il video della decapitazione del giornalista americano sia uscito proprio oggi?”. E “oggi” era il 20 agosto, in cui le commissioni Esteri e Difesa del Senato approvavano l’invio di aiuti militari ai curdi in Iraq e Matteo Renzi volava a Baghdad. Bono, spernacchiato su Internet da chiunque, ha provato a precisare, senza successo: “Non ho mai inteso collegare il video della decapitazione del giornalista Usa alla visita di Renzi. Il giornalista potrebbe essere stato brutalmente ammazzato mesi o settimane fa ed il video essere un falso Usa per giustificare i bombardamenti all’opinione Usa e Gb”.
Ma Bono e Zullo sono due dei tanti complottisti a Cinque Stelle. L’esordio con il botto lo fece nel 2013 proprio Bernini, deputato classe 1987, che in tv candidamente dichiarò, appena eletto: “Non so se lo sapete ma in America hanno già iniziato a mettere i microchip all’interno delle persone, è un controllo di tutta la popolazione”. Arrivò Tatiana Basilio, onorevole pure lei, che dopo aver visto un fanta-documentario su Discovery Channel, “Sirene: il mistero svelato”, sentì il bisogno di gridare alla macchinazione: “Prove schiaccianti! Sei scienziati che stavano facendo studi l’hanno vista, ma il NOOA (che poi sarebbe NOAA, National Oceanic and Atmospheric Administration, ndr) nega tutto, gli sequestra il materiale e li caccia via! Perché? Di cos’hanno paura?”.
In Senato, invece, va fortissimo Bartolomeo Pepe, uno che sbarcato a Roma non sapeva neanche dove fosse Palazzo Madama. Pepe non ha solo Casaleggio come guru di riferimento, ma anche Paolo Franceschetti, autore di un libro dal titolo “Sistema massonico e ordine della rosa rossa”, curatore di un blog in cui si parla di poteri occulti e in cui sono pubblicati i video dei convegni cui Franceschetti partecipa. Uno si è tenuto a fine maggio al Senato su “i poteri di condizionamento della società e della politica”. In altre occasioni aveva tenuto conferenze sull’esoterismo e sugli “omicidi rituali e mediatici in Italia e negli Stati Uniti”. Ai tempi della strage di Motta Visconti (un padre uccise moglie e due figli), Franceschetti scrisse una lunga nota su Facebook che Pepe condivise approvandone il contenuto. “Se per valutare un omicidio – scriveva Franceschetti – occorre guardare gli indizi, cominciando dal nome della mamma (Cristina Omes, anagramma della vicenda Mose che si svolg a Venezia) per finire al nome del paese (Motta Visconti, come quel Visconti che fece Morte a Venezia) alla data, ecc, qui siamo sicuri che non si valuterà alcun indizio ma, prima o poi, incastreranno il padre oppure un pazzo isolato che magari confesserà; nonostante l’arma del delitto sia scomparsa, nonostante mancherà il movente, nonostante tutto”.
Insomma, come ti giri, ci sono indizi, prove di realtà occultata. Tentativi di insabbiare la verità. Di più, colpi di Stato! Per la verità, anche Berlusconi nella sua carriera politica ha più volte detto che, in fondo, “non siamo riusciti a fare le riforme perché ci sono stati quattro colpi di Stato contro di noi”. Il “colpo di Stato” è un grande classico complottardo. Anche di Beppe Grillo, va da sé, che spesso ne evoca uno dinanzi a qualunque tentativo di riforma. Ma pure la sinistra ha le sue colpe; non c’è P2 o Licio Gelli che manchi, nella fraseologia di sinistra del complotto, non c’è “Doppio Stato” che non si affacci, non c’è CIA che non abbia messo il suo marchio nelle italiche vicende. Eppure, sarà per l’effetto virale dei social network, sarà per la classe parlamentare a Cinque Stelle in sé, ma adesso la scena se la sono presa tutta i cospiratori di Grillo.
“Il mio problema con i teorici della cospirazione – scriveva Mordecai Richler in ‘Un mondo di cospiratori’ – è che, se gli dai un dito di porcherie accertate, loro si prendono tutto un braccio di fantasie. O peggio. Come ai suoi tempi il senatore McCarthy, usano con la più assoluta disinvoltura voci e insinuazioni”.
Il frontman del M5S a trazione complottista è Alessandro Di Battista, per il quale i terroristi dell’Isis sono più o meno dei compagni che sbagliano. Nel 2013 scrisse un post per dire che “abbiamo tutti contro” e che “pezzi di Stato deviati” erano pronti a mandare “qualche ragazza consenziente che poi ti denuncia per stupro, ti nascondono una dose di cocaina nella giacca che hai lasciato incustodita in una birreria…”.
Questa, tuttavia, è finanche scontata come paranoia, da film di serie Z; chi pratica il complottismo con metodo più fantasioso è il suo compagno di avventure, Carlo Sibilia, classe 1986. Gli puoi parlare di Europa, di banche, di Pd e Forza Italia, ma lui ha un’unica risposta per tutto: Club Bilderberg. Ogni anno vola nello Stato in cui si svolge la riunione del Bilderberg, gruppo che nell’immaginario beppegrillista rappresenta una specie di loggia massonica poco avvezza alla democrazia diretta. L’anno scorso, insieme a Bernini, andò a Watford, Gran Bretagna, “per tentare di documentare quello che succede in queste riunioni e provare a parlare con alcuni dei partecipanti italiani”. Nel 2014 il vertice si è svolto a Copenaghen, in Danimarca. Pure stavolta c’era Bernini, “per tenere un faro sempre acceso su un evento che influenza i destini del mondo politico, economico e finanziario di tutto il mondo. Del quale il Movimento 5 Stelle è rimasto il solo a parlarne”. Insomma, si può dire sul serio, c’è del marcio in Danimarca.
E non solo lì, per Sibilia, che ha chiesto una commissione d’inchiesta parlamentare su Mps, banca “svenduta alla finanza internazionale”; la stessa finanza dei “figli di Troika” Pier Carlo Padoan e Renzi. Ai tempi di Enrico Letta presidente del Consiglio, il Bilderberg per Sibilia era una specie di quinta colonna del governo. “Ha mai sentito parlare di signoraggio bancario, signor Letta? Ne parlate mai alle riunioni del club Bilderberg, club di cui lei, il suo predecessore Mario Monti, Emma Bonino, guarda caso ministro degli affari esteri, e Mario Draghi, guarda caso direttore della banca centrale europea, fate parte?”.
Dell’esecutivo Letta, il deputato Sibilia disse che era sovversivo, perché “questo governo nasce nelle stanze della sua fondazione Vedrò”. Un governo creato a tavolino, insomma, posticcio. Come lo sbarco sulla luna: “Oggi (20 luglio, ndr) si festeggia l’anniversario dello sbarco sulla luna. Dopo 43 anni ancora nessuno se la sente di dire che era una farsa…”.
Twitter @davidallegranti