Innovazione
19 agosto, 2025Abbiamo provato il taxi elettrico a decollo e atterraggio verticale prodotto in serie in Cina. Prima tappa del viaggio nell’innovazione asiatica. Che conquista il mondo e ne riscrive le regole
Quando il velivolo si solleva, lento ma deciso, il cuore ha un sussulto. Sono sola nell’abitacolo a due posti di questo ragno digitale alato, un eVTOL – veicolo elettrico a decollo e atterraggio verticale – mentre le 16 eliche cominciano a girare come impazzite e lui si stacca dal suolo degli hangar della EHang, l’azienda che lo produce. Sotto di me si spalanca la lingua finale del Fiume delle Perle, dove la vecchia Guangzhou si arrende, nostalgica, alla spinta rivoluzionaria di Shenzhen, città-simbolo del futuro cinese, ieri come oggi.
Mi sono dimenticata di indossare le cuffie, stordita dall’emozione. Il rumore, però, è sopportabile: circa un terzo di quello di un elicottero. Il cruscotto è minimal, tutto digitale. Mi chiedo quale sia il tasto giusto in caso di emergenza anche se mi hanno spiegato che non devo toccare nulla. Se una delle eliche smettesse di funzionare, le altre quindici sono programmate per compensare. Così mi abbandono sullo schienale in pelle dell’EH216-S. Non è solo un test di volo: è un salto in un mondo dove il traffico si sposta in cielo. Nei prossimi anni per sorvolare la giungla verticale delle megalopoli cinesi ci vorranno minuti e non più ore a singhiozzo nel traffico su ruote.
A bordo di un taxi elettrico a guida autonoma tra le torri di Guangzhou
Qui da noi sembra ancora fantascienza, ma non per la Cina. Pechino ha già tracciato la rotta: entro il 2035, quella che chiama “economia del volo a bassa quota” – fatta di velivoli a metà tra elicotteri e droni, adibiti al trasporto di merci e persone, che possono volare al di sotto dei mille metri – dovrà diventare realtà.
L'idea non è quella di un lusso per pochi ricchi, come per esempio sono oggi gli elicotteri a San Paolo del Brasile, ma un nuovo strumento di mobilità pubblica. Una sorta di taxi del cielo, integrato nella mobilità generale. Nel 2021 l'economia a bassa quota è infatti entrata ufficialmente nel piano quinquennale, spalancando l'accesso ai fondi pubblici per chi vi vuole investire. Lo scorso dicembre, il principale pianificatore economico cinese ha istituito addirittura un dipartimento dedicato per elaborare e supervisionare accuratamente le strategie di crescita di quello che Pechino considera un settore strategico, destinato a creare nuovi posti di lavoro e a guidare l'innovazione nazionale. Secondo le prime stime, il valore dell'economia a bassa quota supererà i 140 miliardi di euro entro il 2030 per oltrepassare i 400 miliardi nel 2035, tra consegne di pacchetti e pasti a domicilio, turismo aereo, mobilità urbana e azioni emergenziali, come lo spegnimento di incendi nei grattacieli.
Al momento sono solo due le società che hanno ottenuto le licenze per trasportare passeggeri: la EHang Aviation, che ha ospitato L'Espresso, e la Hey Airline nella città di Hefei, ad Ovest di Shanghai. Ma è solo l'inizio. «La trasformazione della mobilità cambierà i prossimi cento anni», spiega He Tianxing, a capo di strategia e innovazione in EHang. «La mobilità diventerà più efficiente, e i nostri velivoli risolveranno molti problemi per le città, così come hanno fatto i veicoli elettrici qualche anno fa».
L’idea è di Huazhi Hu, ingegnere visionario e fondatore dell’azienda. Nel 2019 è stato nominato tra le “leggende viventi dell’aviazione”, accanto a Jeff Bezos, Richard Branson ed Elon Musk. Sotto la sua guida EHang è diventata la prima società al mondo a ottenere una licenza operativa per passeggeri su eVTOL e a scrivere, assieme alla CAAC (l’aviazione civile cinese), gli standard di utilizzo. «Abbiamo costruito la norma da zero, poi l’abbiamo testata e approvata», continua Tianxing. Ora puntano all’estero, a esportare i loro veicoli e le infrastrutture del futuro lungo la via della Seta. Sono già al lavoro con Paesi terzi per estendere i loro standard al resto del mondo. «L'obiettivo è ottenere l'autorizzazione al volo anche in altri mercati, dall'Europa all'Asia, e nei Paesi del Golfo». Stringe gli occhi in un sorriso. «Pensa come sarebbe bello sorvolare i vostri meravigliosi monumenti a bordo di un eVTOL».
Le città pilota sono pronte. Sei in tutto, tra cui Hefei, Shenzhen e Guangzhou. In quest'ultima sono già stati selezionati 100 edifici in costruzione o ristrutturazione su cui costruire vertiporti entro il 2027: decolli e atterraggi rapidi integrati nella mobilità stradale e in quella ad alta quota. Solo un inizio. È l'intero sistema di trasporto “tridimensionale” nazionale a dovere essere pronto entro il 2035.
Abbandonata l’ingordigia immobiliare, i governi locali si stanno adeguando in fretta. Nel 2023 solo 16 dei 31 governi provinciali aveva menzionato l’economia del volo a bassa quota nei loro report annuali. L’anno scorso sono stati 29, con province come l’Hunan, che ha allocato sussidi per i viaggi a bassa quota, e l’Heilongjiang, che ha promesso di finanziare il 50 per cento dei costi di ricerca e sviluppo alle aziende che si occupano di attrezzatura area e batterie. È chiaro a tutti che per Pechino non si tratta solo di una questione di dominanza economica – e lo è – ma anche di influenza geopolitica.
Anche Washington ha capito che la posta in gioco è altissima. In campo civile come militare. Così lo scorso giugno ha firmato tre decreti esecutivi con l'obiettivo di accelerare lo sviluppo dell'economia americana dei droni e delle sue infrastrutture, e la creazione di programmi piloti per testare le nuove auto volanti per servizi di emergenza medica, taxi aerei, trasporto merci e logistica della difesa.
La risposta del mercato non si è fatta attendere. Archer Aviation, rivale californiana di EHang, che lavora a stretto contatto con la Casa Bianca e le agenzie federali, ha raccolto 850 milioni di dollari in nuovi fondi. Il primo obiettivo? Fornire i taxi volanti alle Olimpiadi di Los Angeles 2028.
Ma il cuore della scommessa cinese resta la scala industriale. Tianxing è diretto: «Con la guida autonoma servirà un solo operatore a terra per tre velivoli». I nuovi ingegneri sanno fare di tutto: costruzione, manutenzione, gestione del volo, ispezioni ai velivoli, persino il controllo del meteo. La metà dei 600 dipendenti di EHang è già impegnata nella ricerca e sviluppo, non certo nella produzione. Il risultato? Un velivolo è venduto a 29 mila euro, con il 60 per cento di utile reinvestito in innovazione.
Le sfide però non mancano. A cominciare dalle infrastrutture: le piattaforme devono reggere 630 chili in decollo e avere una superficie utile di almeno 10 metri quadrati. Occorrono le strutture per accogliere e vagliare i passeggeri; vanno messe a punto le connessioni intermodali e stabilite leggi, regolamenti e sanzioni. Infine, grande attenzione alla formazione professionale. Pechino ha già riconosciuto la figura del “pianificatore di voli per droni” come una nuova professione incaricata di gestire rotte, missioni e operazioni sul campo. «Questi ruoli attrarranno molti giovani creativi ed esperti di tecnologie», ha dichiarato Wang Xiaojun, vicedirettore del dipartimento per lo sviluppo delle competenze del ministero, al quotidiano “Science and Technology Daily”: si tratta di un dato tutt’altro che secondario per un’economia le cui industrie tradizionali, che vent’anni fa la hanno reso potente, oggi faticano a creare lavoro per le nuove generazioni.
Mentre i taxi volanti si preparano al decollo, il presente dell’economia a bassa quota si chiama logistica. In campagna, droni con serbatoi sul ventre già spruzzano diserbante e annaffiano le colture: l’agricoltura è silenziosamente in via di robotizzazione. JDI, leader mondiale nella produzione di droni, ha costruito una flotta robusta e molto economica che lavora al posto degli agricoltori. Secondo il centro studi della società di comunicazione Edelman, sono operativi in Cina oltre 250mila droni agricoli, in forte aumento rispetto ai 695 droni di dieci anni fa. Grazie a loro, i contadini non soltanto stanno riducendo il lavoro manuale ma avranno accesso a mercati urbani una volta impensabili a causa delle distanze. Progressivamente poi, il numero dei lavoratori dei campi si ridurrà per lasciare spazio a giovani impegnati a costruire e fare funzionare droni, robot e la relativa intelligenza artificiale.
In città, sono i pacchi a spiccare il volo. Il drone di quarta generazione della Meituan, la società leader nelle consegne urbane, ha appena ottenuto il primo certificato operativo nazionale per la logistica aerea. Dal 2017 a oggi ha effettuato oltre 450 mila consegne pilota in parchi, campus, uffici e biblioteche di Shenzhen, Pechino, Shanghai e Nanchino. Secondo ARK Invest, il numero di voli è pari a quello di Google Wing: due superpotenze della logistica che si sfidano non più sulla Terra ma in cielo.
Shenzhen, il villaggio di pescatori diventato una crasi sexy tra Singapore e Miami, con le mangrovie che avvolgono le torri di acciaio in una stretta afosa, ha abbracciato la nuova economia senza riserve. La città ha già approvato 250 rotte per le consegne aeree, costruito quasi 500 terminali, potenziando anche la rete 5G così da consentire a circa 800 mila droni di volare al di sotto dei 120 metri di altitudine. «La nostra visione è quella di un network di migliaia di punti di ricezione e consegna di droni», ha detto all’Economist Mao Yinian, responsabile dei droni di Meituan.
Non a caso è lei la capitale cinese della produzione di batterie elettriche (con leader come CATL), della più grande azienda automobilistica specializzata in veicoli elettrici (BYD) e del leader mondiale dei droni, quella DJI che il dipartimento di Difesa americano considera collaboratrice militare di Pechino: tutti elementi su cui è fondata l’industria del volo a bassa quota, una scommessa che, alla luce dei risultati del settore delle auto elettriche, la Cina affronta preparata. Già detiene il 70 per cento del mercato globale dei droni e annovera l’80 per cento dei brevetti per il volo aereo senza equipaggio. Oltre a EHang e Hey Airline, vanta aziende come Volant e Xpeng AeroHT, la divisione aerea dell’azienda di veicoli elettrici Xpeng fondata nel 2014 da He Xiaopeng.
Soprattutto, a spingere l’innovazione c’è una popolazione entusiasta. Dopo decenni di crescita a rotta di collo, a differenza di noi europei, è abituata ad accogliere senza porsi troppe domande qualsiasi cambiamento che ne faciliti la vita pratica e ne rimuova l’antico senso di inferiorità verso gli Usa. A Terra come nello Spazio.
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