Dopo l’ondata della globalizzazione è arrivato il riflusso del localismo. Una forza centrifuga ?su scala mondiale che porta con sé proteste, tensioni ?e il pericolo di nuove guerre

Gli scozzesi indipendentisti hanno perso il referendum con 55,4 “no” contro 44,6 “sì”, ma hanno lanciato o rilanciato la voglia latente di molte regioni di indire analoghe consultazioni. Se le vinceranno, cioè se la maggioranza di quella popolazione vorrà separarsi dallo Stato che la contiene, il risultato tenderà a propagare quella voglia di istituzioni più vicine agli elettori e quindi più efficacemente controllate.

Questo delle piccole patrie è un sentimento che si va diffondendo in Europa sia con motivazioni di sinistra sia di destra. Così era anche avvenuto nell’Europa medievale successiva all’anno mille. I Comuni nacquero allora, di solito attorno ai castelli abitati dai Signori dotati di piccoli eserciti che difendevano il Capo e mantenevano l’ordine pubblico.

Intorno ai castelli, in genere collocati al vertice d’una collina, vivevano torme di contadini che lavoravano di zappa e di vanga, allevavano pecore e mucche, conigliere e polli; pagavano decime ai loro padroni che almeno in teoria li difendevano da crudeli invasori e anche al prete che nella chiesa del villaggio li metteva in contatto con Dominiddio.

In Cornovaglia, in Irlanda, in Andalusia, in Provenza, in Normandia, in Toscana, in Sicilia e nel Napoletano nacque lo “stil novo” e nacquero le città. Menestrelli e studenti diffusero poesie e canzoni. I borghi diventarono Comuni e dai contadini nacque la piccola borghesia degli artigiani e poi infine, con la crescita del benessere, l’alta borghesia dei mercanti e dei banchieri.

I Signori furono costretti a restare nei loro castelli, la politica, scomparsa con le scorrerie dei barbari invasori, rinacque nelle piazze e la storia che sembrava terminata nei secoli oscuri dell’Alto Medioevo, riprese il suo corso creando contatti sempre più estesi e aggregazioni sempre più grandi e complesse.

È passato più d’un millennio da allora e la storia ha registrato una svolta decisiva che ha mutato l’economia e la politica dominate entrambe dalla tecnologia: la società globale e multipolare dove le aggregazioni sono ormai organizzate con dimensioni continentali, capaci di confrontarsi contrapponendo interessi e valori diversi in un quadro operativo che comprende l’intero pianeta.

Questa sembrava ed era la linea evolutiva della storia ormai estesa al mondo intero e sempre meno parcellizzata. Ma ora si delinea il suo contrario e cioè la voglia impetuosa e crescente di piccole patrie, dove gli interessi sono più sentiti e più immediati e i valori emergono dalla diversità, dai linguaggi, dalle tradizioni, dalle religioni.

Il localismo non rinnega la società globale ma ne delinea i diversi spicchi. La globalità è la scorza dell’arancia, la localizzazione si identifica con gli spicchi che compongono, uniti insieme, la polpa del frutto. Questo processo è molto complesso e non avviene pacificamente; porta con sé tensioni e perfino guerre civili che talvolta minacciano di trasformarsi in guerre vere e proprie. Ma le potenze utilizzano questi movimenti per cambiare i rapporti, i confini, l’equilibrio raggiunto.

La Scozia ha cominciato, ma la Catalogna aveva, prima ancora del referendum scozzese, indetto il proprio che si celebrerà nei prossimi giorni. È soltanto consultivo ma esprimerà l’animo politico d’una vasta regione nata da una storia, una lingua e una cultura comune. Del resto la Spagna ha già sperimentato il movimento del paese basco che è costato tensioni, attentati, vittime solo da poco e non del tutto placati.

In Italia la Lega specula sull’idea separatista, specie in Veneto dove il referendum è già stato indetto. La Lega, in Veneto, è ben lontana dalla vera maggioranza ma un referendum indipendentista, che non avrà alcuna esecuzione poiché la Costituzione non lo prevede, proprio per questo può raccogliere molti più consensi. È figurativo d’un dissenso e il dissenso c’è per molte ragioni che non c’entrano nulla con l’indipendenza politica. Per andar dove? Per andare con chi? Il separatismo è dunque il modo di manifestare le proprie discordanze e di riproporre la questione veneta o lombardo-veneta o addirittura settentrionale.

L’Italia duale si riaffaccerà sulla scena e la Lega parla infatti di protestare “da Nord a Sud”; vuole soppiantare l’elettorato grillino, anch’esso ispirato da volontà di separatismo politico più che geografico.

Ma fenomeni in qualche modo analoghi si sono verificati in Francia attraverso il nazionalismo esasperato della lega lepenista; in Irlanda del Nord, nel Galles, in Belgio tra Fiandra e Vallonia. In Ucraina e nella Russia bianca, in Tibet e in Mongolia, nel Bangladesh e nel Kashmir per non parlare di tutta la Mesopotamia e il Kurdistan e l’Africa centrale, orientale e occidentale.

Ci troviamo insomma di fronte ad un duplice respiro del mondo: si allargano e si restringono i polmoni, aumenta il disagio di globalizzazione e resuscitano le piccole patrie. Quando fenomeni del genere si mettono in moto eventi piccoli possono avere conseguenze impreviste e catastrofali. Perciò occorre non disconoscere il bisogno delle piccole patrie ma tener vivi i valori che aumentano lo spirito di umanità, di compassione e di fraternità della specie in tutte le sue varianti affinché esse apportino maggiore ricchezza e non guerre, negazioni e rovine.