Abdel Hadim Abaaoud, il regista delle stragi di Parigi, reclutato dal nuovo network del terrore. Che ha fornito all'Is centinaia di combattenti. E aveva una filiale in Lombardia

Ora i ragazzi di Molenbeek fanno tremare i polsi all’antiterrorismo di tutta Europa. In quella piccola cittadina a pochi chilometri da Bruxelles, centro politico dell’Unione Europea, il Belgio diventa Belgistan e la sharia è già una legge da rispettare. Abdel Hadim Abaaoud è nato e cresciuto lì. Nessuno avrebbe potuto mai immaginare che quel ragazzo, figlio di un modesto commerciante, diventasse il pericolo pubblico numero uno, perché ritenuto l’ideatore degli attacchi di Parigi. Ma Abdel Hadim non è il solo.

Dietro al suo volto, ormai ornato dalla barba del profeta, c’è un esercito invisibile che si aggira per l’Europa. Sono i soldati di Allah - uomini, donne e bambini - che hanno scelto di combattere sotto l’insegna di Sharia4, il brand internazionale “inventato” in Gran Bretagna. Nata nel 2010 dalle ceneri della fazione londinese di Hizb al Tahrir, su impulso del predicatore salafita Omar Bakri, la sigla legata all’internazionale del terrore islamista è presente nei principali paesi europei con filiali autonome ma collegate in rete tra loro. Potere del deep web. E’ stata messa al bando e segnalata come gruppo eversivo. Troppo tardi: tra i suoi militanti si contano centinaia di foreign fighter e “returnees”. Quel brand ha attecchito in Francia, Gran Bretagna, Norvegia ma soprattutto in Belgio. Per pochi mesi un gruppo riconosciuto da Sharia4 è stato operativo in Italia, ma l’esperienza è durata pochi mesi: la cellula creata da Anas El Abboubi, un ragazzo marocchino residente nella provincia di Brescia, sarà smantellata nel 2012 dall’intervento della Digos. Abboubi era in contatto con la sezione belga di Sharia4 e seguiva on line con la stessa passione sia le prediche dell’imam Bakr, sia i corsi per la fabbricazione di ordigni esplosivi.

L’intera organizzazione ha potuto contare su una rete di fiancheggiatori in Grecia e su propaggini anche in Australia, Indonesia e Tunisia. Per un paio d’anni in Belgio nessuno ha fatto caso alla crescita di quel gruppo oltranzista. Nonostante minacciassero di conquistare il paese entro il 2030 ed imporre la sharia, quella marcia è stata tollerata. Persino benedetta col sigillo del governo.
Quando i primi ragazzi iniziavano a partire dalle periferie per combattere intruppati nelle brigate islamiche contro il governo di Assad, il ministro degli Esteri belga Didier Reynders ha detto: “Forse gli faremo un monumento come eroi di una rivoluzione". Ora lo scenario è cambiato e gli esperti europei di antiterrorismo vedono il Belgio come il terreno ideale per il brodo di coltura terrorista: è la nazione europea con il maggior numero di fighter jihadisti in Siria in rapporto al numero di abitanti. Ed è altrettanto certa la centralità di quel paese come “core” operativo di Sharia4, con il suo fondatore “local” Fouad Belkacem finito sotto processo per terrorismo e accusato di anche di traffico di droga, con una richiesta di estradizione dal Marocco che pende sul suo capo.Tutte accuse che Belkacem ha sempre respinto al mittente, ma che sarebbero suffragate – secondo gli inquirenti di Bruxelles – da una montagna di prove e soprattutto dal fatto che molti affiliati alla rete di Sharia4 Belgium siano stati coinvolti negli attacchi terroristici che hanno insanguinato il paese dal 2010 ad oggi, o abbiano scelto di andare a combattere in Siria per il Califfato: come Hicham Chaib, Feisal Yamoun e Abouallal Noureddine. Prima di partire per il fronte i tre erano le guardie del corpo proprio dell’imam Belkacem.

Anno dopo anno, la crescita di Sharia4 Belgium è stata nel segno della violenza. Prima si è dato il via a scontri contro la fazione sciita (da ricordare l’incendio alla moschea di Bruxelles che causerà la morte per asfissia dell’imam Daddoud), per poi passare a una serie di attacchi terroristici veri e propri, culminati nel gennaio 2015 a Verviers, con in mezzo tutta una serie di azioni sventate all’ultimo istante, come l’assalto al treno ad alta velocità Thalys, progettato per l’agosto di quest’anno.

Si vede che le prediche di Belkacem hanno fatto presa. Sono almeno trecento i foreign fighter venuti dal Belgio e schierati sul fronte siriano sotto la bandiera del Califfo. Prima o poi, se non cadranno sul campo di battaglia, torneranno in Europa, con i risultati che si sono visti a Parigi. Dall’analisi dell’Antiterrorismo il modus operandi di Sharia4 Belgium si è contraddistinta nel tempo lungo due differenti linee operative. In una prima fase i suoi componenti hanno lavorato per il proselitismo, utilizzando proprie cellule operative per radicalizzare la società belga e trovare nuovi adepti. Attività che si è svolta soprattutto in rete, con la diffusione di materiale religioso e militare, ma anche per le strade, attraverso la “street da’wa”, la predicazione porta a porta. Negli anni, poi, Sharia4Belgium, ha messo in campo una sua personalissima “politica estera”, ospitando convegni sulla legge islamica a cui hanno preso parte predicatori provenienti da tutto il mondo. Il gruppo belga è stato molto attivo nel “bridging”,  un vero e proprio accompagnamento dei soldati verso il fronte. Il gruppo ha funzionato da cerniera, mettendo in collegamento i potenziali foreign fighter con le fazioni militari. Sharia4 ha finanziato direttamente i suoi combattenti – ricordano gli investigatori antiterrorismo – pagando sia il viaggio verso le zone di guerra sia le prestazioni sul campo di battaglia.

Tra loro c’è anche Abaaoud, lo stratega dell’attacco multiplo a Parigi. Sul campo di battaglia siriano Abaaoud si è distinto per una ferocia senza eguali. Su Youtube verrà pubblicato un video che lo ritrae insieme ad altri due combattenti belgi, alla guida di un pick-up, mentre trascinano i cadaveri di una mezza dozzina di “apostati” uccisi a colpi di mitra e legati con una corda al posteriore dell’auto. Il combattente, prima di tornare in Europa, nei giorni trascorsi sul fronte siriano, ha preso il nome di battaglia di Abou Omar Soussi, in ossequio alle sue origini marocchine. Al suo fianco ha trascinato sui campi di guerra anche il fratello Younis: ha tredici anni, poco più d’un bambino e già si fa ritrarre con il kalashnikov a tracolla. Il nome di Abdel Hadim Abaaoud rimbalza costantemente nelle informative dell’Antiterrorismo europeo almeno da gennaio di quest’anno, quando dopo l’attacco alla centrale di polizia di Verviers scatta una vera e propria caccia gli uomini e alle donne che avevano pianificato l’azione. Anche quell’attacco sul suolo belga sarebbe stato pianificato da Abaaoud.  Dopo Verviers, il jihadista farà perdere le sue tracce, sfuggendo a un blitz dell’Interpol in Grecia. Il suo nome ricorre anche nei file dell’Antiterrorismo italiana, insieme a quelli di altri 18 compagni, coinvolti a vario titolo negli attacchi di gennaio in Belgio. Per il Viminale, la rete belga potrebbe contare su piccoli supporti finanziari provenienti dall’Italia e su collegamenti stabili con lo Yemen. Scorrendo nei file del Viminale, tra i nomi degli esponenti di Sharia 4 Belgium spiccano anche le identità di combattenti jihadisti provenienti da Grozny. A dimostrare che tutto il mondo è Sharia.