Non passa la terna Barbera-Sisto-Pitruzzella. "Siamo all'ultimo miglio, avanti così", dice il vicesegretario Guerini. Al candidato Pd mancano 16 voti per raggiungere il quorum. Ma il più traballante è Pitruzzella, che scende di 22 voti. l dem si dicono pronti a riproporre gli stessi tre nomi. Sisto è molto più prudente

Nuova, annunciata, fumata nera per l’elezione dei giudici della Consulta. Nessuno dei tre candidati, gli stessi della settimana scorsa, supera il quorum: Augusto Barbera, sostenuto dal Pd, si raggiunge 545 voti, Francesco Paolo Sisto, sostenuto da Fi,  527 voti, Giovanni Pitruzzella, portato dall’area centrista, si ferma a 470. Nonostante l’esito, il capogruppo Ettore Rosato resta ottimista: “Barbera ha aumentato i suoi voti, è a un passo dal quorum”, spiega subito dopo la fine dello spoglio.

E’ vero fino a un certo punto, perché il paletto è di 571 voti, pari a tre quinti del Parlamento; e l’accordo sulla terna, tra i partiti di maggioranza più Forza Italia, porterebbe in teoria ad un pacchetto di almeno 654 sì, cioè ben oltre il quorum. Ad oggi, invece, a Barbera mancano ancora 16 voti: rispetto alla settimana scorsa, ne ha guadagnati solo 9 (era a 536). In proporzione, cresce più Sisto che guadagna 16 voti (era a 511), mentre cala di 22 voti Giovanni Pitruzzella (era a quota 492).

Se fosse una gara, si direbbe dunque che è proprio il presidente dell’Antitrust a perdere terreno: e del resto, la notizia diffusa nei giorni scorsi di una inchiesta ancora aperta alla Procura di Catania, nella quale Pitruzzella è indagato per corruzione in atti giudiziari (respinta la richiesta di archiviazione della procura, l’udienza camerale è fissata per il 4), non ha contribuito a rasserenare il clima su un candidato che da taluni è considerato il più debole, al punto da viziare l’intera riuscita dell’operazione Consulta. C'è chi lo chiama "il baco" nel sistema. Il centrista Tabacci si sbilancia: "Resti a fare il presidente dell' Antitrust o stia fermo un anno. E' un candidato sbagliato". Si vedrà.

I risultati di oggi, comunque, non sembrano per ora fiaccare le intenzioni del Pd renziano. “Siamo all’ultimo miglio. La base si è rafforzata. Si procede così come abbiamo iniziato”; dice il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini. E Rosato: “Non siamo noi a proporre cambiamenti sulla terna. Per noi il calendario deve essere serrato”. Un invito che è arrivato anche dal presidente del Senato Pietro Grasso. D’accordo col voto a oltranza, i Cinque stelle insistono però sulla necessità di cambiare i nomi: “Non ci sono più le condizioni per andare avanti con questa terna di candidati, dopo questo flop si accentua sempre di più la necessità di adottare il metodo M5s”, dice il deputato Danino Toninelli.

Durante la votazione, i grillini avevano ripetutamente insistito sull’esistenza di un accordo tra Pd e Lega, denunciando un “inciucio” che avrebbe portato all’elezione dei giudici. Il Carroccio ha smentito la circostanza, confermando di star votando scheda bianca come annunciato. Più che ulteriori accordi su questa terna, il clima del post voto suggerisce che qualcosa accadrà. A fronte della sicurezza piddina, infatti, il forzista Sisto si attesta su un assai più prudente nescio: “Aspettiamo le decisioni della politica”. Segno che si lavora perché qualcosa alla fine cambi.