Bilanci ricchi. Per le società che offrono contenuti in abbonamento sul cellulare. Spesso attivati dagli utenti senza accorgersene. Una fregatura? Sì, per l'Antitrust. Che ha imposto sanzioni da oltre 5 milioni di euro. Eppure sui forum continuano le segnalazioni degli inganni

Servizi a pagamento sullo smartphone Troppo facile fregare con un click

Io clicco, tu clicchi, lui guadagna. Io mi lamento - «Non ho mai autorizzato il pagamento!», tu ti lamenti - «Come avrei fatto a cellulare spento!», e lui paga una multa. Ma poi continua lo stesso a guadagnare. Benvenuti nel magico mondo dei “servizi a pagamento” da smartphone. Un business opaco in cui ad abbonamenti attivati spesso inavvertitamente, navigando in Rete dal proprio cellulare, corrispondono lauti introiti per le società che li offrono. E per le compagnie telefoniche che ne garantiscono il passaggio. Gli utenti? Pagano.

A gennaio è intervenuta l'Antitrust. Impartendo multe salate agli operatori telefonici e ad alcune di quelle navicelle corsare, esterne, che offrono ai clienti di Telecom, H3G e alle altre compagnie contenuti a pagamento sotto i lampeggianti di “Hot”, “Sport”, “Sexy”, “Donne Facili”, “Desideri bollenti” “Funny”, “Vip”. Le sanzioni sono arrivate. E alcune società hanno promesso all'Autorità cambiamenti entro l'estate. Ma intanto sui Forum continua ogni giorno il moscaio di lamentele: racconti di fregature, costi addebitati senza autorizzazione, servizi in abbonamento per video e sms che costano dai 3 ai 6 euro a settimana attivati solo aprendo un'applicazione o un sito web. Senza mai confermare la richiesta.
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Smartphone, occhio alla truffa E' guerra ai contratti scorretti
24/2/2014

Luca P. è un geek, un esperto di informatica e di Internet. Per questo è rimasto doppiamente allibito quando ha ricevuto il messaggio: “SEXY BOOM: Abbonamento attivato. Costo 5 euro a settimana”. «Quando mi è arrivato questo SMS stavo passeggiando con il telefono in tasca: è abbastanza complicato attivare abbonamenti con il pensiero, no?!», racconta sul suo blog: «Ho disattivato il servizio dopo pochi secondi. Non avrei mai approvato l'addebito SE mi fosse stato richiesto». Le associazioni dei consumatori hanno raccolte decine di migliaia di segnalazioni come questa, negli ultimi anni. Solo Altroconsumo nel 2014 ne ha raccolte 4.803, di cui il 15 per cento proprio per abbonamenti a sovraprezzo mai autorizzati.

La mole di lamentele è arrivata all'Antitrust. Che ha concluso la sua disamina, iniziata a giugno del 2014, con 7 multe dal valore complessivo di oltre cinque milioni di euro. Si sono ritrovate così costrette a pagare un milione e 750mila euro ciascuna Telecom e H3G, 800mila euro Wind e Vodafone, 150mila euro la piattaforma di contenuti online Vetrya, 125mila euro una società lussemburghese con succursale in Svizzera, Emcube, e infine 100mila euro la Acotel spa di Claudio Carnevale.

L'Antitrust ha stabilito che alcuni servizi a pagamento erano propinati dagli operatori con «pratiche commerciali scorrette», «omissioni ingannevoli e modalità aggressive di prestazione», «tali da indurre il consumatore al pagamento immediato anche in assenza di richiesta del servizio stesso». Nella sentenza che la riguarda, H3G ribatte che su 1/3 milioni di clienti “Wap Billing” (che pagano cioè per contenuti online) “solo” 20/50mila al mese chiedono una disattivazione. Considerando una spesa media di 5 euro a settimana, per questi extra, sono 750mila euro che volano ogni 30 giorni. Emcube aggiunge che i 35 reclami segnalati all'Autorità sono solo lo 0,2 per cento dei propri clienti, per il resto invece ben contenti di navigare su video hot da 30 secondi grazie a “Desideri Bollenti”, un'offerta che tra l'altro sarebbe valsa “solo” 200mila euro (ed è stato chiusa dopo la sanzione).

Nel bilancio della società che presiede, chiuso a 26 milioni di euro di fatturato nel 2013, Claudio Carnevale la spiega così: «Per usufruire della gran parte dei servizi di Acotel S.p.A. deve essere sottoscritto un abbonamento a canone settimanale; a meno di repentine disdette, il cliente acquisito rimane remunerativo per diversi mesi successivi a quello in cui è stato sostenuto il costo per la sua acquisizione». Insomma: il click è una volta sola, ma il guadagno si allunga nel tempo. E i clienti restano remunerativi anche per gli operatori telefonici su cui l'azienda traghetta i propri contenuti come “FunnyTv” o “HotTv”: per il trasporto e il rendiconto a carico delle sim la società ha riconosciuto loro più di 17 milioni di euro.

Insomma Marina che si è trovata 45 euro in più sul conto, Elena che a luglio 2014 ne ha scoperti 50 («E non mi rimborseranno», lamenta) non si devono stupire: è il loro stesso operatore ad aver dato l'ok all'“arricchimento” della loro offerta (si dice tecnicamente così, “Enrichment”, quando la compagnia telefonica scambia informazioni e dà il numero dei propri clienti a società esterne per contenuti a pagamento).

Andrea Careddu, che a gennaio raccontava su “Blog Innovazione” di essersi trovato «senza alcuna azione volontaria» abbonato a “Funnymobile” per dei video hot chiamati “Lefuoricorso” sappia che quel dominio appartiene alla Digitapp, ex Zeng srl, di Milano, una piccola società che ha visto il suo fatturato balzare da 2,1 a 6,3 milioni di euro in due anni, con un utile incrementato del 312 per cento nel 2013, benché il 2014 non sia stato così roseo «per via di una serie di nuove restrizioni imposte dalle autorità garanti competenti in materia».

A dire che «serve assolutamente una regolamentazione del mercato» è lo stesso Lorenzo Pilotti, titolare della Emcube lussemburghese, proprietario di siti come “KièilVip”, “Ladysexy”, “Sportgenius”, “Supersexy”, alle spalle 10 anni da Capo ufficio stampa dell'agenzia Adkronos. Gli operatori con cui ha lavorato, sostiene, hanno individuato ed espulso i network pubblicitari che usavano forme scorrette (come le pagine che attivano pagamenti solo con un click innavertito), «Noi siamo solo editori», dice: «Ma di sicuro l'attuale auto-regolamentazione dei fornitori di contenuti non basta, tanto che arrivano le sanzioni delle autorità. Le regole servono anche perché questo settore dà lavoro a 10mila persone in Italia». Non per lui, che l'ufficio ce l'ha in Svizzera, ma di sicuro è un mercato in fermento.

Dopo l'ultima onerosa bacchettata dell'Antitrust, che si concentra soprattutto sulle compagnie telefoniche che si questi servizi corsari trattengono per sé dal 30 al 60 per cento del valore, alcune società hanno risposto con un ricorso. Altre promettendo ravvedimenti. Telecom, da cui Acotel passa dal marzo del 2013 per servizi come “FunnyTv” segnalati spesso dai consumatori come "fregature", ha promesso che implementerà misure di controllo per gli utenti, come il doppio click prima dell'addebito sul conto. Il tutto entro il 30 giugno del 2015. Emcube ha garantito che scriverà in caratteri più grandi e con colori più accessi i termini di servizio. Basterà?

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