Non è solo neppure in Russia, nella terra di zar Putin. Manlio Cerroni, alle cronache ormai noto come 'Il supremo', riesce sempre ad avere l’appoggio dei potenti, tanto dei manager quanto dei politici, sia di destra che di sinistra. E se nel Lazio, proprio grazie a una serie di rapporti privilegiati in Regione, sarebbe riuscito a ottenere illecitamente il monopolio nella gestione milionaria dei rifiuti, come sostiene l’Antimafia di Roma, anche all’estero i poteri forti appaiono vicini all’avvocato.
Un mese fa è rimbalzata in Italia la notizia pubblicata sul quotidiano russo Izvestia, circa un business da 200 milioni di euro con tre impianti di trattamento da realizzare in Russia da parte del Colari, il Consorzio di Cerroni. Ma andando a vedere quanto intercettato dai carabinieri del Noe proprio nell’inchiesta della Dda capitolina, che ha portato al processo in corso nella capitale denominato “Cerronopoli”, nel nuovo affare spunta la solita fitta rete di rapporti tenuta dall’imprenditore che per 38 anni, con la romana Malagrotta, ha gestito la discarica più grande d’Europa.
Le notizie filtrate dalla Russia quest’anno si riferiscono a una trattativa tra il Colari e la municipalizzata moscovita Ekosystem, iniziata a dicembre, per creare un consorzio che si occupi di smistamento, riciclaggio e trasformazione dei rifiuti nella regione di Mosca. Particolari confermati dal dirigente della società russa Andrej Jakimcjuk. In realtà però l’affare sarebbe stato avviato oltre un anno prima e non avrebbe risentito neppure dell’arresto dello stesso Cerroni che, accusato di aver messo in piedi un’associazione per delinquere per trafficare monnezza nel Lazio, il 9 gennaio dell’anno scorso è stato messo agli arresti domiciliari, salvo poi essere scarcerato per affrontare il processo da uomo libero.
I principali riferimenti del “Supremo” nell’affare russo, stando a quanto intercettato dai carabinieri, sarebbero un colonnello del comando militare della Capitale ed esponente di Forza Italia, Patrizio Di Tursi, in ottimi rapporti tanto col ministro Angelino Alfano quanto con la ex ministro Nunzia De Girolamo (qui la replica dell'onorevole De Girolamo), di casa in Parlamento e tenuto in grande considerazione da alti ufficiali, e il presidente di Confindustria Russia, l’uomo dell’Eni nella terra di Putin, Ernesto Ferlenghi.
Il 25 novembre 2013, avviati i primi contatti, sarebbe stato proprio Di Tursi, 42 anni, romano, in passato anche capo ufficio protocollo e cerimoniale dei ministri della giustizia Nitto Palma e Paola Severino, a precipitarsi in Vaticano in occasione della visita dello stesso Putin, per poi fare da intermediario tra Cerroni e Ferlenghi. Quest’ultimo avrebbe trovato il contatto con la Ecosystem, che a capo avrebbe il miliardario Rustam Tariko, proprietario della Rush Standard Vodka e in Italia socio di maggioranza di Gancia.
Rapporti confermati dallo stesso Di Tursi in una telefonata al fratello e intercettata in cui, parlando dei contatti tra gli imprenditori interessati all’affare precisa: “Li assicura Ernesto, che sta in Russia”. Il 28 novembre sarà invece lo stesso Ferlenghi, parlando con il colonnello romano, ad assicurare di aver appunto contattato un miliardario russo, proprietario di un’azienda produttrice di vodka e imprenditore nel business dei rifiuti, che vuole fare con Cerroni una “situazione più grande”.
“Lui - dirà un mese dopo sempre Ferlenghi in una telefonata all’avvocato Avilio Presutti, legale di Cerroni e anche lui indagato nell’inchiesta dell’Antimafia romana - ha una lobby politica forte. Va dal Governatore e dice: Caro signore, lei sa che deve fare una discarica e la deve fare a norma. Quel signore dice: che devo fare? Lei non deve fare proprio niente, deve fare un contratto a me”. E Presutti: “Quello che gli puoi spiegare è questo, ma l’avrai già capito, che praticamente nel percorso tra la raccolta e lo smaltimento in discarica ci ballano dei milioni di rubli, perché noi siamo in grado di trasformarli in materie prime, seconde….”. Ferlenghi: “E’ un miliardario, c’ha un capitale personale pubblicato su Forbes di 4-5 miliardi”. Presutti: “Tieni presente che Cerroni sta su quelle cifre lì e la fortuna è che lui non sta su Forbes”.
Contatti fitti. Con tanto di viaggi in Russia. E visite ricambiate dai russi in Italia, con lo stesso Jakimcjuk portato ad “ammirare” Malagrotta. Faccia a faccia che sembra far capire agli italiani come non sia opportuno fare troppe domande. Di Tursi, parlando con Ferlenghi, racconterà infatti che durante l’incontro Jakimcjuk abbia negato di conoscere o essere collegato a Tariko, e il presidente di Confindustria Russia ammonisce subito il militare specificando che Roustam è “proprietario del fondo che gestisce la società per cui lavora Andrei” ma che “comunque questi collegamenti non si devono chiedere”.
Un percorso che neppure gli arresti hanno scalfito, tanto che il giorno dopo il blitz del Noe Presutti avrebbe detto a Di Tursi che le cose procedevano e sul fronte giudiziario non gli avrebbero fatto niente. Ferlenghi dal canto suo assicura di aver detto ai russi che gli arresti in Italia sono una “cosa normale”. E normale tale vicenda sembra essere stata considerata anche anche dal senatore Francesco Scalia, del Pd, esperto in tema di rifiuti, facendo parte anche della commissione parlamentare contro le ecomafie, tirato in ballo nell’affare russo dall’imprenditore della monnezza Rosettano Navarra, ciociaro come il parlamentare e ugualmente interessato a fare affari a Mosca.
Tanto che i protagonisti della trattativa per il business moscovita cercano subito di organizzare degli incontri conciliando tali appuntamenti con gli impegni dell’onorevole dem.
“Speriamo sia solo una cosa spettacolare. Il sistema va in crisi perché non c’è più la regia”, s’era lasciato andare l’assessore regionale del Lazio, Michele Civita, dopo i domiciliari disposti per Cerroni, in una conversazione intercettata sempre dal Noe. Ma anche fuori dai confini nazionali il sistema sembra invece aver tenuto. Del resto proprio Cerroni, sentito dalla commissione d’inchiesta sui rifiuti, nel 2010 disse: “Adesso siamo più all’estero che qui”.
Basta far passare la “giusta” informazione. Un particolare che viene spiegato proprio all’assessore Civita da un ambientalista, più volte in prima fila nelle battaglie contro Malagrotta, che discutendo di articoli pubblicati relativamente all’inchiesta su Cerroni, spiega invitando l’esponente della giunta Zingaretti a far sapere che hanno denunciato i giornalisti: “Per l’opinione pubblica, il popolino, uno che denuncia un giornale vuole dire che ha detto la verità, invece se lui sta a spiegare le sue ragioni nessuno lo sta a sentire e tanti pensano che sia colpevole”. Semplice.
Aggiornamento: La replica di Nunzia De Girolamo: "Non conosco Di Tursi e Cerroni"
Aggiornamento del 18 febbraio 2015 ore 10,15: Nessun rapporto con il re di Malagrotta
Aggiornamento del 1 aprile 2015 ore 18,40: Cerroni, re di Malagrotta, senza illeciti