Parla Tom Young, professore di Teoria Politica della University of London. E spiega perché il candidato dei Labour deve recuperare i voti al centro che hanno fatto la fortuna del predecessore

Tony Blair
Il fantasma di Blair incombe su Miliband. Per vincere deve recuperare la «terra ?di mezzo», quello spazio politico di centro che fu occupato magistralmente dalla “terza via” del New Labour. E liberarsi ?il più possibile del marchio dell’“anti-business”. Lo racconta a “l’Espresso” Tom Young, professore di Teoria Politica della University of London.

Professor Young, Il conservatore Osborne ha ironizzato sull’interventismo di Miliband chiedendo se intenda «tornare al Capitale di Karl Marx», ma, presentando il programma, il leader Labour ha ostentato moderazione ?in fatto di politiche economiche.
«Sì, sembra in qualche modo voler seguire il consiglio di Tony Blair, cioè di spostarsi ?il più possibile verso il centro dell’arena politica per avere più chance di farcela. Sta cercando di recuperare sui terreni di economia e deficit, sui quali i Tories sono da sempre più solidi, e ancor di più da quando il Paese è tornato a crescere. Purtroppo la gente si è convinta che ?la spesa pubblica fosse andata fuori controllo, e così anche la sinistra ?si è arresa all’egemonia culturale dell’austerity anti-keynesiana. Le politiche da “vecchio Labour”, dall’interventismo sul prezzo dell’energia alla tassa al 50 per cento sui redditi oltre le 150.000 sterline, fino alla patrimoniale sulle abitazioni di lusso e le promesse di più Stato sociale, devono convivere con le preoccupazioni ?di bilancio e recuperare scampoli di “terza via” per colmare la frattura con la classe imprenditoriale. D’altronde la quasi totalità dei quadri laburisti ha fatto strada nei 13 anni di Blair, gli piaccia o no».
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L’ombra di Blair continua a pesare ?sul Labour, insomma.
«È un rapporto di amore e odio che assume connotati talvolta estremi, penso per esempio ai parlamentari Labour ?che hanno rifiutato le sue donazioni definendole “denaro sporco di sangue” ?(in particolare in relazione alla guerra in Iraq, ndr.). Le sue consulenze - da statista di caratura internazionale quale a mio avviso non è - a dittatori liberticidi e l’arricchimento smodato che ne ricava non fanno bene alla sua immagine all’interno del partito. Detto questo, per quanto Miliband si sia scrollato di dosso la fama di leader goffo e senza carisma negli ultimi due mesi, la sua statura di leader non è paragonabile a quella che fu di Blair. Il fondatore del New Labour aveva anticipato la crisi dei partiti tradizionali, che oggi attanaglia il sistema elettorale inglese costringendo una classe politica abituata al bipolarismo a fare i conti con dinamiche di coalizione, disinnescandola con la sua retorica centrista. Miliband non può nemmeno sognarsi di ripetere il suo poker (le sue quattro vittorie elettorali consecutive, ndr.), anzi con l’emorragia scozzese rischia di non arrivare neppure ad una maggioranza relativa».

Emorragia scozzese? Sarebbe a dire?
«Oggi il Labour detiene 41 seggi scozzesi su 59, i conservatori sono praticamente estinti dai tempi della Thatcher e ne conservano solo uno a ridosso del confine. Ebbene, i sondaggi prevedono che il partito di Miliband li perderà quasi tutti a favore del Partito Nazionalista Scozzese, motivo per cui il testa a testa con Cameron non è per nulla scontato. ?Ci sono diverse spiegazioni per questa crisi. Prima di tutto, il Labour è stato ?in prima linea nella campagna contro l’indipendenza, attirandosi l’antipatia ?del fronte secessionista (che perse al referendum fermandosi al 45 per cento, ndr). A ciò si aggiunge che chi votò “no”, magari facendo una scelta di responsabilità ma non di cuore, ora vuole lavarsi la coscienza votando i nazionalisti perché spingano per una maggiore devolution da Westminster, oppure perché sono più radicalmente di sinistra rispetto al Labour».

Altra questione cruciale è la crisi ?degli alloggi.
«Sì, in particolare la carenza di case popolari. La politica del “diritto all’acquisto”, che permette ai detentori ?di case popolari di acquistarle a prezzo stracciato e rivenderle sul mercato, è una pazzia thatcheriana che Cameron ha ripreso rendendo del tutto insufficiente ?la disponibilità di questo tipo di alloggi. ?I laburisti dovrebbero proporre politiche di effetto immediato per risolvere la crisi, ma l’eredità blairiana impedisce un approccio radicale. Gli unici a proporre interventi seri sono i verdi, che però sono elettoralmente irrilevanti a causa dell’uninominale.