La Cassazione: il fisco può usare come prova anche i dati bancari sottratti da ex dipendenti esteri. Per l'Italia è il primo, attesissimo verdetto sui clienti della Hsbc, che avevano 7,5 miliardi in Svizzera. Ora gli esperti prevedono una corsa a pagare le tasse dovute con la nuova procedura di "volontary disclosure"

Il fisco italiano è autorizzato a usare la lista Falciani come prova dell'evasione delle tasse. Lo ha stabilito la Cassazione con una sentenza depositata questa mattina: un verdetto attesissimo, perché rappresenta la prima pronuncia della nostra Corte Suprema sulla validità dell'archivio informatico della banca Hsbc, che fu copiato di nascosto da un ex dipendente svizzero, il tecnico informatico Hervé Falciani, e quindi consegnato alle autorità francesi, spagnole, italiane e di altri stati.
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La sentenza di oggi della Cassazione segna una svolta molto importante nella lotta all'evasione fiscale e legittima l'erario a usare la mano pesante contro migliaia di italiani che nascondono soldi su conti svizzeri non dichiarati. Nella lista Falciani, che riguarda il periodo 2006-2007, compaiono i nomi di 7.499 clienti italiani che avevano depositato nella filiale svizzera della Hsbc un totale di 7 miliardi e 452 milioni di euro.

Dopo questa sentenza della Cassazione, gli esperti prevedono una corsa alla “voluntary disclosure”, la nuova procedura di regolarizzazione dei conti esteri non dichiarati, che a differenza dei vecchi condoni dell'era Berlusconi-Tremonti, ora impone agli evasori di pagare tutte le imposte dovute e anche una parte delle sanzioni.
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La sentenza è stata emessa dalla sesta sezione civile della Cassazione (presidente Mario Cicala, giudice relatore Roberto Giovanni Conti), che ha una competenza specializzata proprio nelle questioni fiscali. Il principio giuridico affermato dalla Suprema Corte permette di considerare  utilizzabili a fini fiscali tutte le cosiddette liste arrivate in Italia in questi anni, compresa quella di Vaduz, che fu comprata dai servizi segreti tedeschi pagando un ex dipendente della banca Lgt. «Sono utilizzabili i dati acquisiti da un dipendente infedele di un istituto bancario», ha stabilito infatti la Cassazione, «senza che assuma rilievo l'eventuale reato commesso e la violazione del diritto alla riservatezza dei dati bancari, che non gode di tutela nei confronti del fisco».
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Si tratta del primo verdetto della Corte Suprema sulla validità della lista Falciani, che in passato era stata messa in dubbio da numerosi avvocati e da alcuni tribunali perché, secondo una denuncia della banca Hsbc, l'ex tecnico Falciani aveva «rubato» quei dati. Ora la Cassazione però obietta che l'ipotetica violazione del segreto bancario fu commessa in Svizzera e non costituisce reato in Italia, dove invece tutti i cittadini hanno il dovere «inderogabile» di pagare le tasse: un principio costituzionale di solidarietà che ha un valore superiore rispetto alla privacy dei presunti evasori. La lista Falciani è già stata considerata valida e utilizzabile anche da altri stati europei come Germania, Spagna e Francia, oltre agli Stati Uniti.

Il caso che ha provocato questa prima pronuncia della Cassazione riguarda un giocatore professionista di poker che vive in provincia di Como e aveva depositato circa 41 mila dollari alla Hsbc. I giudici tributari di primo e secondo grado avevano dato ragione a quel contribuente, difeso dall'avvocato Asa Peronace. Ora però la Cassazione ha annullato il proscioglimento e imposto un nuovo processo fiscale, con l'obbligo per i giudici di merito di utilizzare la lista Falciani come prova valida. Un precedente che pesa come un  macigno su tutti gli altri evasori made in Italy.