L'economista americano difende le scelte del premier greco, che secondo lui non aveva alternative e che in caso di vittoria potrà tornare a trattare con maggiore forza

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James Galbraith, economista ?e professore di Government all’Università del Texas, ha seguito da vicino le trattative tra governo greco e creditori e ritiene che Tsipras si sia comportato abilmente, mentre Juncker abbia commesso un grosso errore.

Che accade se vince il no?
«I greci tornano al tavolo delle trattative e dicono: non accettiamo che siate voi a stabilire tutti i passi che noi dobbiamo fare per raggiungere gli obiettivi su cui siamo d’accordo. A quel punto Ue, Fondo Monetario e creditori devono decidere che atteggiamento avere con Atene».

Tsipras ha fatto bene a chiamare i suoi concittadini ?al referendum?
«Era la sola strada che aveva davanti. Ha fatto molte concessioni dicendo però che il modo di raggiungere ?i risultati doveva essere una scelta dei greci. Il minimo dopo che per cinque anni le istituzioni europee hanno percorso la via dell’austerità più catastrofica ?che si potesse immaginare».

Il no è un mandato politico a lasciare l’euro?
«E perché mai? È un mandato a scegliere una via di uscita fatta di tassazione progressiva invece di una fatta di tagli regressivi. Tsipras ha firmato il 28 giugno una lettera in cui ha ribadito che l’euro resta al centro dei suoi impegni».

Come giudica l’intervento del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker che ha invitato ?i greci a votare sì al referendum?
«Ha fatto un grandissimo regalo al fronte del no e non si è reso conto che la sua è una esortazione a bruciare le navi che consentono la continuazione del dialogo. Che cosa pensa, che se arriva il peggio, la prossima volta gli elettori italiani, spagnoli, francesi, portoghesi saranno dalla parte dei vertici dell’Unione europea?».