Un'eccezione che pareva destinata a fare scuola, con la solidarietà concreta degli azzurri di Cesare Prandelli e l'attenzione dei media nazionali. Ma ora il filo della speranza sembra essersi spezzato e la società non ha trovato i fondi per iscriversi al nuovo campionato.
Una resa che Antonello Ardituro, magistrato anticamorra tra i promotori dell'iniziativa e ora consigliere del Csm, non intende accettare: «Adesso siano le istituzioni a dimostrare che con "la legalità si vince sempre" e con “la camorra si perde"», dichiara citando due degli slogan che comparivano sulle maglie del team. Mentre Raffaele Cantone, ex pm e ora presidente dell'Anticorruzione, anche lui sostenitore di questo esperimento di rinascita sportiva, sottolinea la delusione per il disinteresse dell'imprenditoria locale: «Possibile che nessuno voglia aiutare il Quarto ad andare avanti?».

La favola era cominciata nel 2012, quando l'amministratore giudiziario della squadra sequestrata durante un'operazione anticamorra affida la gestione all'associazione antiracket di Quarto. D'accordo con i pm della Direzione antimafia di Napoli, alla presidenza arriva Luigi Cuomo, leader di Sos Impresa. E i soldi? Ci pensa l'azionariato popolare: mille iscritti, che versano da 10 a 5mila euro a testa. Il Comune contribuisce concedendo la gestione dello stadio locale. Insomma, c'è tutto quello che serve per giocare.
È subito un successo, sul campo e fuori. Aurelio De Laurentis in segno di solidarietà chiama tutti i giocatori nella tribuna del San Paolo per le partite casalinghe del Napoli. E il primo anno si conclude con una promozione in Eccellenza. Si mobilita persino l'Italia di Cesare Prandelli, che nell'ottobre 2013 sceglie di allenarsi nel loro stadio riempiendo le tribune: il ct indossa una maglia con lo slogan “la camorra non vale niente”. «La battaglia è ancora lunga», dichiara il presidente della Federazione Giancarlo Abete: «Siamo qui per incoraggiarvi».
Ma tirare avanti nelle serie minori è difficile per tutti. Figuriamoci poi per una società che gioca in nome della legalità in una zona dove la presenza dei clan è radicata, spesso in contiguità con le tifoserie organizzate. Gli episodi di ostilità non sono mancati, con atti di vandalismo e offese esplicite. Soprattutto è mancato l'aiuto finanziario. La scorsa estate a fatica è stata garantita la presenza nel torneo di eccellenza. Questa anno invece gli sforzi sono stati finora inutili. E il Nuovo Quarto per la Legalità non è riuscito a iscriversi al campionato. Imprenditori e istituzioni hanno spento la speranza, facendo tramontare l'unica iniziativa concreta per dare un volto diverso allo sport più amato.
L'amministrazione comunale con una nota ha parlato di «amarezza», augurandosi che «ci possano essere ancora le condizioni per iscriversi». Pessimista il presidente antiracket Luigi Cuomo: «La verità è che questa squadra, la città non l'ha mai amata». Una posizione condivisa da Luca Catalano, amministratore giudiziario e copresidente: «Non ci sono le condizioni per continuare. Non ha senso se non ci sono persone che hanno voglia di proseguire il progetto».
Per Raffaele Cantone questo finale è inaccettabile. Parla di «un doppio segnale negativo, perché si lascia fallire una squadra sequestrata ai clan: un destino che troppo spesso colpisce le aziende sottratte alla criminalità organizzata». E perché anche «in questo caso si manifesta il disinteresse degli imprenditori verso iniziative che vogliono testimoniare la legalità».
Il pm della Direzione antimafia napoletana Antonello Ardituro nel 2012 era stato uno dei promotori dell'iniziativa: «Da qui deve partire un messaggio di legalità verso i giovani e verso la città. È un'occasione unica per voltare pagina», aveva detto, presenziando all'esordio della nuova squadra. Adesso Ardituro, consigliere del Csm, non riesce ad arrendersi: «Sì tratta di una esperienza straordinaria e unica che si è retta sul volontariato e sull'autofinanziamento. Ora siano le istituzioni a dimostrare che con "la legalità si vince sempre" e con la camorra si perde"».