5 agosto 2015 - la morte
Un nome. Andrea Soldi. Anni, 45. Peso: 115 chili. Ammazzato mentre era nelle mani dello Stato per un Tso, un Trattamento sanitario obbligatorio, previsto per i pazienti in escandescenza che stiano rischiando di diventare un pericolo per sé e per gli altri. Andrea, dicono i testimoni, era tranquillo in quel momento. Ma non prendeva le sue medicine da troppo tempo. «La procura di Torino ha aperto un'inchiesta sulla morte di Andrea Soldi deceduto all'ospedale Maria Vittoria dopo un Tso», scrive l'Ansa. Si inizia a spiegare che è stato il padre a chiedere l'intervento, preoccupato perché da mesi il figlio non seguiva le cure. L'Asl To2 precisa il giorno stesso in una nota «che il paziente è giunto già in arresto respiratorio presso il pronto soccorso, dove è stato immediatamente preso in carico dal rianimatore, che lo ha sottoposto a rianimazione cardiopolmonare prolungata, purtroppo invano. Per comprendere le cause, lo stesso ospedale ha richiesto l'autopsia, che verrà eseguita già domani»
6 agosto - le testimonianze
Non è solo, in piazza, Andrea Soldi, quando gli agenti della polizia municipale cercano di portarlo via. Ci sono persone al bar di fronte a lui, che da subito rilasciano testimonianze. Portano in procura cellulari dentro cui sono conservato foto che mostrerebbero quello che è successo. Loro raccontano di Andrea stretto al collo da un vigile, col viso cianotico
Ma soprattutto parlano, ripetono di quel braccio intorno al collo che gli avrebbe messo un agente, facendolo soffocare. Spiegano l'accaduto ai giornalisti ma non solo. Fanno la coda, per portare la loro testimonianza in tribunale, al pm Raffaele Guariniello che ha preso in carico l'indagine.
Dalla proprietaria cinese del bar all'angolo a un ex carabiniere in pensione, dai rumeni che lì passavano del tempo ai vicini, tutti vanno a raccontare quello che sanno del "gigante buono" ucciso da un Tso.
Anche la polizia municipale manda una sua relazione in procura, dalla quale, dice l'amministrazione comunale: «Non emergono fatti di particolare
rilevanza nel comportamento degli operatori». Iniziano così a farsi largo due versioni discordanti. Gli operatori coinvolti (gli agenti di polizia, e lo psichiatra arrivato sul posto) e alcuni testimoni presenti.
7 AGOSTO - Il dolore
«Mio fratello era malato. Soffriva di schizofrenia sin dal 1990. Ma era un buono, non aveva mai fatto del male a nessuno. Era già stato sottoposto a trattamenti sanitari e non aveva mai dato problemi. Non doveva essere ammanettato. Non doveva essere preso per il collo. Non doveva finire così». Parla la sorella di Andrea, Cristina Soldi: «Non accuso nessuno», dice: «Chiedo solo che venga fatta chiarezza. Che non venga insabbiato nulla».
Sulla panchina dove Andrea stava seduto quel giorno si affollano cartoline, fiori, foto, messaggi di commozione. «Da quanto mi è parso di capire», interviene l'avvocato di famiglia, Giovanni Maria Soldi: «ci sono versioni discordanti. Ma io ho fiducia in Guariniello».
Il sindaco di Torino, Piero Fassino, lo chiama per esprimere cordoglio e vicinanza a nome della città: «Sin da subito», scrive il municipio in una nota: «le autorità comunali, dopo aver segnalato per prime l'episodio alla magistratura, si sono messe a disposizione degli inquirenti fornendo la più completa e fattiva collaborazione». La polizia municipale avrebbe avviato un'indagine interna e i tre vigili sarebbero stati trasferiti "in via prudenziale" ad altri incarichi.
8 AGOSTO - Le indagini
I tre vigili urbani e lo psichiatra che ha eseguito il Tso vengono iscritti nel registro degli indagati. Vengono interrogati i testimoni. Molti parlano di «maniere troppo forti». Si aspetta l'autopsia.
9 AGOSTO - Lo psichiatra
«Sono addolorato, ma non ho nessuna colpa», dice lo psichiatra indagato attraverso il suo avvocato, Anna Ronfani, che specifica: «Dal punto di vista clinico, il mio assistito è convinto di avere fatto tutto quanto necessario e opportuno. Ha seguito il protocollo alla lettera e ha grandissima amarezza per un risultato totalmente fuori dalla sua previsione e dalla sua volontà, anche perché era un paziente che conosceva da tempo».
10 AGOSTO - L'autopsia
Se ci si aspettava risposte dall'autopsia, la risposta non c'è. Almeno, non è univoca. L'autopsia apre subito spazio a ulteriori interpretazioni. Secondo l'esame autoptico infatti Andrea non sarebbe stato strangolato. Niente braccio intorno al collo, come raccontano i testimoni? I medici sembrano escludere "l'asfissia meccanica". Ma. Ma evidenziano «segni di compressione toracica». Che secondo i consulenti della famiglia Soldi sarebbero legati alla morte dell'uomo. Mentre per l'avvocato dello psichiatra «è il momento di astenersi da qualsiasi giudizio». Andrea sarebbe comunque arrivato in ospedale in arresto cardiaco e sarebbe morto poco dopo.
11 AGOSTO - l'ambulanza
Emerge un altro pezzetto di verità. Una verità forse ancora più preoccupante di quanto si intuiva. Andrea sarebbe stato bloccato. Ammanettato. E caricato in ambulanza a faccia in giù. A faccia in giù. Così che agli operatori sanitari finisse per essere impossibile rianimarlo. Lasciarlo respirare. Con quel collo stretto troppo a lungo in precedenza che avrebbe ridotto la circolazione del sangue, il respiro, la coscienza. Il medico legale, Valter Declame, parla infatti di «choc da compressione latero-laterale al collo». Un tipo di presa che secondo Declame non può durare più di 15 secondi, altrimenti causa quanto sopra. I consulenti dello psichiatra ovviamente contestano "aspramente" questa versione: «La causa del decesso non può essere quella», dicono: «Se strangoli qualcuno, la morte è immediata. Altro che venti o trenta minuti».
L'11 agosto è anche il giorno della camera ardente. Della sorella Maria Cristina che chiede che le «cose cambino. Il Tso va eseguito solo quando non c'è altro da fare. Le persone devono essere preparate. E le famiglie dei malati non possono essere lasciate sole. Andrea doveva fare un'iniezione ogni mese, ma era da sette mesi che non le faceva». Lei è posata. Seria. Cerca già di dare a quel lutto così doloroso - la perdita del fratello - un significato e un orizzonte per gli altri. Ma non tutti hanno la stessa sensibilità. Il giorno stesso infatti arriva la polemica del sindacato di polizia Coisp: «Prima ci chiamano, poi ci lapidano», è quel che riesce a scrivere: «Gli operatori eseguono gli ordini e poi vengono criminalizzati».
12 AGOSTO - Il funerale
«Nel nostro cuore c'è tantissimo dolore, ma non c'è rancore», dice don Primo Soldi, zio della vittima, al suo funerale nella chiesa delle Stimmate di San Francesco d'Assisi. Fra i presenti il vicesindaco e il comandante della polizia municipale. Ci sono anche i dirigenti di una squadra di calcio cittadina, il Victoria Ivest, dove Andrea, prima della malattia, allenava nelle giovanili.
13 AGOSTO - la telefonata
Emerge un altro pezzo di verità. Una telefonata fra l'equipaggio dell'ambulanza e la centrale del 118. Uno degli elementi raccolti dai carabinieri del Nas che indagano sulla morte di Andrea Soldi. In cui il soccorritore avrebbe detto che Andrea «è stato preso al collo» e «un po' soffocato». Parlerebbe poi di un «intervento un po’ invasivo» e dell’ordine ricevuto di caricare Andrea ammanettato dietro la schiena e «a faccia in giù».
Aggiornamento del 30 maggio 2018
Vengono condannati in primo grado i tre agenti e allo psichiatra per omicidio colposo. LEGGI