In visita a Roma per firmare un appello pro Ue insieme alla Boldrini, il politico parla di migranti, crescita dei movimenti populisti e politica internazionale. E chiarisce la posizione della Germania rispetto all'Italia

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“Le due guerre mondiali hanno portato alla nascita dell'Unione europea. La crisi migratoria che stiamo vivendo potrebbe portare alla nascita di una cooperazione europea più profonda”. A dirlo è Norbert Lammert, presidente del Bundestag (il parlamento tedesco) e seconda carica di Stato dopo il presidente della Repubblica. “Tecnicamente è più importante della Merkel” dicono scherzosamente i suoi assistenti prima dell'intervista. Politico cristiano- democratico dello stesso partito della Cancelliera, è entrato nel parlamento tedesco nel 1980, e da dieci anni ne è il presidente. Già in prima linea durante il processo di riunificazione tedesca del 1989, Lammert è oggi un attivo sostenitore delle politiche di integrazione europea.

In visita di Stato a Roma, ha incontrato alcuni suoi omologhi: il presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, quello dell'assemblea nazionale francese Claude Bartolone e quello della Camera dei Deputati del Lussemburgo e attuale presidente di turno all'Unione europea Mars Di Bartolomeo. I quattro hanno firmato un documento congiunto, una sorta di dichiarazione di intenti formale che evoca per la Ue un'orizzonte di unione federale indirizzato e aperto ai presidenti di tutti i parlamenti che saranno disposti a parteciparvi. Fondamentale nei processi di integrazione europea è la gestione dell'emergenza migranti che, come Lammert sottolinea costantemente, “non è un problema tedesco italiano o francese, ma europeo. Nessuno può fare fronte a un evento di tale portata contando solo sulle proprie forze, è evidente che sia necessaria una soluzione comune e condivisa”.
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Presidente Lammert, in Italia la gente fatica a capire la posizione della Germania in materia migratoria.In un primo momento la Cancelleira ha annunciato che le autorità tedesche non avrebbero più respinto i fuggiaschi, poi però il governo ha fatto marcia indietro e il Ministro degli Interni Thomas de Maziere ha denunciato che "non possiamo prenderceli tutti a carico". Qual'è la posizione ufficiale della Germania?
La Germania ha cercato di dare l'esempio. Abbiamo accettato centinaia di migliaia di persone pur non essendo ciò previsto dal diritto, ma abbiamo ritenuto che in una situazione di emergenza eccezionale fosse necessario adottare misure che superassero il diritto vigente. La soluzione non può essere però che uno stato si prenda a carico un numero indeterminato di persone per un lasso di tempo indefinito. La risposta deve essere comune e fare leva sulla forza e sull'impegno di tutti i Paesi membri. Così, quando i numeri sono diventati troppo alti, abbiamo dovuto prendere dei provvedimenti e chiedere la partecipazione di tutti i nostri partner europei. Sarebbe necessario che ciascun governo della Ue accettasse di prendersi a carico delle quote fisse di migranti, così da utilizzare le forze di tutti per gestire questa enorme problematica. Non tutti sono però d'accordo e non esistono basi giuridiche vincolanti tramite cui possiamo indurre i governi restii a cambiare posizione.
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Infatti l'Europa è più divisa che mai. I Ministri degli interni europei non sono riusciti a raggiungere alcun accordo sulle quote perché, dicono, le priorità dei Paesi del mediterraneo non sono le stesse di quelli dell'Europa orientale.
Le principali resistenze alle quote provengono dai Paesi del gruppo Visegrad, in particolare dalla Polonia. Non è facile parlare con loro, soprattutto perché sono nel mezzo di una campagna elettorale. Andrebbe però fatto loro presente che nel malaugurato caso ci fosse un'escalation in Ucraina Stati come Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca dovrebbero farsi carico di centinaia di nuovi profughi ucraini. In quel caso sarebbe un problema polacco, ungherese, slovacco o ceco? Nessuno di questi. Sarebbe invece un problema europeo e noi per questo li aiuteremmo. Come ci aspettiamo che loro oggi aiutino noi.

La Cancelliera Angela Merkel ha detto di volere aiutare l'Italia nella gestione degli sbarchi. Che provvedimenti dovrebbe aiutare il governo italiano per facilitare l'aiuto tedesco?
L'Italia è in una situazione geografica unica ed è sicuramente il Paese maggiormente predisposto agli sbarchi. Essendo un caso unico in Europa deve adottare alcune misure che non sono solo nel suo interesse, ma anche in quello tedesco ed europeo. Il problema dell'Italia è che oggi non registra molte delle persone che sbarcano e non si accerta se queste abbiano il diritto o meno allo status di rifugiato. Di conseguenza molte di queste persone si riversano poi in Germania e in altri paesi senza che siano state identificate e fotosegnalate e ciò complica molto il nostro lavoro. Se l'Italia fosse più efficiente nelle segnalazione e nelle identificazioni, cosa peraltro prevista dagli accordi di Dublino, faciliterebbe le istituzioni europee nella pianificazione della divisione di queste persone tra tutti gli Stati.
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A questo proposito il Ministro Alfano, su sollecitazione del governo francese, ha annunciato la creazione di sei hotsposts, sei centri di controllo in cui le autorità italiane, affiancate da esperti europei, dovranno identificare le persone appena sbarcate, registrarle e provvedere al rimpatrio di quelle non aventi il diritto all'asilo. Non è questa una misura adottata troppo tardivamente?
Col senno di poi non posso che rispondere di sì. Nessuno prevedeva che i flussi sarebbero stati così voluminosi. Il problema originario è la mancanza di prevenzione, che ci ha portato a stare vivendo la più rande crisi dal 1945. Ora è il momento di unire le forze. Le due guerre mondiali hanno portato alla nascita dell'Unione europea. La crisi migratoria che stiamo vivendo potrebbe portare alla nascita di una cooperazione europea più profonda.

In tutta Europa fioriscono però le resistenze. In Germania gli attentati ai centri di accoglienza sono triplicati e i movimenti euroscettici prendono piede in tutta Europa. 
Non ci sono però indizi che i movimenti di destra crescano anche in Germania. Alle ultime tornate elettorali nel Nord Reno Westfalia non solo sono rimasti contenuti i movimenti di destra, ma in generale quelli populisti. Ovviamente non si può escludere che in futuro una crescita di questi movimenti si verifichi, ma non è un'emergenza immediata. Se è vero che di attacchi ai centri di accoglienza ce ne sono stati, è anche vero che il loro numero è inferiore di venti volte ai gesti di solidarietà di tante persone che con piccoli gesti si sono rese disponibili ad aiutare i profughi.