Accade nel mondo
In Egitto le scuole diventano basi militari: le notizie dal mondo di questa settimana
Trump è il primo presidente incriminato nella storia Usa. Bolsonaro torna in Brasile. Gli scontri a Dakar, la rivolta dell’ora legale in Libano, i migranti morti in Messico e quelli che scappano dalla Tunisia. Ecco i fatti della settimana
Trump, il primo presidente incriminato nella storia Usa
Donald Trump, l’ex Presidente degli Stati Uniti, è stato incriminato da un gran giurì di Manhattan, New York, per aver comprato il silenzio Stephanie Clifford, l’attrice di film porno con cui aveva avuto una relazione. Anche se le accuse specifiche non sono ancora note, secondo il New York Times si tratterebbe di una lista molto lunga, circa 20 capi di imputazione. È la prima volta che un ex presidente viene incriminato nella storia degli Stati Uniti. Trump, però, si dichiara «completamente innocente» e sottolinea che non ha alcuna intenzione di abbandonare la corsa presidenziale: «Si tratta di una persecuzione politica, è l’interferenza elettorale al più alto livello della storia», ha detto.
La Germania cambia le leggi sull'immigrazione per attrarre manodopera qualificata
La carenza di manodopera qualificata in Germania ha costretto Berlino a guardare con attenzione alle politiche esistenti in materia di immigrazione, e a elaborare un nuovo piano per attrarre più lavoratori, con maggiore facilità. Il nuovo disegno di legge fa parte di un pacchetto più ampio che aumenterebbe l’arrivo di manodopera qualificata da paesi non UE di circa 60.000 unità all'anno, raddoppiando le cifre pre Covid-19.
Meloni e la velenosa dittatura tunisina
«Se la situazione in Tunisia dovesse peggiorare c'è il rischio che arrivino 900 mila persone che il nostro Paese non è in grado di accogliere», così ha detto lo scorso venerdì 23 marzo durante il Consiglio Europeo Giorgia Meloni agli altri capi di Stato e di Governo presenti. Ma che succede in Tunisia? E perché così tante persone scappano? Il presidente, Kais Saied, sta usando i rifugiati e gli oppositori politici come capro espiatorio per distrarre l’opinione pubblica e internazionale dalla crisi economica. Saied sempre più autoritario, che aveva consolidato il potere con un colpo di Stato nel 2018, ha scatenato un’ondata di violenza razzista lo scorso 21 febbraio con un discorso in cui ha affermato che la migrazione rappresenta una minaccia per lo Stato. Così è cresciuto il numero di chi cerca di attraversare il Mediterraneo. Secondo i dati delle Nazioni Unite 12 mila persone sono partite dalla Tunisia verso l'Italia quest’anno. Nello stesso periodo del 2022 ne erano arrivate 1.300 persone.
Messico, non si può morire sotto la custodia dello Stato
In un centro per migranti di Ciudad Juárez, città messicana al confine con gli Stati Uniti, è scoppiato un incendio, lunedì 27 marzo, che ha causato 39 morti e 29 feriti. Intorno alle 21, i migranti nella struttura hanno iniziato a protestare arrivando anche a dare fuoco ai materassi per convincere gli agenti ad aprire le porte del centro. Cosa che non è successa in tempo. Anzi, secondo un video diffuso sui social, i secondini avrebbero bloccato le uscite lasciando chiuse all'interno le persone. Per alcuni testimoni i migranti protestavano perché erano stati lasciati senza acqua dalla mattina, per il Presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador, invece, la protesta è scoppiata dopo che si è diffusa la voce di un prossimo rimpatrio. La tragedia ha riportato l’attenzione sulle condizioni con cui vengono trattati i migranti al confine tra Messico e Stati Uniti.
Arrestato un reporter del Wall Street Journal in Russia
È «sospettato di spionaggio a favore del governo statunitense». In un’udienza a porte chiuse, una corte di Mosca ha stabilito che il giornalista 32enne del Wsj, Evan Gershkovich, sarà in custodia cautelare fino al 29 maggio. Le autorità non hanno specificato quale impresa del complesso militare–industriale russo sia stata interessata dalle indagini del giornalista, ma secondo alcune fonti indipendenti stava raccogliendo informazioni sul gruppo Wagner. Per la Casa Bianca sono accuse ridicole.
La Turchia approva l'adesione della Finlandia alla Nato
La Finlandia diventerà il 31esimo membro della Nato dopo che il parlamento turco ha votato a favore del suo ingresso. La Turchia aveva ritardato per mesi il tentativo finlandese di aderire all’Alleanza atlantica perché riteneva che la nazione nordica sostenesse i militanti curdi che secondo Erdogan sono «terroristi». L’ammissione formale della Finlandia alla Nato avverrà durante il prossimo vertice di luglio in Lituania: «Non vedo l'ora di alzare la bandiera della Finlandia al quartier generale della Nato nei prossimi giorni. Insieme siamo più forti e più sicuri», ha scritto su Twitter il segretario generale Jens Stoltenberg. Qualsiasi espansione dell’Alleanza atlantica ha bisogno del sostegno di tutti i suoi membri ed ecco perché la Svezia, che aveva fatto richiesta di adesione insieme alla Finlandia, è ancora bloccata da Ankara per motivazioni simili.
Bolsonaro torna in Brasile
Dopo tre mesi in Florida, l’ex presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, torna in Brasile. «Non guiderò l’opposizione a Lula», ha detto poco prima di salire in aereo. I toni sembrano più cauti del solito. A suo carico e quello dei figli sono state aperte una dozzina di inchieste penali. Tra queste il concorso nel genocidio della tribù Yanomami abbandonata durante la pandemia senza né medicine né assistenza sanitaria, l’accusa di diffusione di fake news durante il suo mandato e poi ci sono i cofanetti di gioielli dal valore di tre milioni di euro sequestrati dalla polizia di frontiera. Bolsonaro rischia l’interdizione a candidarsi come presidente alle elezioni del 2026.
In Egitto le scuole diventano basi militari
Secondo un'indagine del Sinai Foundation for Human Rights (SFHR), condivisa con il Guardian, le forze armate egiziane hanno compromesso il diritto all'istruzione dei bambini durante il conflitto contro i militanti dello Stato Islamico. Un conflitto che va avanti da 10 anni ma che nella maggior parte dei casi rimane nel silenzio. Le forze del Presidente al-Sisi avrebbero preso il controllo di 37 scuole per trasformarle in basi militari, mentre altre dozzine sono state distrutte.
Senegal, scontri tra studenti e polizia
Il 29 marzo all'Università di Dakar, la capitale del Senegal, sono scoppiati scontri tra poliziotti e studenti che manifestavano a favore del leader dell’opposizione Ousmane Sonko, senza autorizzazione. Sonko è stato accusato di diffamazione e una condanna gli impedirebbe di partecipare alle elezioni presidenziali contro l’attuale presidente Macky Sall, nel 2024. La polizia ha lanciato gas lacrimogeni in direzione degli studenti rinchiusi all'interno dell’Università. Gli studenti hanno risposto lanciando pietre, ma gli è stato impedito di uscire dal campus.
Libano, la rivolta dell’ora legale
Tutto è iniziato la settimana scorsa, quando a sorpresa le autorità di Beirut avevano deciso di far slittare il passaggio all'ora legale di un mese. Per andare incontro alle esigenze dei musulmani che digiunano di giorno durante il Ramadan, avevano dichiarato il presidente del Parlamento Berry e il primo ministro libanese Najib Mikati. Ma l’iniziativa aveva suscitato la reazione dei cristiani che l’avevano respinta, ignorandola. Così il Paese si era spaccato in due anche sull’orario da rispettare: scuole, istituzioni, aziende e anche politici hanno iniziato a seguire fusi diversi, creando grande confusione nella popolazione. Il 29 marzo però il Governo ha fatto marcia indietro ed è entrata in vigore l’ora legale per tutti.
«Balla come se non ci fosse un domani»
«I giovani non apprezzavano la musica allo stesso modo prima della guerra», dice Boghdan Sulanov, il vocalist di un gruppo rock heavy metal chiamato YAD. Si riferisce all’invasione russa dell’Ucraina, iniziata lo scorso 24 febbraio 2022. Si trova nella concert hall di Lviv, piena di appassionati di musica rock che aspettano con impazienza l’inizio dell’esibizione. Il giornalista Nils Adler ha realizzato per Aljazeera un reportage all'interno della scena musicale underground ucraina in tempo di guerra.