Dopo avere chiuso il confine con l'Austria per qualche ora Berlino ha ordinato di ripristinare gli accordi di Schengen. Ma in molti criticano la decisione di Angela Merkel di avere pubblicamente invitato i fuggiaschi ad entrare nel Paese

La Germania ripristina Schengen. Dopo aver temporaneamente riattivato i controlli sulla frontiera con l'Austria per fare fronte al fiume di profughi in arrivo, la polizia tedesca ha dato ordine di far ripartire il traffico ferroviario, permettendo dunque a chi migra di spostarsi da un Paese all'altro senza essere controllato e identificato. Bloccata la linea Monaco-Salisburgo a causa di centinaia di migranti in cammino sui binari verso la Baviera.

Domenica sera il governo di Berlino aveva dato ordine di ripristinare i controlli doganali sul confine orientale, per fare fronte all'enorme mole di migranti che, dopo essere sbarcati in Grecia e avere attraversato Macedonia, Serbia e Ungheria, si stanno riversando in Germania. Una decisione che segue la richiesta (poi accettata) delle autorità di Monaco di chiudere le frontiere italo-austriache del Brennero per respingere i profughi, cosa che aveva a sua volta comportato una violazione degli accordi di libera circolazione europei. 
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Non è un caso che le maggiori richieste di chiusura delle frontiere provengano dalla Baviera. Solo a Monaco nel fine settimana sono arrivate oltre 40mila persone, stipate all'interno della stazione centrale, in alcune caserme ma soprattutto per le strade. Nell'ultimo mese e mezzo, invece, i profughi registrati in terra tedesca sono circa 160mila, mentre dall'inizio del 2015 sono state oltre 600mila le richieste di asilo per la Germania e il Ministero per le Migrazioni ed i rifugiati ritiene che da oggi fino a fine anno se ne aggiungeranno almeno altri 800mila. Numeri, questi, che sono da sommarsi all'immigrazione irregolare (per cui non esistono dati ufficiali), ai ricongiungimenti familiari e alle decine di migliaia di cittadini della Ue che annualmente si stabiliscono in terra tedesca. In tutto sono milioni le persone che si stanno riversando nel Paese.
La distribuzione dei richiedenti di asilo in Germania

Questa situazione di emergenza sta mettendo in seria difficoltà la capacità di accoglienza de governo tedesco. Come spiegato dal Ministro degli Interni Thomas de Maziere “la grande disponibilità della Germania non deve essere sfruttata troppo. Non è accettabile che siano i migranti a scegliere in quale Paese europeo stabilirsi, magari venendo solo da noi e in Svezia”. Aggiungendo poi: “L'accordo di Dublino rimane in vigore e deve essere rispettato anche dagli altri paesi della Ue, che non solo devono registrare i profughi,ma anche avviare le richieste di asilo”.

A rincarare la dose è il Ministro dei Trasporti Alexander Dobrinbt (Csu), secondo cui “le politiche della Ue sul controllo delle frontiere sono totalmente fallimentari”. Anche secondo il vice-cancelliere Sigmar Gabriel “la Germania è al limite delle sue capacità di accoglienza”.

Il governo tedesco, dunque, annuncia pubblicamente il proprio dietro-front rispetto alle posizioni assunte in precedenza. Le parole di de Mazeire, Dobrinbt e Gabriel sono infatti una critica aperta alla decisione di Angela Merkel di annunciare la sospensione della Convezione di Dublino per i fuggiaschi in arrivo dalla Siria. Cosa che ha incentivato un numero di arrivi talmente alto da portare spingere la classe dirigente tedesca ad invocare il ripristino di Dublino e infine a sospendere parzialmente il trattato di Schengen.

Oggi a Bruxelles il vertice dei ministri dell'Interno Ue per stabilire la distribuzione di quote di rifugiati nei diversi Paesi membri. L'Unione europea, intanto, ha deciso di approvare i piani per lanciare offensive militari contro gli scafisti nel Mediterraneo, sequestrando e distruggendo barconi per smantellare le organizzazioni che operano al di fuori della Libia.

Le frontiere sono ora state riaperte, soprattutto a seguito delle pressioni internazionali ricevute. Ma la situazione di emergenza non si allenta. E i tedeschi si preparano a fare fronte a una crisi umanitaria senza precedenti.