Cocaina e pestaggi. Usura e omertà. Legami con camorra e 'ndrangheta. Controllo del territorio a Roma. Altro che folklore. Indagine sul un clan potente e violento

Dalle roulotte alle Ferrari, dal recupero crediti a colpi di mazza ai conti nelle banche di San Marino e Montecarlo.
L'inchiesta di copertina dell'Espresso in edicola venerdì ripercorre la storia segreta dei Casamonica dal loro arrivo a Roma nei primi anni Sessanta fino ai funerali di Vittorio, celebrati il 20 agosto scorso nella chiesa di Don Bosco al quartiere Tuscolano con un funerale sfarzoso che equivale a un coming out mediatico.

“Siamo noi i re”, ha voluto annunciare il clan urbi et orbi lanciando la sua sfida ai poteri dello Stato.
Decenni di arresti e sequestri hanno inciso poco sugli assetti di potere della famiglia che ha prosperato con commercio di autoveicoli e al servizio dell'usuraio Enrico Nicoletti, il cassiere della Banda della Magliana, amico fraterno di Vittorio Casamonica.

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Luciano Casamonica, 58 anni, nipote di Vittorio, incaricato di parlare con la stampa dopo le polemiche seguite alle esequie, ha precedenti per spaccio di stupefacenti, oltre a un inizio di carriera artistica come attore al fianco di Tomas Milian e Orson Welles nello spaghetti western Tepepa.
Il cugino omonimo, 47 anni, fotografato con l'ex sindaco Gianni Alemanno al centro di accoglienza Baobab, è stato condannato per omicidio, furto e rapine. Entrambi sono liberi.
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Rocco Casamonica, nato nel 1957, è stato a fianco del suo socio Pietro D'Ardes e del suo legale Giuseppe Mancini e del clan 'ndranghetista degli Alvaro nella scalata della All Services, principale cooperativa del porto di Gioia Tauro. Tutti i protagonisti dell'affare sono stati condannati in via definitiva salvo Rocco, mai indagato né sentito.

Molto attive nel business del clan anche le donne, da Vera, apparsa nello show Porta a porta di Bruno Vespa con il nipote Victor, ad Anna Di Silvio e Angiolina Di Rocco, legate al patriarca Vittorio.

L'inchiesta dell'Espresso in edicola racconta le alleanze dei Casamonica con le cosche calabresi più importanti (Alvaro-Piromalli, Nirta-Pelle) e con i camorristi.

La famiglia di ex nomadi ha potuto contare su una capacità corruttiva e intimidatoria fuori dal comune su consulenti legali e finanziari di prim'ordine e su un sistema di protezioni politiche.

Il romanzo nero dei Casamonica e dei loro parenti (Di Rocco, Di Silvio, Spinelli, Spada, De Rosa) è un lungo elenco di astuzie usate per costruire un tesoro immobiliare in larga parte abusivo e non censito in tutto il quadrante orientale di Roma, dal Nomentano all'Anagnina, dalla Romanina ai Castelli, e per comprare i magistrati, come il sostituto procuratore di Roma, Roberto Staffa, arrestato per uno scambio di favori sessuali con l'amante di Consiglio Casamonica, considerato da alcuni investigatori, il successore di Vittorio alla guida della famiglia.

L'inchiesta di Staffa del 2012, che aveva portato a condanne in primo grado per complessivi 360 anni, è stata smontata e ridimensionata dalla Cassazione lo scorso maggio.
Insieme all'evoluzione dei nuovi rami di business (droga, slot machines, locali notturni), l'uso delle armi da fuoco si sta aggiungendo ai metodi tradizionali impiegati dagli elementi criminali dei Casamonica: i pestaggi ai creditori insolventi.

L'inchiesta integrale sull'Espresso in edicola venerdì 25 settembre e online su E+