Più che a una mostra, assomiglia a un happening per appassionati di musica di quattro generazioni e tante nazionalità, tutti in fila nel gelido inverno berlinese. In poche settimane hanno staccato più di 50mila biglietti alla C/O di Berlino, una delle più importanti gallerie fotografiche d’Europa, che oggi si trova nell’edificio della Amerika Haus, accanto alla stazione dello zoo, lo Zoologischer Garten.
Numeri da concerto rock per la monumentale retrospettiva di Anton Corbijn (fino al 31 gennaio), il fotografo e regista olandese che ha fissato sull’obiettivo quasi 40 anni di musica, personaggi famosi e artisti vari: tra gli altri, Rolling Stones, Coldplay, New Order, Nirvana, Kraftwerk, Tom Waits, Björk, Rem, Red Hot Chili Peppers, Joni Mitchell, Metallica, Naomi Campbell, David Bowie, U2, Nick Cave.
[[ge:rep-locali:espresso:285172729]]Tanti ritratti e primi piani celebri, tra gli altri quello di Miles Davis (1985) che si copre il volto con le mani e quello di Mick Jagger (1996) truccato da donna e ingioiellato. E ancora, Tom Waits che impugna una pistola giocattolo arancione (2004) e la serie con i Depeche Mode a Marrakech (1996): immagini oniriche, volutamente sfocate e sgranate, che marcano lo stile inconfondibile del fotografo olandese.
Negli ultimi anni, Corbijn ha intensificato l’attività di regista: durante la scorsa Berlinale ha presentato in anteprima il suo ultimo film “Life”, una storia vera che racconta il rapporto di amicizia tra il fotografo Dennis Stock dell’agenzia Magnum e l’intramontabile James Dean. Sono oltre 600 le immagini in mostra, in bianco e nero e a colori, video e altri materiali suddivisi in due serie: “Hollands Deep” (catalogo pubblicato da Schirmer Mosel), che racchiude i lavori di una vita, dai primi scatti fino ai progetti più recenti, personali e concettuali; e “1-2-3-4” (catalogo Prestel), celebrazione del suo viaggio attraverso il pop e il rock, con una serie di foto esposte per la prima volta.
Niente male come regalo per il suo sessantesimo compleanno, che segna il ritorno in grande stile nella capitale tedesca. Qui, tra il 1990 e il 1992 fotografò e filmò gli U2 per il progetto “Achtung Baby” e dieci anni fa la stessa galleria, che all’epoca si trovava nel quartiere Mitte, ospitò per tre settimane una piccola mostra con le foto della band irlandese in occasione del mega show all’Olympiastadion. Corbijn ha costruito la propria carriera intorno alla musica e ai suoi protagonisti. Comincia presto, a 17 anni, puntando l’obiettivo sui concerti dei Solution, una band locale di Groningen, nei Paesi Bassi. Nel 1979 vola a Londra sull’onda del post-punk e per cinque anni diventa il fotografo di punta del prestigioso magazine musicale New Musical Express (NME). Lavora senza sosta e conosce mezzo mondo, dagli U2 ai Depeche Mode, finché nel 1989 pubblica il primo libro fotografico, dal titolo “Famouz”, cui seguiranno altri 17.
Nell’arco della carriera ha girato più di 80 videoclip musicali, disegnato scenografie per palchi e cover di album, nel 1994 ha ricevuto l’MTV music award per il video di “Heart Shaped Box” dei Nirvana.
Una sfilza di premi e riconoscimenti legati al mondo del rock, ma lui rifugge le etichette. «Chi mi conosce poco, può pensare che io sia un fotografo del rock», spiega Corbijn nell’intervista rilasciata a Felix Hoffmann per il magazine della galleria fotografica: «È uno stereotipo contro cui combatto da quando ho iniziato a fare questo mestiere. Credo sia un limite che allontana un’ampia fetta di pubblico: i miei scatti possiedono un lato umano che tutti possono cogliere, anche chi non è appassionato di musica o fan del personaggio ritratto».
Nell’era delle immagini digitali e dei social media è raro trovare un fotografo in grado di costruire un’intimità con i soggetti ritratti, soprattutto se si tratta di star. Tanto che alcuni considerano Corbijn l’ultimo sopravvissuto di un mondo in via di estinzione. «In ogni ritratto ci sono tre componenti importanti: anzitutto, la foto deve dire qualcosa del soggetto; secondo: deve rivelare qualcosa del fotografo; terzo: deve mostrare qualcosa di inedito, mai visto prima. Ovviamente, spetta al fotografo creare ogni volta un equilibrio tra questi elementi»
Cultura
4 gennaio, 2016Numeri da concerto rock per la monumentale retrospettiva che la C/O di Berlino dedica ad Anton Corbijn, il fotografo e regista olandese che ha fissato sull’obiettivo quasi 40 anni di musica
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