Tangenti. Corruzione in atti giudiziari. Bancarotta. Sono alcuni dei reati commessi dagli ex parlamentari che non riceveranno più la “pensione”. Un risparmio da 250 mila euro l’anno. Queste le loro storie
Chiamateli pure “privilegi dell’età”. Oppure arretratezza della macchina, visto che nel casellario giudiziario, quando il reo ha superato gli 80 anni, le condanne non vengono più riportate. Così, anche se a maggio 2015 Camera e Senato avevano deciso di revocare il vitalizio ai condannati a più di due anni di reclusione, grazie all’età sei ex deputati hanno continuato a riscuotere la pensione parlamentare. Nomi noti come il sempiterno
Cesare Previti o Toni Negri, accanto a più o meno sconosciuti e vetusti carneadi della Prima Repubblica come
Giuseppe Astone, Giuseppe Del Barone, Luigi Farace o Luigi Sidoti. Adesso tutti si ritroveranno senza più assegni, che nel complesso costavano alle casse dello Stato
250 mila euro l’anno. Al Senato il presidente Piero Grasso, ex magistrato, due anni fa aveva scritto a tutte le Corti d’Appello d’Italia per appurare se c’erano ex parlamentari over 80 condannati. La Camera, invece, si è rivolta alla Cassazione per fare la ricognizione e consentire di sospendere il trattamento previdenziale.
Ma chi sono, perché sono stati condannati e quanto percepivano gli onorevoli?Il più celebre, tale da non aver bisogno di presentazione, è
Cesare Previti, 82 anni il prossimo 21 ottobre: con 16 anni di contributi incassava quasi 4 mila euro al mese. Malgrado una condanna a 6 anni (tre coperti dall’indulto) con interdizione perpetua dai pubblici uffici per corruzione in atti giudiziari nell’ambito del processo Imi-Sir. Tutto sommato poca cosa rispetto ai 12 anni comminati per associazione sovversiva a
Toni Negri. Entrato in Parlamento (e fuggito dall’Italia dopo il “sì” all’arresto), con 11 anni di versamenti il leader dell’Autonomia operaia ha maturato il diritto a riscuotere 3107 euro al mese.
Ben più cospicuo l’assegno di
Giuseppe Astone, che a Montecitorio trascorse 20 anni con la Democrazia cristiana e fu anche sottosegretario: 4696 euro mensili. Il messinese Astone, oggi quasi 83enne, è stato condannato nel 2007 dalla Cassazione a 6 anni per la cosiddetta “Tangentopoli dello Stretto”: una storia di mazzette a esponenti Dc e Psi riguardante alcuni appalti concessi tra gli anni '80 e '90.
Due anni e mezzo di reclusione è invece la condanna (confermata lo scorso febbraio dalla Cassazione) riportata da
Luigi Sidoti per alcuni finanziamenti concessi dalla Regione Sicilia: 80 anni appena compiuti, percepiva 2mila euro al mese pur avendo trascorso appena due anni alla Camera con Alleanza nazionale. Cifra quasi identica per il democristiano
Giuseppe Del Barone, 90 anni, anche lui deputato per una sola legislatura: da assessore a Napoli nel 1988 avrebbe chiesto una tangente di 10 milioni di lire ai concessionari del mercato ortofrutticolo per vedersi riassegnati gli stand. Infine, l’ex sindaco di Bari
Luigi Farace, 82 anni, condannato per bancarotta quale liquidatore della Immobiliare Federcommercio: aveva versato contributi per 12 anni e percepiva 2860 euro.