Il supermarket dell'eroina nelle stazioni ferroviarie dell'hinterland milanese
Ci sono 300mila eroinomani in Italia. Siamo andati al Parco delle Groane, a mezz’ora dal centro di Milano. Tremila ettari di bosco serviti dal treno che scarica pusher e tossici in scali fantasma. Un outlet della droga da cinque milioni di euro l'anno, controllato da spacciatori armati di machete e check-point lungo i sentieri
«Appena tiro su un po' di grana vengo a Ceriano a farmi». Faccia scarna, sangue sotto il naso, graffi sulle braccia nude, questo ragazzo magrissimo e giovanissimo sta andando al Parco delle Groane a cercare la «roba».
Arrivano fin qui a cavallo delle province di Monza-Brianza e Varese comodamente in treno con soli 35 minuti di viaggio, il tempo di percorrenza tra Milano Cadorna e Ceriano Laghetto-Groane.
Si scende dal treno e si entra direttamente in un bosco di 3.000 ettari, 13 fermate per arrivarci e un dedalo di 130 chilometri di sentieri sparsi su 18 comuni. La centrale dello spaccio in stile Colombia si chiama Parco delle Groane e non è diventato famoso per la biodiversità delle sue specie, per la pineta voluta da Maria Teresa d’Austria o perché rappresenta un oasi verde nell’infinita urbanizzazione padana. [[ge:rep-locali:espresso:285246365]] No, è diventato famoso perché in pochi anni è diventato l’outlet dello spaccio, l’ultimo miglio della rete mondiale del narcotraffico. Il giro d’affari è enorme: fino a cinque milioni di euro l’anno. Qui la droga costa pochissimo e la dipendenza dal buco colpisce a tutte le età.
In cura ai tanti Sert (servizi per le tossicodipendenze) del Paese ci sono ragazzi di 14 anni e persone con più di 70 anni. Uno su quattro degli utenti è nella fascia di età 30-39 anni. L’Ipsad (Italian population survey on alcohol and other drugs) calcola che quest’anno gli eroinomani saranno 300mila in tutta Italia.
E i pusher ora preferiscono la quantità, alla qualità. Il principio attivo presente nella sostanza è infatti sceso al 10/15 per cento. Il resto, come si dice in slang è «taglio». Con la crisi, la cocaina è diventata troppo cara (50 euro al grammo) mentre l’eroina si attesta sui 20/30 euro. In alcuni casi perfino ad un prezzo low cost di 15.
E con il ritorno si moltiplicano le centrali dello spaccio. Tor Bella Monaca, Pigneto e Colle Oppio a Roma, Scampia a Napoli e il Parco delle Groane che fornisce tutta la regione. In Lombardia più di ottocentomila persone hanno assunto una sostanza illecita nell’ultimo anno. Per gli under 24 anni i dati si impennano: uno su tre. E così si moltiplicano le spedizioni dall’Albania, ex Jugoslavia, Turchia, Afghanistan e Sud America di quintali di cocaina, eroina, hashish, marijuana, ma anche le sostanze sintetiche.
IL CONSUMATORE MODELLO Al di là del target e dello stereotipo, oggi rispetto al passato l’eroinomane è spesso una persona che lavora e vive all’interno di una famiglia. In questo tour incontriamo anche uomini con la tuta da operaio o il magazziniere che «investe» tutto il suo stipendio in «bamba» e «fumo».
«Le persone che interessano a questi mercati sono i consumatori a rischio che non hanno esaurito le proprie risorse e quindi consumano tanto. Si punta sugli insospettabili che magari un giorno si fermeranno ma intanto hanno un patrimonio da spendere», sottolinea Riccardo Gatti, direttore del dipartimento dipendenze della Asl di Milano.
La dipendenza da eroina è un guadagno sicuro che tutti i giorni consente entrate garantite. Il problema è fidelizzare il mercato, per questo hanno puntato sul sottocosto e la base a cielo aperto dove puoi trovare tutto e consumare sul posto.
Con un prezzo di «aggancio» si punta ad allargare il mercato a persone nuove che le provano e se si trovano bene vanno avanti. Prodotti diversi e qualità diversa per coprire tutte le richieste: dalle bombe chimiche ai farmaci per cavalli.
«Finora siamo stati tranquilli perché giravano pochi soldi e nel momento clou della crisi dal 2008 al 2011 si sono ridotti i consumi. Allo stesso modo le droghe erano in riduzione nel Paese. Con la ripresa dei consumi ricresce anche la fiducia nelle droghe», aggiunge Gatti.
Dietro questo mercato c’è una potenza politico-economico-industriale più potente di qualsiasi colosso industriale o multinazionale. E l’eroina è diventata un investimento finanziario con rendite garantite di denaro fresco. Così è partita la vendita low cost per “acchiappare” nuove fasce di consumo.
«Si potrebbe arginare solo con un lavoro di strada e di prevenzione ma mi sembra però che o neghiamo il problema oppure si rade al suolo e si sposta da un’altra parte» conclude Roberto Gatti: «Si è dimenticata la questione dal punto di visto complessivo: in pronto soccorso si fanno migliaia di interventi all’anno per abuso di sostanze ma non si riesce ad applicare la stesso approccio della cura dei tumori. Finché pensiamo che sarà frutto della devianza non ci sarà mai una soluzione».
MACHETE E CONTROLLI È giovedì 24 novembre, sono le quattro del pomeriggio, piove ma il flusso è ininterrotto. Con lo sgombero della centrale dello spaccio fuori lo scalo di Milano Rogoredo, a sud della metropoli, il mercato è pure aumentato. Dopo la diffusione di cocaina degli anni novanta, lo sballo di quelle sintetiche degli anni zero, ecco che ritorna prepotente la «roba».
Si stima che ci sia quotidianamente un traffico di 500 persone, 15mila «clienti» al mese. I «fattoni», «tossici» e «toffa» si riconoscono per le scarpe sporche di fango, l’andatura traballante. Chiedono monete, sigarette e si preparano la dose in stazione, davanti a tutti. Man mano che ci avviciniamo all’epicentro dello spaccio, le stazioni di Ceriano Groane e Cesano Groane, aumenta sensibilmente la frequenza di pusher e tossicodipendenti.
Arriviamo alla stazione di Ceriano Groane e ci sono solo tossici. Accanto c'è un’area industriale con aziende chiuse e dismesse. Nessuno scende a quest’ora dal treno che copre l’hinterland da Est verso Ovest e viceversa.
Questa nuova linea per decongestionare le strade locali ha creato l’outlet. Un luogo appartato e difficilmente controllabile, spostamenti in treno che danno meno nell’occhio dell’auto. Scesi dal treno c’è subito una vedetta.
Tutte le vie d’accesso sono controllate dai pali che ti fermano per sapere dove vai o cosa vuoi comprare. Hanno creato due-tre livelli di controllo per arrivare allo spacciatore vero e proprio dotato di banchetto in legno, bilancino e la roba distribuita in buste di plastica.
Dei veri e propri check-point sparsi lungo il perimetro. Sono loro che fanno selezione: se ti conoscono passi subito. Seguiamo due ragazzi che in pochi passi entrano tra gli alberi dopo l’ok del palo. Questa è una terra di nessuno dove i pusher hanno il machete, per difendersi dal tossico che potrebbe assaltarli. A volte in astinenza o sotto l’effetto della «spada» camminano lungo la sede ferroviaria cercando di entrare nel Parco.
Impossibile da controllare. Dentro ci sono solo loro. La gente del posto se ne tiene ben lontano. Chi passa con le bici viene insultato. Grazie ai collegamenti rapidi i «clienti» arrivano da Bergamo, Sondrio, Torino, Genova e perfino dalla Toscana. I Carabinieri hanno censito 40 aree sensibili all’interno dell’area verde, 40 zone utilizzate a rotazione dagli spacciatori, che si spostano quando subiscono controlli e blitz. Le piazze di spaccio stabili invece sono tre o quattro.
«Non possiamo fare altro che farci vedere in stazione e sui treni e allontanarli se non hanno il biglietto», raccontano gli agenti di Polizia che fanno la ronda a bordo dei convogli. Nelle stazioni in tre ore non si vedono pendolari né studenti. Quest’ultimi, al ritorno da scuola, sono i più bersagliati dai furti di cellulari, vestiti e scarpe.
Una donna incinta racconta il suo incubo: «Spesso arrivo qui e ci sono solo loro, così mi faccio accompagnare alla fermata successiva. Per me che lavoro a Monza e vivo in zona è perfetta la ferrovia ma che paura ogni volta».
SOPPRESSO IL TRENO DELLO SPACCIO Per arginare il fenomeno la scorsa estate è stata presa una decisione drastica: chiudere dalle 10 alle 17. Per tutto il mese di agosto niente stop nelle stazioni di Ceriano Solaro, Ceriano Groane e Cesano Groane. Soppresse 14 corse su 68 sulla linea Seregno-Saronno, sostituite dai bus.
Una decisione che Prefettura di Monza, Regione Lombardia, Trenord e Polfer di Milano hanno preso per cercare di bloccare il via-vai. «Le fermate - ha spiegato il prefetto di Monza Giovanna Villasi - saranno ridotte al minimo negli orari in cui i pendolari non ci sono».
Perché sulle carrozze semi-deserte ci sono solo tossicodipendenti e nelle stazioni finanziate dall’Unione europea non si ferma nessuno.
Nel 2012 Trenord ha rinnovato questa linea (su richiesta della Regione Lombardia) che va da Est ad Ovest e mette in contatto le tratte gestite da Fs con quelle regionali. Stazioni moderne, treni silenziosi che si fermano a pochi passi dai boschi ma, ad affollare le carrozze e le stazioni, sono arrivati in massa pusher e tossici.
Dopo anni e decine di blitz delle forze dell’ordine nessuno però riesce a risolvere il problema. Questa la risposta di Trenord alle domande de “l’Espresso”: «La sicurezza e la tranquillità dei nostri clienti e del personale sono per noi prioritari, anche in una realtà socialmente degradata come quella che frequenta il Parco delle Groane. Trenord si è spinta fino a chiedere la sospensione del servizio ma l’operatore ferroviario non ha competenza nel mantenimento dell’ordine pubblico. La bonifica di quel territorio è necessaria».
Perché neppure la chiusura temporanea ha sortito effetti. A settembre i «padroni di casa» sono tornati, puntuali, ad occupare il Parco.