Cristiano Ronaldo non è il solo ad avere interessi nei paradisi fiscali. Nei documenti dell'inchiesta internazionale sul calcio compaiono tanti calciatori della squadra spagnola. Ecco chi sono e perché il procuratore Mendes ha un ruolo chiave

«Nothing is impossible, nothing is impossible, nothing is impossible». Jorge Mendes, il principe dei procuratori sportivi, lo ripete infinite volte al suo cliente più ricco e famoso, ?la superstar del pallone Cristiano Ronaldo. È solo ?la scena di un film dell’anno scorso, un documentario agiografico sul fuoriclasse del Real Madrid, ma sembra la sintesi perfetta di una carriera, il mantra di un’ambizione smisurata.

Vero, nulla sembra impossibile per Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro, il figlio di una cuoca e di un giardiniere di Madeira che ha costruito un impero multimilionario a suon di gol e di sponsor. Tra i suoi rivali, solo l’argentino Leo Messi, la “pulce” del Barcellona, ?ha vinto più di lui: quattro Champions League contro ?le tre del portoghese.

Ma c’è un record, almeno uno, che perfino Messi difficilmente potrà mai battere. Non c’entra il calcio, questa volta. È una questione di tasse. È una gara contro ?il fisco. E qui Ronaldo pare davvero imbattibile. Tra il 2009 e il 2014, il tre volte Pallone d’Oro, icona globale dello sport business, ha ricevuto 74,7 milioni di euro nei conti bancari della Tollin, una società registrata alle British Virgin Islands, paradiso fiscale nei Caraibi. Una somma equivalente, 74,8 milioni, è stata incassata, sempre offshore, negli ultimi giorni del 2014, quando Ronaldo ha venduto i diritti sulla propria immagine a un uomo d’affari di Singapore, tale Peter Lim. ?In totale, si arriva quindi a quasi 150 milioni. Su questi redditi, il capitano della nazionale portoghese, fresco campione d’Europa, ha pagato tasse irrisorie, pochi milioni in tutto. Spiccioli.

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Tutto è scritto nero su bianco: contratti, bilanci societari, conti bancari, perfino le mail tra i consulenti del calciatore. ?Le carte che documentano i traffici offshore di Ronaldo fanno parte del gigantesco archivio di Football Leaks, ottenuto dal settimanale tedesco Der Spiegel e poi condiviso con le altre 11 testate di EIC (European Investigative Collaborations) di cui fa parte, in esclusiva per l’Italia, l’Espresso.

Il fuoriclasse di Madeira è ?in buona compagnia. La specialità della corsa contro il Fisco trova altri ottimi interpreti tra le star del calcio mondiale. Attaccanti, centrocampisti, difensori: tutti in fuga dalle tasse, destinazione Caraibi, oppure Panama. Nei file di Football Leaks troviamo una lunga lista di giocatori del Real Madrid. Per esempio il difensore portoghese Pepe, che ha messo al sicuro ?i risparmi di famiglia intestandoli alla Weltex Capital, con sede, proprio come la Tollin di Ronaldo, nelle British Virgin Islands, in sigla BVI. L’esterno sinistro Fábio Coentrão, un altro portoghese del Real, ha scelto Panama, dove è stato registrato il suo salvadanaio offshore, che si chiama Rodinn.

Con James Rodriguez, il giovane trequartista colombiano pure lui al Real, si torna invece alle British Virgin Islands: la sua Kenalton Asset è stata costituita in questo arcipelago caraibico a tassazione zero. Ha fatto rotta da quelle parti anche Ricardo Carvalho, che ?a 38 anni dopo una lunga carriera tra Porto, Chelsea, Real Madrid e Monaco, sembra ormai prossimo al ritiro. Per godersi al meglio ?il meritato riposo, Carvalho potrà attingere al tesoretto accumulato esentasse a nome della Alda Ventures, società delle BVI.

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Ronaldo, Pepe, Coentrão, Rodriguez, Carvalho: tutti questi campioni condividono anche i buoni consigli del medesimo procuratore. Sì, proprio lui, Jorge Mendes, meglio noto nell’ambiente come “Big Jorge”, consulente fidatissimo di acclamati fuoriclasse e star emergenti. Per esempio David de Gea, il portiere spagnolo del Manchester United, oppure il giovane portoghese Renato Sanches, 19 anni, passato l’estate scorsa dal Porto al Bayern Monaco.

Per i calciatori della sua scuderia, il cinquantenne Mendes è molto più di ?un semplice agente, non ?si limita a rappresentarli nelle trattative con i club. Ronaldo, addirittura, ?ha più volte dichiarato di considerarlo un secondo padre. Di certo, come confermano le carte di Football Leaks, il manager portoghese offre ai suoi clienti anche l’assistenza fiscale. E così, per azzerare le tasse sui loro guadagni milionari, le star del pallone seguono le ricette “made ?in Gestifute”, la società fondata e diretta da Mendes.

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Non solo calciatori, però. Un rapporto che resiste all’usura degli anni, e alle innumerevoli svolte di una carriera molto movimentata, è quello con José Mourinho, il più famoso allenatore ?del mondo, anche se ultimamente un po’ in ribasso quanto a risultati. L’ex condottiero dell’Inter del Triplete, approdato l’estate scorsa al Manchester United, è di casa nel paradiso fiscale delle British Virgin Islands. La sua società personale, come svelano le carte di Football Leaks, si chiama Koper Services ed è stata registrata allo stesso indirizzo di quella di Ronaldo.

Fabio Coentrao

Entrambe hanno sede in una palazzina di due piani a Vanterpool Plaza, nella cittadina di Road Town, sull’isola di Tortola. Al piano terra c’è uno studio legale che funziona come una fabbrica di sigle offshore. Passano da qui gli affari esentasse dello Special One, così come quelli dell’attaccante premiato tre volte con il Pallone d’Oro. ?I documenti consultati da l’Espresso, insieme agli altri partner dell’Eic, dimostrano che nei cinque anni trascorsi al Real Madrid tra il 2010 e il 2015, Mourinho ha pagato solo 500 mila euro di tasse su 8,1 milioni incassati come provento dei propri diritti d’immagine. Una somma che comprende, per esempio, i compensi ricevuti dagli sponsor o quelli delle ospitate televisive. Il coach due volte vittorioso in Champions League, sulla panchina del Porto e poi dell’Inter, aveva preso una rincorsa lunga: la sua fuga dal fisco era cominciata tra il 2004 e il 2008, quando guidava il Chelsea.

A quell’epoca, lo Special One veniva pagato dalla squadra inglese circa 4,2 milioni di sterline l’anno (pari a quasi 6 milioni di euro al cambio dell’epoca). Questo era ?lo stipendio da allenatore, tassato alla fonte con le aliquote previste dalla legge. La società londinese ?di proprietà di Roman Abramovich ha però versato al tecnico portoghese anche 1,5 milioni di sterline (circa 2 milioni di euro) per la cessione dei suoi diritti d’immagine.

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Questo denaro ha preso il volo verso le British Virgin Islands. ?Non tutti gli sponsor erano però disposti a pagare i compensi per Mourinho sui conti bancari intestati alla Koper delle Bvi. Quando si fanno affari con una società offshore si corre il rischio ?di controlli fiscali supplementari da parte delle autorità, senza contare il danno d’immagine se queste operazioni diventano di dominio pubblico. Nessun problema. Basta cambiare ?il percorso dei soldi e il gioco è fatto. Ed ecco che ?i contratti con alcuni grandi gruppi, come per esempio Adidas, sono stati siglati ?da una società di Dublino, la Multi-Sports Image Rights, in sigla MIM.

L’apparenza ?è salva. L’Irlanda fa parte dell’Unione Europea, anche se la tassazione delle imprese, con un’aliquota del 12,5 per cento, è di molto inferiore a quella applicata negli altri Paesi Ue. In ogni caso, come confermano i documenti dell’archivio di Football Leaks, la MIM si accontentava di prelevare una piccola commissione, compresa tra il quattro e?il sei per cento. Tutto il resto finiva ai Caraibi, ?nei conti della Koper, praticamente esentasse.

Lo schema suggerito da Mendes ha funzionato fino al 2015, quando è partita l’offensiva del fisco spagnolo. Le carte di Football Leaks raccontano le faticose trattative tra ?i legali di Mourinho e le autorità di Madrid. A un certo punto c’era il rischio che lo Special One fosse sottoposto a un processo penale. Pur di evitare questa gogna l’ex allenatore del Real ha deciso di trattare. Per saldare il conto, tra tasse arretrate e sanzioni, dovrà pagare 5,5 milioni. Ma non è detta l’ultima parola. I legali del tecnico portoghese hanno fatto ricorso aggrappandosi a cavilli procedurali, tipo l’eccessiva lunghezza del procedimento. Insomma la partita si deciderà ai tempi supplementari. E Mourinho, si sa, non è certo il tipo che si arrende prima ?del fischio finale.