Il dossier raccolto dall’Unione degli studenti racconta attraverso le immagini l’abbandono e il pericolo in cui vivono ogni giorno milioni di ragazzi. Da Nord a Sud un calvario di sporcizia, fili elettrici scoperti e incuria

Vetri rotti, aule allagate, fili elettrici scoperti, lavagne cadute in terra, muri che "sudano" acqua e umidità. E' questo lo stato della scuola italiana testimoniato dalle immagini raccolte dagli alunni per la campagna nazionale "Sicuri da morire", lanciata dall’Unione degli studenti.

È una prima tranche raccolta da "l’Espresso" che si compone di segnalazioni e immagini inviate da chi ogni giorno entra negli edifici con lo stemma della Repubblica. Ecco quindi una breve rassegna della "Brutta scuola".

Al Liceo Parini di Lecco il cartello è scritto a mano: «Questo calorifero non va aperto perché perde acqua». A pochi chilometri a Vimercate il centro scolastico omnicomprensivo vanta rifiuti sulle scale e finestre rotte con tanto di cartello che rende il panorama desolante; in provincia di Potenza, a Venosa, il benvenuto dell’istituto "Quinto Orazio Flacco" è una recinzione abbandonata. Non va meglio dentro, dove la finestra del bagno è rotta e il water ridotto a pezzi. Al Liceo Marconi di Foggia sono i calcinacci i padroni dell’ingresso, come a Monopoli, (Bari) dove sono caduti all’ingresso dell’aula e i calcinacci sono ovunque anche nella palestra dell’Euclide di Cagliari, come un pezzo di arredamento moderno o un monumento all’abbandono. A Siracusa lo spettacolo quotidiano sono invece parapetti e colonne senza cemento.
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Quasi nove milioni di ragazzi ogni giorno varcano le soglie e rischiano di trovarsi davanti questo sfascio di Stato. «Sono immagini che parlano da sole. Per questo motivo abbiamo lanciato la nostra campagna», commenta Danilo Lampis, coordinatore dell’Unione degli studenti che aggiunge: «Tramite fotografie, video e descrizioni della condizione in cui versano gli edifici, vogliamo documentare in un Report lo stato di abbandono per sollecitare un rapido intervento. Il Governo deve ascoltare le nostre richieste: sulle nostre vite e sulla qualità dell’istruzione pubblica non si scherza».

«Questa è la mia scuola, il Liceo Scientifico "Buonarroti"», racconta Francesco Bouchard di Pisa, «comprende la biblioteca provinciale, palestre, piscina, campo di atletica e da calcio. Nella costruzione sono stati usati però materiali sbagliati e scadenti, e già dalla sua inaugurazione, nel 1974, nelle pareti c’erano infiltrazioni. Con il passare degli anni si sono accumulati sempre più danni e problemi, con frequenti infiltrazioni alla linea telefonica, corrente elettrica, gas, che causano continui disagi agli studenti. Lo scorso marzo una lastra di vetro spessa diversi centimetri è crollata su un’aula casualmente vuota. Dopo l’incidente abbiamo protestato e la Provincia si è mossa con i lavori di riparazione, ovviamente non sufficienti, ed è stato deciso di  cambiare sede. Quanti anni ci vorranno?».
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Da Nord a Sud quelli di Pisa, Siracusa e Lecco non sono casi isolati. Nel report annuale "Ecosistema scuola" curato dalle onlus Cittadinanzattiva e Legambiente emerge una fotografia disastrosa degli istituti italiani.

I dati, aggiornati al 2015, raccontano di una "Scolae Renziana" dove le norme di sicurezza sono un lusso: il 46,4 per cento delle aule sono sprovviste di scale antincendio mentre il 40 per cento necessita di manutenzione urgente. E ancora: più di ottocento edifici hanno sul tetto presenza di amianto. In Sicilia e Sardegna 68 scuole su cento sono esposte a rischio sismico mentre Pisa, Genova, Piacenza e Torino sono i comuni con i più alti rischi ambientali.

«Da anni denunciamo l’inefficacia degli investimenti e dei provvedimenti del Governo Renzi, a partire dalle iniziative "scuole belle" e "scuole sicure"» sottolinea Francesca Picci, responsabile dell'edilizia scolastica per l’Unione degli studenti: «Le nostre scuole hanno bisogno di un piano di investimenti sulla base delle necessità emerse dall'anagrafe dell'edilizia scolastica. Bisogna intervenire nelle regioni meridionali dove la manutenzione è più urgente, ma sono arrivati solo un quinto del totale nazionale dei finanziamenti. Ci siamo stufati della favoletta della Buona scuola».

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