Ruby Ter, Felice Casson non ci sta: "Il Pd vuole salvare Berlusconi. Ridicoli e senza vergogna"
Il senatore dem è l'unico ad aver votato contro la proposta del partito di autorizzare solo l'uso di tre intercettazioni (su undici) nel processo in cui l'ex premier è accusato di aver corrotto i testimoni: "Una mediazione che escludeva tutte le prove più importanti"
"Sono ridicoli e senza vergogna". Felice Casson, ex magistrato, è l'unico senatore del Pd che nella Giunta delle immunità ha votato contro l'uso parziale delle intercettazioni di Silvio Berlusconi proposto dal suo partito: i giudici del processo Ruby ter (dove l'ex premier è imputato per corruzione in atti giudiziari) ne hanno chieste undici, la proposta del relatore era di concederne solo cinque, il Pd ha suggerito di limitarsi a tre.
Una via di mezzo che alla fine è stata respinta da una maggioranza anomala, seppure con motivazioni opposte: da una parte il centrodestra (Forza Italia e Lega) che non vuole autorizzarne nessuna, dall'altra i Cinque stelle e Casson, convinti che si debba accordare il permesso a usare nel processo tutti gli ascolti. Il risultato è che adesso, dopo quasi sei mesi, si dovrà ricominciare da capo, mentre il tempo passa: un nuovo relatore, una nuova proposta, un nuovo voto in Giunta e, poi, nell'Aula del Senato.
La materia scotta, perché in ballo ci sono le chiamate in cui le "olgettine" Barbara Guerra e Iris Berardi chiedono al telefono denaro a Berlusconi dopo essere state chiamate a testimoniare nel processo Ruby. Una prova decisiva della corruzione, secondo l'accusa. Che però adesso rischia di finire nel nulla.
Uscendo dalla Giunta il capogruppo Pd Giuseppe Cucca ha detto che i Cinque stelle hanno salvato Berlusconi. E quindi anche lei, che ha votato come loro... Sono ridicoli e senza vergogna, semmai sono loro che vogliono salvarlo. Il relatore Dario Stefàno voleva autorizzarne solo cinque e il Partito democratico ha proposto di scendere a tre, con una proposta al ribasso che escludeva tutte quelle più importanti. Mentre secondo me bisogna autorizzare i giudici a usarle tutte. Allora chi è che vuole salvare Berlusconi?
È stato sostenuto che alcune intercettazioni non erano davvero casuali e quindi non sono inutilizzabili. Anche questa è una posizione ridicola. Semmai è una valutazione che spetta al tribunale e non alla Giunta delle immunità e comunque a essere intercettate, in un diverso procedimento, erano altre persone, fra cui le cosiddette "Olgettine", e non era certo Berlusconi l'oggetto dell'indagine. Quindi non solo non era necessaria alcuna autorizzazione del Parlamento a intercettare ma sarebbe stato anche molto semplice concedere l'uso, perché l'ex premier è finito lì dentro in maniera assolutamente casuale. Solo che nel Pd c'è sempre un po' di fibrillazione quando si parla di Berlusconi, è questa la verità.
Dopo aver votato la decadenza di Berlusconi, il Pd ha assunto decisioni che hanno fatto discutere, come aver salvato Antonio Azzollini dall'arresto o il leghista Roberto Calderoli per le offese alla Kyenge. Il Partito democratico ha tenuto in varie occasioni un comportamento che non è stato assolutamente lineare e nemmeno condivisibile, tanto che io ho sempre votato in modo difforme. E anche in questo caso è stato così: il giudice delle indagini preliminari nella richiesta che ha mandato al Senato fa un discorso logico e lineare sia in punta di diritto, facendo riferimento alla giurisprudenza della Corte costituzionale, che nello spiegare i fatti processuali.
Eppure sono argomentazioni che non sembrano aver fatto presa. È perché la Giunta delle immunità è tornata a essere un organo politico che pensa solo a difendere i parlamentari, come sostiene qualcuno? Ho questa impressione anch'io. L'autorizzazione a procedere è un istituto antistorico, fuori dall'era moderna, che dovrebbe rimanere solo per l'insindacabilità delle opinioni espresse dai parlamentari. Punto e basta. Per l'arresto, le intercettazioni o le perquisizioni un eletto dovrebbe essere considerato come un qualunque cittadino, invece di bloccare l'attività dei giudici.
La accusano di incoerenza perché non lascia il partito: si riconosce ancora in questo Pd? È il secondo anno che non sono iscritto. Continuo a svolgere la mia attività secondo i criteri che ho presentato ai cittadini alle primarie e che ho vinto. Non sono io l'incoerente, è il programma del Partito democratico che viene disatteso dalle decisioni parlamentari.