Distruggeranno l’identità della Grecia. E il pontefice che li sostiene favorisce le gang che speculano su di loro. Parla il leader della formazione neonazista Nikos Michaloliakos

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Atanati, immortali. La sede di Alba Dorata, la terza forza politica greca, nota per le sue posizioni neonaziste e xenofobe, smentite più volte dal suo presidente, Nikos Michaloliakos, 58 anni, a favore della più “sobria” definizione di partito nazionalista, presenta subito i volti dei suoi caduti più recenti a chi bussa alla porta blindata e vigilata 24 ore su 24 da due energumeni, vestiti rigorosamente di nero.

Sulla grande foto di Manolis Kapelonis e Giorgos Foundoulis, uccisi due anni fa da sconosciuti arrivati a bordo di una grossa moto e armati di pistole, campeggia l’aggettivo che promette una lotta dura in loro memoria. Il padre di Foundoulis siede sugli scranni del parlamento europeo assieme ad altri due camerati, cercando di traghettare il partito dalla sponda neonazista a quella più popolata del patriottismo basato sui valori della religione cristiana. Che però, nell’accezione adottata dai tanti partiti euroscettici non prevede l’accoglienza dello straniero in fuga dalle guerre, da dittature sanguinarie e dalla fame.
Una manifestazione di Alba Dorata per le vie di Atene

Signor MIchaloliakos, domani sabato 16 aprile, sull’isola di Lesbo, arriverà il Papa per portare la sua solidarietà ai tremila disperati rinchiusi nel centro di Moria, senza distinzione tra migranti economici e richiedenti asilo. Perché, pur dichiarandovi ferventi cristiani (ortodossi, ndr) la pensate in maniera opposta al vicario di Cristo?
«Le rispondo con una domanda: giudica cristiana l’attività delle organizzazioni criminali turche ed europee che secondo i dati dell’Europol hanno guadagnato sulla pelle dei migranti, solo nel 2015, almeno 6 miliardi di euro?».

No di certo. Ma allora perché non avete proposto al parlamento greco o a quello europeo, l’apertura di corridoi umanitari per portare in modo sicuro e gratuito in Europa i profughi mentre avete proposto una legge che dichiari reato l’immigrazione clandestina?
«Ci sono indagini che mostrano il volto islamista di questi migranti. E comunque le guerre da cui fuggirebbero non le abbiamo dichiarate e fatte noi greci, bensì gli americani e gli inglesi che hanno creato il caos in Grecia».

A quale scopo, secondo lei?
«Di tenerla soggiogata ai loro diktat socio-economici per non farla uscire dalla crisi economica e sfruttare le sue risorse tra cui i giacimenti di gas nelle nostre acque nazionali. Secondo, perché la Grecia si trova in una posizione strategica, che serve agli Stati Uniti e agli inglesi per controllare il Medio Oriente e la Russia, con cui noi greci abbiamo un forte legame storico. La cosa migliore per tutti gli “usurai” - come scriveva Ezra Pound - economici e politici di cui siamo vittime privilegiate è di continuare a tenerci nella posizione di cittadini di un loro protettorato. Terzo, per obbligarci a vendere i nostri asset e ultimo, ma non ultimo, per impedirci di ampliare le nostre relazioni politiche e commerciali con la Russia, con cui non condividiamo solo la religione cristiano ortodossa. Tutti hanno il timore di Vladimir Putin perché è l’unico vero leader del panorama mondiale».

Quando lei sostiene che i migranti sono per il 73 per cento giovani uomini musulmani dai 15 ai 35 anni e, per quanto riguarda i siriani, che si tratta soprattutto di uomini in fuga dalle zone riconquistate dall’esercito di Assad e che l’80 per cento di loro detesta la Russia, cosa vuole cercare di dimostrare?
«Riporto il risultato di un sondaggio realizzato da un importante istituto greco, Kapa research, e ne deduco che queste persone minacciano la nostra cultura iniettando una dose massiccia di islam oscurantista, traffici illegali come droga e prostituzione e che in pochi anni, a causa del declino demografico europeo e della loro prolificità, distruggeranno l’integrità etnica e religiosa della Grecia».

Lei sa che proprio per il declino demografico europeo c’è bisogno di nuovi cittadini che saranno essenziali come forza lavoro e per pagare le tasse, dunque sostenere le pensioni anche dei greci?
«Forse questo può valere per il resto d’Europa, certo non per la Grecia da dove, da quando è cominciata la crisi, sono andati all’estero 400mila giovani. Noi abbiamo bisogno che questi giovani trovino lavoro nel loro Paese, non di musulmani che detestano e combattono la nostra società».

Se lei fosse stato il primo ministro greco cosa avrebbe fatto per fermare il flusso di migranti?
«Avrei mobilitato l’esercito, l’unica istituzione solida, non ancora marcia, per controllare le nostre frontiere e prevenire gli arrivi dalla Turchia, le cui organizzazioni mafiose sono in combutta con il governo, impegnato a sostenere la megalomania neo-ottomana di Erdogan non solo in Medio Oriente, ma anche in Europa. Avrei pretesto inoltre una pressione forte da parte di tutta la Ue contro la strumentalizzazione della crisi dei profughi sempre da parte di Erdogan che ha già ottenuto dalla Ue la liberalizzazione dei visti per i propri cittadini».

Davvero crede che le coste frastagliate e le tante isole greche a poche miglia marine dalla Turchia siano sigillabili dall’esercito?
«Ora è troppo tardi, abbiamo già più di 50 mila immigrati in tutta la Grecia impossibilitati a muoversi per il blocco delle frontiere dei nostri vicini della Fyrom (il termine con cui i nazionalisti greci chiamano la Macedonia, ndr) degli altri Paesi balcanici e dell’Austria. Il danno purtroppo è già stato fatto e la situazione è ormai esplosiva, basti ricordare cosa è successo lunedì scorso a Idomeni».

Ma è appena entrato nella fase operativa l’accordo tra Bruxelles e Ankara e il flusso sembra essersi quasi completamente fermato.
«L’accordo non funziona né funzionerà. A causa della debolezza morale del governo greco; dell’incapacità operativa del ministero dell’Interno nell’espletare in 15 giorni le richieste di asilo che sono cresciute in modo esponenziale; della malafede della Turchia e infine delle condizioni atmosferiche che stanno migliorando con l’arrivo della stagione estiva».

Quali sono le sue previsioni?
«Ci sono già stati scontri tra greci e pakistani, sulla terraferma e a Chios, visto che si tratta di migranti economici ai quali non andrebbe riconosciuto, come ai bangladeshi e ai nord africani il diritto d’asilo. Penso che questi scontri aumenteranno e la situazione potrebbe sfuggire di mano».

La settimana scorsa il suo partito ha organizzato una manifestazione per protestare contro l’autorità portuale che ha concesso alcuni hangar al Pireo alle ong che aiutano i migranti, ma non c’era molta gente. I sondaggi più recenti vi danno fermi al 7 per cento. La vostra politica non sembra creare consenso.
«Questo lo sostiene lei. E i media progoverno che divulgano sondaggi di istituti inattendibili o conniventi. Stiamo invece crescendo, e rimaniamo il terzo partito greco».

A proposito della situazione politico-economico greca, qual è stato a suo avviso l’errore più grave commesso finora da Tsipras?
«Aver fatto, una volta al governo, il contrario di ciò che aveva promesso in campagna elettorale, ma soprattutto avere, di fatto, aperto le frontiere greche ai migranti. Questo errore gli costerà molto in termini politici. Noi continueremo le nostre battaglie, nonostante il complotto di una vasta parte dell’establishment e di un’ala della magistratura per cancellare Alba Dorata con l’accusa di essere un’organizzazione criminale, motivo per cui sono sotto processo».

E uno dei vostri militanti è in attesa del primo grado di giudizio per l’omicidio del musicista di sinistra Pavlos Fissas due anni fa.
«Ho preso subito le distanze da questo crimine efferato. E comunque, prima di dichiarare qualcuno colpevole bisogna aspettare almeno il secondo grado di giudizio».

Perché sostenete di non essere neonazisti?
«Perché sarebbe ridicolo e feticista essere nazisti nel 2016. Siamo nazionalisti e lavoriamo per gli interessi del nostro Paese, non per i banchieri, le multinazionali e la Germania».

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