Tra i documenti dello studio Mossack e Fonseca c'è la più grande mole di informazioni sul funzionamento di un mercato dell'arte per molti versi opaco e con quotazioni sempre più stellari. Rivelazioni che coinvolgono dinastie di mercanti, opere requisite dai nazisti e persino una nipote del genio spagnolo

Di certo Amedeo Modigliani, l'artista livornese scomparso a 36 anni, nel 1920, dopo una vita di ristrettezze nella bohème parigina mai avrebbe potuto immaginare che il suo nome, e quello del suo dipinto Uomo seduto con bastone, sarebbero comparsi nei documenti riguardanti gli affari miliardari offshore gestiti dallo studio panamense Mossack Fonseca.

E invece è proprio la sorte complicata e misteriosa di quella tela del 1918, come di altri capolavori dell'arte moderna firmati da Pablo Picasso, Vincent Van Gogh, Marc Chagall, a gettare luce su come le dinamiche del mondo del commercio d'arte, con le sue quotazioni miliardarie, si siano incrociate negli ultimi decenni con quello della finanza offshore.
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Tutto è cominciato quando è stata resa pubblica la disputa tra Philippe Maestracci, nipote del mercante d'arte ebreo Oscar Stettinger, e una delle famiglie più importanti nel mondo del commercio d'arte, i Nahmad. Maestracci ha ingaggiato una compagnia di investigatori di Toronto per scoprire che fine avesse fatto Uomo seduto con bastone, appartenuta secondo i documenti in suo possesso al nonno Oscar Stettinger: il mercante d'arte fuggì da Parigi nel 1939, lasciando dietro di sé tutti i suoi beni che furono messi all'asta dagli occupanti nazisti nel 1944.
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Secondo i legali di Maestracci, il dipinto apparterebbe oggi alla famiglia Nahmad, molto conosciuta e potente nel mondo del commercio d'arte, che l'avrebbe acquistato a un'asta nel 1996. Tra le parti è in corso un processo negli Stati Uniti. I Nahmad hanno sempre dichiarato alla corte che la famiglia non possiede la tela. La proprietà appartiene alla International Art Center, una compagnia offshore registrata a Panama.

Tuttavia, dai Panama Papers della Mossack e Fonseca emerge ora che lo studio panamense ha aiutato proprio i Nahmad a mettere in piedi la International Art Center nel 1995. Da allora, per un ventennio, la compagnia offshore risulta essere stata una parte importante del complicato puzzle degli affari della famiglia.
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Questo caso è il più eclatante ma non certo l'unico riguardante l'intreccio tra arte e finanza offshore che emerge dai Panama Papers: datati tra i 1977 e il 2015, i documenti rappresentano la più grande mole di informazioni riservate sul legame tra il commercio internazionale d'arte e giurisdizioni offshore, e dipingono un mercato in cui l'anonimato delle transazioni copre comportamenti spesso legamente ambigui.

Da quando i prezzi delle opere d'arte moderna e contemporanea sono cresciuti così vertiginosamente, le transazioni sono spesso 'oscurate' dall'uso di compagnie offshore, aste manipolate e vendite private. La segretezza delle transazioni commerciali, che può essere sfruttata legamente per evitare notorietà sgradita ai compratori e ai venditori, può essere tuttavia utilizzata per evadere le tasse e riciclare denaro sporco, dal momento che le opere d'arte sono facilmente trasportabili e raggiungono quotazioni altissime.
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Oltre ai Nahmad, con la loro International Art Center, altri noti collezionisti d'arte con compagnie registrate attraverso Mossack Fonseca sono la famiglia spagnola Thyssen- Bornemisza, il magnate cinese Wang Zhongjun e la nipote di Picasso, Maria Ruiz-Picasso. Zhongjun e Marina Ruiz Picasso hanno rifiutato di commentare le rivelazioni, mentre Brojia Tyssen, attraverso un avvocato, ha fatto sapere di controllare una compagnia offshore che però è in regola con le autorità fiscali spagnole.

IL BOOM DEL MERCATO DELL'ARTE

Negli ultimi decenni, le opere d'arte si sono trasformate sempre di più in un 'asset' per una élite globale di super ricchi decisa a parcheggiare il proprio denaro in un investimento sicuro e riservato. Nel 2015, secondo la pubblicazione di settore Art Market Report, il mercato dell'arte ha raggiunto un volume d'affari di 63.8 miliardi di dollari. Circa la metà delle transazioni sono private, secondo la stessa fonte. Le altre avvengono attraverso l'intermediazione delle aste, che offrono più trasparenza rispetto alle quotazioni di vendita ma solitamente consentono a venditore e compratore di restare nell'ombra.
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Quando le opere cambiano di mano, di solito passano per un 'porto franco'. Fin tanto che l'opera si trova per così dire parcheggiata in un porto franco, il proprietario non paga tasse di importazione. La più antica e conosciuta di queste zone franche è Ginevra. La società Natural Le Coultre, una compagnia di proprietà di Yves Bouvier, affitta circa un quarto dello spazio del porto franco ginevrino. Bouvier è anche proprietario di altri porti franchi a Singapore e in Lussemburgo. In quanto intermediario di alcune vendite private, il suo nome ha fatto molto parlare nel mondo dell'arte. Il miliardario russo Dmitry Rybolovlev lo ha denunciato più volte a Parigi, Monaco, Hong Kong e Singapore accusandolo di ritoccare in modo fraudolento i prezzi delle opere che tratta come intermediario. Forse non sarà una sorpresa apprendere che sia Rybolovlev che Bouvier risultano clienti di Mossack Fonseca. L'uno è collegato a due compagnie, l'altro addirittura a cinque.


LA FEBBRE DELLE ASTE

Lo studio Mossack Fonseca è implicato anche nell'esito di una delle aste che hanno cambiato il volto del mondo dell'arte degli ultimi anni, la vendita della collezione di Victory e Sally Ganz presso Christie's New York nel novembre 2007.
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Per una vita intera, i coniugi Ganz collezionarono opere di Pablo Picasso, Frank Stella, Jasper Johns, Robert Rauschenberg, Eva Hesse. Per creare la loro collezione spesero circa 2 milioni di dollari. Nell'asta di Christie's fu venduta al prezzo record di 206,5 milioni di dollari.
Il player della vendita fu una compagnia creata nell'aprile 1997 e registrata attraverso Mossack Fonseca, la Simsbury Company, collegabile al miliardario (e collezionista) inglese Joseph Lewis.

Uno dei quadri della collezione Ganz venduti all'asta nel 1997 c'erano alcune versioni di 'Donne di Algeri' di Picasso, tra cui la 'O' e la 'H': a comprare quest'ultima fu David Nahmad, fratello di Giuseppe Nahmad, uno dei primi a trattare il business dell'arte come un mercato di future, accumulando dipinti per poi venderli nel momento in cui poteva massimizzarne il profitto. David e l'altro fratello Ezra, insieme ai figli (entrambi chiamati Hillel) hanno dato seguito agli affari di Giuseppe.

I figli possiedono due gallerie, entrambe chiamate Helly Nahmad Gallery, a New York e a Londra. La International Art Center S.A, registrata da Giuseppe Nahmad nel 1995, non è l'unica compagnia riconducibile alla famiglia registrata attraverso Mossack Fonseca. C'è anche Swinton International Ltd, registrata nelle British Virgin Island nell'agosto del 1992.

Un'altra importante famiglia legata per i suoi affari offshore a Mossack Fonseca è quella degli armatori greci Goulandris, al centro di un caso legale per una collezione di 83 dipinti dal valore complessivo stimato, secondo il gallerista Ezra Chowaiki, di circa 3 miliardi di dollari.

La collezione era di proprietà di Basil Goulandris, scomparso nel 1994, e della moglie Elise, morta nel 2000. Dopo la loro scomparsa, gli eredi appresero che la collezione, pur rimanendo in possesso della coppia fino all'ultimo (alcuni pezzi furono prestati ai musei e altri addirittura venduti come se appartenessero ancora a loro) era in realtà stata venduta nel 1985 per 31.5 milioni di dollari a una compagnia panamense chiamata Wilton Trading.
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Peter J. Goulandris dichiarò a una corte svizzera che la madre, la defunta cognata di Basil Maria Goulandris, era la proprietaria della Wilton Trading, ma ha poi rifiutato di commentare o confermare la sua dichiarazione. Negli anni seguenti, a partire dal novembre 2004, quattro compagnie anonime messe a punto da Mossack Fonseca hanno cominciato a mettere sul mercato i dipinti della collezione Goulandris. Tra di essi una tela di Pierre Bonnard, Dans le cabinet de toilette, e due di Marc Chagall, 'Le Comédiens' e Le violiniste bleu, nonché un Van Gogh del 1888, la Natura morta con arance.
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I Panama Papers rivelano oggi che dietro le vendite si nascondeva il misterioso proprietario delle quattro compagnie: Maria Voridis Gouladris, la sorella di Basil Gouladris, detta Doda, famosa socialite newyorkese scomparsa nel 2015. Una delle nipoti di Elise, Aspasia Zaimis, ha fatto causa all'esecutore testamentario di Elise Goulandris perché ritiene di aver diritto a una fetta del patrimonio costituito dagli 83 dipinti.

Intanto, la disputa tra i Nahmad e Maestracci continua. E L'uomo seduto con bastone di Amedeo Mogliani giace nel porto franco di Ginevra: un altro capolavoro nascosto alla vista del mondo.

*Il testo italiano, curato da Lara Crinò, è una sintesi del lavoro del collega Jake Bernstein. Hanno collaborato Alexandre Haederli, Juliette Garside, Frederik Obermaier e Bastian Obermayer