
[[ge:rep-locali:espresso:285297237]]«Quando andavo a casa di una ragazza di sinistra e vedevo appeso il poster di Che Guevara, me ne andavo» ha affermato Porro, suscitando le risate del pubblico. «Io odio così tanto quelli che si mettono Che Guevara sulla maglietta che li vorrei far sentire più stronzi di quello che sono. Quelli dei centri sociali dovrebbero avere Soros sulle magliette, non lui» ribatte Di Stefano. Come è presto detto: «Nei suoi tempi e nei suoi modi, Che Guevara avrà sbagliato sicuramente tantissime cose. Non è stato sempre una una persona limpida, non sarà stato certo il migliore degli esseri umani» continua il vicepresidente di CasaPound «ma quantomeno, quando già aveva preso incarichi di governo e poteva farsi la sua vita tranquilla a Cuba, prende e va a farsi ammazzare da un’altra parte perché credeva nelle sue idee».
Fa strano sentire un elogio di uno dei miti della sinistra rivoluzionaria da parte di Di Stefano, che poi prosegue: «Allora è questo che CasaPound, e penso il mondo di una certa destra degli anni ‘60 e ‘70, ha preso come modello». A mezzo secolo dalla scomparsa, Che Guevara è diventato un modello anche per i neofascisti. Forse così Di Stefano vuole far sentire chi se lo mette sulla maglietta «più stronzo di quel che è».