In Parlamento è tutto un formarsi di crocchi che dialogano fitto. Ma non sono politici, sono i dipendenti di Camera e Senato che devono decidere quale sindacato scegliere tra oltre dieci sigle. Fino ad ora, infatti, si poteva essere iscritti anche a più organizzazioni, e così moltiplicare la “forza” contrattuale in caso di vertenze.
Lo stop è arrivato con una circolare che ha vietato la “doppia delega”, e da allora non si parla d’altro, tra mail e passaparola, con i sindacati minori pronti a ogni promessa pur di non scomparire (per potersi sedere ai tavoli serve il 5 per cento). «Pare la vendita delle indulgenze prima di Lutero», dice un ragioniere sconfortato.
Tra le spiegazioni, dice un sindacalista “autonomo”, c’è quella secondo cui l’amministrazione sarebbe pronta a indire concorsi e preferirebbe non doverne discutere con troppe sigle.