Nella medicina moderna sembra sparito lo sguardo d’insieme e ormai chi sta male viene spedito da mille diversi esperti per capire cosa ha. E forse anche per questo si moltiplicano i santoni e le cure fai-da-te
Il dottore ideale, quello dei nostri sogni, è un/una rassicurante professionista di mezza età che prima ascolta pazientemente le tue lamentazioni, quindi ti osserva ?la lingua, ti misura la pressione, ti ausculta il torace, magari smartella un attimo ?le ginocchia e infine decide che malattia hai: imbroccandola, naturalmente. ?Due ricette rosse, una visita in farmacia e tre settimane dopo stai bene come prima.
Questo medico non esiste - se non nei nostri sogni appunto - e dobbiamo farcene una ragione.
Purtroppo però esiste sempre di più il suo opposto esatto: il medico che sbadiglia o risponde al cellulare mentre gli spieghi i tuoi sintomi, se fuori dallo studio c’è un po’ di coda nemmeno ti visita, poi ti guarda un po’ scocciato e rapidamente ti prescrive un decathlon di esami diagnostici specialistici, senza spiegartene le ragioni.
A questo punto il mondo (dei
pazienti) si divide in due: quelli che rassegnatamente si trascinano alla più vicina Asl e prenotano appuntamenti per tutti i mesi a venire, dopo essersi dotati di agende anche degli anni successivi; e quelli, più benestanti ?o coperti da assicurazione, che si recano in un centro privato per affrontare i test ?a batteria, uno via l’altro, un giorno nel tubo della Rmn e il mattino dopo a farsi ?punzecchiare con l’elettromiografia.
Abbandoniamo cinicamente i primi (i meno abbienti) al loro destino: ?probabilmente non riusciranno a completare l’inventario degli esami prescritti ?prima di quello autoptico.
Prendiamo in considerazione invece i più fortunati secondi, che mettendo mano ?al portafogli collezionano una decina di chili di referti e poi iniziano a farsi ricevere negli studi con boiserie degli specialisti. Sembrerà strano, ma è a questo punto che per il/la paziente inizia il gioco più divertente, basato - un po’ come il biliardo - sul principio del rimbalzo con traiettorie più o meno prevedibili. Ad esempio,
il cardiologo ti manda dal gastroenterologo che ti consiglia una visita dal neurologo, il quale viste le carte ti spedisce dall’epatologo, che però scuote la testa, prescrive nuovi test ?e ti inoltra dall’ematologo, e così via con qualche picco da brivido (la sala d’attesa dell’oncologo è tra le meno ambite) e talvolta un finale dall’otorino, il quale ? non avendo capito perché ti hanno mandato lì, già che c’è ti stura l’orecchio ? col siringone, per dare un senso all’incontro. E così alla fine di tutto il circo ?non è che ti senti meglio, ma almeno ci senti meglio.
Tutto questo è parodia, s’intende. O quasi. In ogni caso forse un problema ce l’ha,
?la medicina contemporanea così iperspecializzata e iperfondata sulle più evolute macchine diagnostiche. E il problema è che quasi nessuno ti guarda più per intero, dai piedi alla testa, dall’anima all’unghia. Sembra che ciascuno di noi non sia più una cosa sola e totalmente interconnessa al suo interno, bensì un’addizione ?di componenti meccaniche, pistoni, giunti, cuscinetti a sfera, assali. Tu stai male ?e vai dal medico di base, che ti spedisce dallo specialista dei pistoni, il quale ?ti assicura il funzionamento del pistone quindi lui non c’entra e ti assegna al tecnico dei cuscinetti a sfera, proviamo un po’ a vedere che dice lui, eccetera.
E a questo punto al sottoscritto - rigidamente razionalista, illuminista, scientista, cartesiano e kantiano - viene tuttavia un dubbio: non è che oggi hanno tanto ?successo i bufalari della salute, on line o meno, perché la medicina vera sbaglia qualcosa, almeno nell’approccio al paziente?