E' l'unica 'muta' del nostro alfabeto, e si vendica comparendo nelle forme del verbo avere, praticamente a caso. Ecco come non farsi ingannare. Segnalateci nei commenti gli svarioni che più vi infastidiscono o sui social con l'hashtag #italianoEspresso
Voi pensate la frustrazione. In una lingua come l’italiano, in cui le lettere si pronunciano tutte come sono scritte, lei no, è l’unica che non si sente. Muta.
Non stupisce che debba trovare il modo di vendicarsi. E infatti la h in italiano si vendica comparendo nelle forme del verbo avere apparentemente a caso:
ho, hai, ha, hanno.
Il motivo per cui la h c’è in queste forme è legato alla storia della nostra lingua. Il verbo
avere in italiano deriva dal latino
habere, che cominciava con l’h.
Nel corso dei secoli la
h, che appunto non veniva pronunciata, si è persa anche nella forma scritta. È rimasta solo in alcuni casi, perché altrimenti, togliendola, sarebbe difficile capire esattamente cosa viene detto. Se io scrivo
a ragione è diverso da
ha ragione. È necessario dunque che
a preposizione semplice e
ha voce del verbo avere si scrivano in maniera differente. La stessa cosa avviene con
anno/hanno: una cosa è dire
l’anno passato altra dire
l’hanno passato.
Un
vecchio trucco per riconoscere quando ci troviamo di fronte al verbo avere e si deve mettere la h è quello di sostituire nella frase il presente (
ho, hai, ha, hanno) con l’imperfetto. Se la frase continua ad avere senso anche all’imperfetto, allora al presente il verbo va scritto con l’acca:
Io ho due calzini -> io avevo due calziniIo vado a casa-> io andavo avevo a casaLa h è sempre stata fonte di moltissimi errori, proprio perché non si pronuncia e dunque non si sente. All’inizio del secolo fu fatta una proposta per toglierla del tutto, ma siccome restava il problema di distinguere la a preposizione dal verbo avere, si suggerì di scrivere la voce del verbo con un à accentata. Quindi invece di
ha/ho/hanno/hai si sarebbe dovuto scrivere
à/ò/ànno/ài. Ci si rese però presto conto che così non si risolveva niente, anzi si generava una confusione ancora maggiore. Quindi alla fine si decise di tenere la acca. Continua a rimanere al suo posto e non molla. Tiè.