Un esempio? Abbiamo provato a chiamare gli ospedali pregione per regione. E il risultato è stato a dir poco sconfortante
Per capire quanto sia difficile accedere alla fecondazione eterologa nel nostro paese basta armarsi di telefono e iniziare a chiamare gli ospedali che si trovano su internet. Basta digitare su Google “centri pubblici eterologa”. Lo shock è immediato. Delle decine di cliniche presenti che dichiarano di avere un centro apposito, meno della metà si sono messe in moto.
A Parma la centralinista risponde: “Non siamo partiti, purtroppo la burocrazia non ce lo permette. La Corte dei Conti non sta sbloccando i finanziamenti”.
A Reggio Emilia al Centro P. Bertocchi il problema è di altra natura: “Non abbiamo donatori. Bologna aveva promesso di comprare gameti all'estero e di distribuirli nei vari centri ma ancora non ci hanno fatto sapere niente”. Un in bocca al lupo e riaggancia il telefono.
Una piccola speranza la dona
Cattolica con l'Unità operativa complessa di fisiopatologia della riproduzione. Speranza subito stroncato, visto che la lista d'attesa è lunga 600 nominativi e loro, almeno per il momento, non hanno donatori. Il miracolo arriva dopo un'ora di telefonate.
L'ospedale di Ravenna dà esito positivo ma anche loro con tempistiche lunghissime e la possibilità di fare un'eterologa solo con gameti maschili. Il costo di ogni ciclo è di 400 euro. Età massima prevista: 43 anni non compiuti. Basta mandare una mail di richiesta con nominativi e analisi. Il primo colloquio viene fissato dopo sei mesi. Poi devono passare altri sei mesi, se tutto va bene, per iniziare con il trattamento.
In Toscana, una delle regioni più all'avanguardia, la situazione non cambia. Il centro di Riproduzione Assistita "Ettore Barale" ha una lista d'attesa molta lunga: più di 12 mesi con un limite d'età fissato ai 45 anni. Nulla da fare invece al Policlinico Le Scotte di
Siena dove l'assenza di donatori non dà vie d'uscita. “Dovremmo comprarli all'estero – ammette la nostra interlocutrice – o almeno dare dei soldi ai donatori (in Italia pratica vietata per legge,
ndr), perché altrimenti non siamo in grado di erogare questo servizio”.
Careggi, isola felice. Qui la fecondazione eterologa gode di un sistema strutturato, ma che, se non rimborsato, costa al cittadino dai 1.800 ai 2.000 euro per gameti maschili e 5mila per quelli femminili. Stando a quanto previsto dai nuovi livelli essenziali di assistenza il ticket dovrebbe essere rimborsato dalla regione di residenza. La conversazione lascia interdetti: “Lei viene qui, noi le facciamo un preventivo. Poi va all'Asl di appartenenze e vede se le rimborsano la cifra. Le posso però dire già che non tutte le regioni lo fanno, almeno non ancora”. Prima visita disponibile agosto 2018, ma consiglia di chiamare almeno una volta a settimana per vedere se qualcuno rinuncia e si libera un posto.
Friuli Venezia Giulia. Qui l'unico ospedale pubblico a dare qualche speranza è Pordonone: attesa di un anno e costo fino a 4.500 euro. Oviciti e spermatozoi in questo caso arrivano direttamente dalla Spagna. Questo spiega perché sia quello più funzionante. Dopo aver provato con Umbria, Marche, Calabria e Policlinico di Milano, l'unico a dare esito positivo è l'Ospedale Alto Garda e Ledro del
Trentino Alto Agide che specifica: “Inizieremo da gennaio 2018, ma sono ammessi solo i residenti della provincia”. Questo è uno dei problemi. Sono pochissime le regioni con centri che praticano l'inseminazione eterologa, nonostante i risultati siano nettamente più incoraggianti di quella artificiale o in vitro. Il Ministro Lorenzin aveva promesso di agevolare le coppie con problemi di infertilità rivoluzionando i Lea (livelli essenziali di assistenza) e permettendo anche a coloro che non hanno un centro nella propria regione di avere un rimborso del ticket. Ad oggi, chiamando tutti i centri che effettuano l'eterologa, sembra proprio che non sia così. Quando è lo Stato a toglierti il diritto di avere un figlio non resta che rivolgersi a cliniche private o volare all'estero. C'è chi però non riesce a sostenere i costi.