Per tutta la durata del dibattimento Sergio Carminati, fratello del “cecato”, ha continuato a lanciare invettive nei confronti del nostro giornalista Lirio Abbate indicandolo al mondo dell’estrema destra come il responsabile che ha portato il fratello sotto processo
Una campagna di odio. Lanciata da mesi da persone dell’estrema destra e dalla famiglia Carminati contro L’Espresso ?e il giornalista Lirio Abbate. Il nostro giornale è stato preso di mira con insulti e invettive. Gli attacchi sono cresciuti dopo
la sentenza di primo grado, che ?ha condannato Massimo Carminati a 20 anni di carcere escludendo l’accusa di associazione mafiosa, per la quale in molti hanno esultato, soprattutto i familiari di alcuni degli imputati e amici del fascista, indicato adesso dal tribunale come “delinquente abituale”.
Per tutta la durata del dibattimento Sergio Carminati, fratello del “cecato”, ha continuato a lanciare invettive nei confronti di Lirio Abbate, autore di inchieste su Carminati, dileggiandolo sulla sua pagina Facebook, indicandolo al mondo dell’estrema destra come il responsabile che ha portato il fratello sotto processo. Così facendo diventare Abbate e L’Espresso obiettivi da colpire. ?
Tra i commenti ai post di Carminati sono apparse ripetute offese e insulti per giornalisti che si sono occupati fin dall’inizio dell’inchiesta. Sergio Carminati ha pubblicato anche lo scontro verbale, avvenuto durante la trasmissione di Enrico Mentana a La7, tra Ippolita Naso, difensore di Carminati, e Abbate.
Nella discussione che si è creata sui social si è inserito anche Maurizio Boccacci, leader di Militia, formazione di estrema destra: «Basta solo lo sguardo di commiserazione della grandissima avvocatessa Ippolita Naso nei confronti ?di quel ciarlatano scribacchino di Lirio Abbate». Sergio Carminati ha risposto: «Eloquente». Boccacci ha aggiunto: «Ogni giorno non manco di mandargli messaggi sulla sua pagina! immaginate il tenore dei messaggi...», e Sergio Carminati, di nuovo: «Ahahahha». A seguire, una scia di “like” di persone legate al mondo dell’estrema destra e al passato criminale del cecato.
Tra i commenti di un altro post, un utente espone la sua posizione anche in merito alla testimonianza nel processo di Roberto Grilli, (trafficante di droga ?che poi in aula ha ritrattato le accuse per paura). L’utente scrive: «Ricordare ?la testimonianza Grilli, una merda che cammina, calunniatore dalla nascita». Sergio Carminati apprezza con un “mi piace”.
Il primo post dopo la sentenza di condanna è pieno di esultanze e di dileggi, ?a leggere i commenti, contro i giornalisti che hanno raccontato i fatti in questi anni. Un utente commenta: «Una massa di bastardi». Un altro «Cazzari balordi». «Leccaculi». I post sono tanti, in alcuni torna il riferimento ad Abbate come chiaramente emerge nei commenti. Sergio Carminati scrive: «Lei è un poveretto che in nome del suo dio denaro ha calpestato con immonde e mai provate inchieste giornalistiche un uomo e tutti i suoi amici e parenti». ?Il neofascista Boccacci, sempre lui, discetta con sicurezza: «Uno sciacallo ?(il giornalista, ndr) contro un leone», e il leone sarebbe naturalmente ?Massimo Carminati. Un altro utente aggiunge: «Più che sciacallo (che già paradossalmente gli farebbe onore) direi zecca». E l’ultimo: «Abbate noto diffamatore».
In un commento a un altro post si legge: «Deve essere un grande infame questo giornalista da strapazzo». E poi ancora contro L’Espresso. Poi è lo stesso Sergio Carminati a scrivere di Giampiero Calapà, cronista del Fatto: «E non le auguro buona serata. Non mi sono mai piaciute le persone che mentono sapendo di mentire e ... Fatturare». E in alcuni post attacca anche Carlo Bonini di Repubblica. Altrove c’è chi chiede l’immediata liberazione di Carminati: «Ostaggio dello stato». Non manca la campagna contro il 41 bis. Anche su Twitter Sergio Carminati offre il meglio del suo campionario di insulti contro ?i cronisti: «Cojoni, merdosi, pezzi di merda, re dei cazzari». Insulto, quest’ultimo rivolto ancora a Lirio Abbate.