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Cultura
agosto, 2017

Rupi Kaur, poetessa di 24 anni da un milione di copie diventata famosa con i social network

Il suo primo libro “Milk and honey” ha venduto oltre un milione e mezzo di copie. Ma per la scrittrice di origine indiana Instagram è solo un mezzo

«Vi porto la mia seconda creatura». All’annuncio della sua nuova raccolta “The sun and her flowers”, in uscita il 3 ottobre in mezzo mondo, in sole ventiquattr’ore Rupi Kaur ha totalizzato 200mila like su Instagram. La poesia non è fatta di numeri, certo, ma per questa autrice indiana di 24 anni vale la pena fare un’eccezione, considerate le proporzioni del suo successo. Un milione e mezzo di copie vendute per il primo libro “Milk and honey” (uscito in Italia per tre60, traduzione di Alessandro Storti), altrettanti follower sulla piattaforma di condivisione di immagini.

È nata nel Punjab ?la capofila degli “Instapoets”, da giovanissima si è trasferita con i genitori in Canada, dove vive tuttora: dopo aver pubblicato i suoi primi lavori sui social media è stata scoperta da un editore americano, oggi il suo libro si trova nelle librerie alternative di San Francisco così come negli shopping mall della Florida. Compone poesie che parlano ?di amore, dolore, rinascita, accostate a disegni dal tratto delicato.

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Rupi Kaur, quanto conta per lei Instagram?

«Scrivo da sempre. All’inizio leggevo le mie poesie dal vivo, in piccoli spazi. Poi ho cominciato a usare Instagram e Tumblr per condividere i miei testi e i miei disegni prima con pochi amici, poi con un gruppo di persone sempre più ampio. ?I social media sono uno strumento potente, nel bene e nel male, ma una cosa è certa: permettono di aggirare i canali tradizionali, comunicare con un pubblico altrimenti inaccessibile. Me ne sono resa conto con “Milk and honey”: il libro si è diffuso a macchia d’olio, con il passaparola. Un amico lo ha regalato a un altro amico, una sorella a un’altra sorella, una madre ai figli».

Molti poeti ritengono che il social delle immagini non sia un luogo adatto alla complessità della poesia. Cosa ne pensa?
«Sono cresciuta in una famiglia in cui la poesia era di casa, fa parte dei miei primi ricordi, provengo da una comunità in cui i testi sacri sono scritti in versi, concepiti per essere cantati. Da bambina dedicavo molto tempo all’apprendimento del “kirtan”, la resa musicale di queste poesie, la trovo straordinaria. Ogni verso trasmette un mondo intero di esperienza e conoscenza, quei distici hanno allargato la mia visione dell’esistenza, fino a quel momento miope e semplicistica. Queste sono le mie basi, dunque per me Instagram è solo un mezzo, così come ne esistono altri in ogni epoca. Nascono, diventano popolari, appassiscono».

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Cosa le dà più soddisfazione?
«Alcuni aspetti della scrittura: anzitutto veder progredire la mia capacità artigianale. All’università ho studiato retorica, migliorare le mie abilità è sempre stato uno dei miei obiettivi. A volte mi fermo a riflettere sull’impegno che alcune persone mettono nel proprio mestiere, lo trovo formidabile».

Cosa la spaventa?
«Il mio lavoro si basa su esperienze personali. Quando ?le metto nero su bianco mi pongo delle domande: “Sarò all’altezza del compito? Riuscirò a trasmettere questi pensieri? E se i miei testi non rendessero giustizia a ciò che mi accade?”. Ma comincio a capire che queste preoccupazioni sono normali».

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