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Attualità
ottobre, 2018

Lady Eni e miss Congo: gli affari segreti della signora Descalzi

La moglie del manager del gruppo statale italiano ha una società offshore alle Mauritius con la figlia del presidente africano: lo svela un’inchiesta dei giudici di Parigi. Che indagano sui tesori nascosti dal dittatore. L'esclusiva su L'Espresso in edicola da domenica 14 ottobre

La moglie dell'amministratore delegato dell'Eni. E la figlia del presidente-dittatore del Congo francese. In affari insieme in una società offshore, coperta dall'anonimato, nel paradiso fiscale delle Isole Mauritius. Un affare gestito da un presunto tesoriere-prestanome del presidente congolese, l'ex generale Denis Sassou Nguesso. Che dal lontano 1979 è il dominus di quella nazione africana, dove il colosso statale italiano è diventato la prima multinazionale del gas e petrolio.

Le carte della società al centro del caso sono state scoperte in Francia in una perquisizione ordinata dai giudici istruttori di Parigi, che indagano sul presunto riciclaggio di centinaia di milioni di dollari usciti dalla casse pubbliche di Brazzaville, la capitale del Congo. Soldi reinvestiti in Francia, attraverso una fitta rete di fiduciari e società offshore, per comprare decine di ville, appartamenti e alberghi di lusso, a diretto vantaggio di familiari e collaboratori del presidente a vita Sassou Nguesso. In Congo metà della popolazione vive con un euro al giorno.
Claudio Descalzi

L'inchiesta ha portato la polizia francese, l'anno scorso, a perquisire una villa dove era nascosto un archivio riservatissimo: anonime società estere, conti bancari, proprietà immobiliari. In quelle carte c'erano anche i nomi dei presunti titolari di una misteriosa società offshore delle Mauritius, così identificati dagli inquirenti francesi: Julienne Sassou Nguesso, 50 anni, figlia prediletta del presidente congolese, già indagata a Parigi per riciclaggio; Hubert Pendino, ricchissimo imprenditore nell'ex colonia francese nonché sospetto gestore dei tesori esteri del dittatore; e Marie Madeleine Ingoba, la moglie di Claudio Descalzi, il manager che è al vertice dell'Eni dal 2014. La signora è cittadina congolese e ha conosciuto il marito quando Descalzi, all'inizio della carriera, guidava la filiale del gruppo nell'ex colonia francese.
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L'azienda statale italiana in questi anni è stata coinvolta in varie indagini, a Milano, con l'accusa di corruzione internazionale. Descalzi è uno dei dirigenti imputati di aver autorizzato una presunta maxi-tangente petrolifera in Nigeria, che risale però al 2011, quando il gruppo era ancora guidato dal suo predecessore Paolo Scaroni. L'impresa italiana comprò un giacimento versando oltre un miliardo di dollari al governo dell'allora presidente Goodlick Jonathan, ma pochi giorni dopo l'intera somma è sparita in un vortice di tangenti a politici e bonifici a società offshore. L'Eni respinge tutte le accuse. Nessuno ha mai accusato Descalzi di aver incassato soldi personalmente.

In nessuna indagine italiana era mai emersa la società offshore che, secondo l'istruttoria francese, accomuna la moglie del manager italiano con la figlia e con il presunto tesoriere del presidente congolese. I nomi dei suoi azionisti non sono pubblici. I registri delle Mauritius segnalano solo che la società è stata costituita nel 2012 e risulta tuttora attiva: secondo le carte sequestrate in Francia, ha gestito fabbriche di birra, ma può fare affari di ogni tipo in tutto il mondo.

L'Espresso, nel numero in edicola da domenica 14 ottobre pubblica in esclusiva tutte le notizie emerse con le indagini francesi. L'inchiesta giornalistica svela anche i segreti di altre società offshore, che hanno venduto all'Eni quote di giacimenti in Congo, incassando milioni di dollari dal gruppo statale italiano. Le carte riservate dei paradisi fiscali, scoperte dal consorzio giornalistico Icij ed esaminate da l'Espresso, collegano anche queste offshore dei giacimenti allo stesso Pendino: il presunto tesoriere-prestanome del presidente congolese.

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