Un libro sul mito eterno della guerra di Troia. Un confronto fra i due eroi contrapposti eppure con molto in comune
C’è un piccolo libro antologico stampato da Adelphi nello scorso ottobre con il titolo “Sull’Iliade”. L’autrice è Rachel Bespaloff, nata in Bulgaria nel maggio del 1895 e morta il 6 aprile 1949. L’indice è significativo: Ettore, Teti e Achille, Elena, La commedia degli Dei, da Troia a Mosca, il pasto di Priamo e Achille, Fonte antica e fonte biblica. Le pagine sono in tutto 99, seguono le note che si concludono a pag. 111.
E questo è tutto ma è moltissimo. Specchiata la contrapposizione dei due eroi, Ettore e Achille. Due eroi animati soprattutto dal coraggio eppure, nell’apparenza dell’identico sentimento che li anima, le differenze sono moltissime. Naturalmente è l’autrice che le coglie, le amplifica, le spiega. I fatti di per sé sono abbastanza semplici nelle guerre di allora. Due Capi egualmente valorosi e coraggiosi a un certo punto decidono di sospendere la guerra generale e vedere qual è il risultato del confronto tra i due eroi. Questo si svolgeva quasi dovunque ma non era ancora mai accaduto nella guerra di Troia poiché il numero degli eroi da una parte e dall’altra era notevole e perciò era molto difficile indicarne due e fare del risultato di quel duello il risultato della guerra stessa. Questo non poteva accadere. Ma nessuno vietava naturalmente di sfidare il prescelto rivale e portarne a casa il risultato. Non era come ho già detto un risultato strategico ma faceva emergere il valore di due tra i principali rivali.
Non c’è dubbio, sia nel libro che stiamo esaminando sia nella vera e propria guerra di Troia (ammesso che ci sia stata e che i personaggi che si affrontavano fossero esattamente quelli che il poema omerico indica), che lo scontro tra Ettore e Achille era praticamente scritto nella logica di quella guerra e quindi avvenne ed è lo stesso poema omerico ad indicarlo senza tuttavia raccontarlo nei dettagli che viceversa furono tramandati da tradizioni più recenti e addirittura recentissime come è appunto quella della Bespaloff. Noi sappiamo attraverso la mitologia omerica, che quel duello avvenne e sappiamo anche come terminò: Achille batté Ettore dopo ripetuti assalti reciproci e poi ne legò i piedi al suo cocchio da guerra e lo trascinò per tre volte attorno alle mura della città mentre dall’alto di esse tutti lo guardavano commossi e terrorizzati e alla fine sempre col corpo di Ettore legato al suo carro arrivarono all’attendamento dove facevano buona guardia i soldati di Achille. Lì il corpo fu ricomposto e steso su una sorta di lettiga in prossimità della riva del mare. Achille aveva detto ai suoi che il giorno dopo quel corpo sarebbe stato bruciato e le ceneri disperse nell’acqua.
Questa è la storia tradizionale di un evento - la guerra di Troia - che probabilmente non si è mai svolto come forse la città di Troia non è mai esistita sebbene accurate indagini iniziate a fine Ottocento e tuttora proseguite affermano invece che quella città ci fu e uno scontro tra la Grecia ellenica e le terre del Medio oriente abitate da popolazioni di diversa origine deve essere probabilmente avvenuto.
È molto interessante tuttavia il lavoro della Bespaloff poiché dà a quanto probabilmente avvenne una serie di sentimenti, motivazioni e significati nuovi e originali.
L’esame di questi sentimenti e dei valori ideali che li accompagnano non è soltanto dell’autrice ma di molti altri studiosi dello scontro tra la Magna Grecia e le popolazioni di origine orientale che inondavano i territori intorno al Mar Nero. Del resto in quell’epoca scontri analoghi avvenivano dappertutto sulle coste orientali del Mediterraneo e prima ancora ancora del Mar Nero e prima ancora della Crimea e della Russia meridionale. Erano territori immensi che storicamente dettero origine alle imprese del giovanissimo Alessandro Magno il quale tutti li percorse fino ad arrivare al Gange e ai confini dell’India in prossimità delle alture dell’Himalaya. Lì avvenne la gran parte delle vicende che dettero vita dopo la morte di Alessandro a vari imperi che si fronteggiarono l’un l’altro.
Ne ricorderò qui un altro che in qualche modo è connesso con la tradizione della guerra di Troia ed è l’impero di Minosse, che univa l’Egitto, Cipro e Creta e il Peloponneso greco. Qui nacque la tradizione di Teseo, del Labirinto e del filo rosso di Arianna. Di quel filo rosso parliamo ancora perché è il simbolo della vertigine tra la terra e le stelle che ancora fa parte del pensiero moderno che attraverso quello antico cerca di comprendere il senso e la storia della vita.
Se vogliamo interpretare nel modo più aderente al suo pensiero il libro della Bespaloff il tema è propriamente la profonda differenza tra due sentimenti che appaiono formalmente eguali: il coraggio di Ettore e quello di Achille. Ettore era il giovane capo dei troiani; suo padre era Priamo e Paride uno dei suoi più giovani fratelli. Paride aveva partecipato ad una gentile contesa tra quattro belle donne, anzi le più belle nella tradizione dell’epoca. Tre erano delle dee: Era, la moglie di Giove; Afrodite e Atena; ed Elena, moglie di Menelao e regina di Sparta. Paride, giovane fratello di Ettore, era stato insediato come giudice e giudicò vincitrice la sola donna terrestre che partecipava a quella gara: Elena. Seguirono alcuni giorni in cui Paride tentò di convincere Elena ad abbandonare suo marito e a seguire lui a Troia, fino a quando la convinse a tornò appunto a Troia con la moglie di Menelao. Il fratello di Menelao era Agamennone, capo degli Achei e insieme lanciarono a tutti i capi della Grecia la chiamata per andare a Troia a riprendere Elena. Ma in realtà i veri motivi di quella guerra erano di imporre la supremazia greco-ellenica sulle potenze orientali. Questo fu il vero motivo ed a questo risposero tutti vari capi e perfino Odisseo, signore dell’isola di Itaca e Achille, re di un piccolo territorio ma soprattutto figlio della dea del mare Teti. Questo fu l’esercito e questa fu la guerra, la prima guerra mitica tra l’Occidente e l’Oriente.
Il vero contenuto del libro che parla con molta attenzione di queste vicende ma soprattutto del loro significato non tanto storico quanto psicologico, è appunto l’esame del coraggio. La Bespaloff è molto attenta a questo esame. A me ricorda anche il libro di Margfuerite Yourcenar sulla vita di Adriano, secondo imperatore della famiglia Antonina, dopo Traiano e prima di Antonino Pio e di Marco Aurelio. Adriano o meglio la Yourcenar riflettono anch’essi sullo strumento del coraggio e dei suoi rapporti con la politica e con la vita privata. È lo stesso percorso che in modo diverso ha fatto la Bespaloff. Personalmente ho trovato il lavoro della Yourcenar molto più complesso e più completo, ma comunque sono due bei libri che dimostrano non dico unicamente ma principalmente il fatto che un elemento di carattere, un valore, un ideale, ne contengono molti altri, spesso anche contraddittori con l’elemento principale. Per capir bene queste differenze bisognerebbe parlare a fondo di Nietzsche e di Freud e perfino della grande musica che dal Bach delle grandi fughe si innesta in Beethoven, in Schubert ed in Chopin arrivando fino alla musica modernissima.
Faccio questo richiamo per dire che un solo elemento psicologico nasce dall’istinto. Tutte le razze viventi a cominciare dalle vegetali e poi dalle animali dai quali uscì la nostra specie rappresentano l’evoluzione dell’istinto in sentimento, in valori, in ideali. Qui nasce la mente, sede dei nostri pensieri.
Al pensiero e alle sue funzioni vale la pena di pensare.