L'ex monopolista telefonico avrebbe affidato i lavori per la banda larga e ultralarga solo una manciata di società già sue storiche partner. E ora, dopo la segnalazione dell'Anac, la palla passa all'antitrust

Affidamenti diretti. Documenti mancanti. Restrizione della concorrenza. Mentre pare scongiurata la guerra con i sindacati per i tagli annunciati (previsto il contratto di solidarietà per quasi 30 mila dipendenti oltre a circa 5 mila prepensionamenti), Telecom si trova a dover affrontare un altro problemino. A farlo emergere è stata l’Autorità Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, che ha passato al vaglio gli appalti per banda larga e ultralarga, le infrastrutture che permettono di navigare velocemente su Internet. Opere che il gruppo controllato dal francese Vincent Bolloré ha affidato ad altre aziende, come ?da prassi, violando però i «principi di imparzialità, parità di trattamento e trasparenza». Invece di fare gare aperte a tutte le imprese potenzialmente interessate. Telecom ha infatti preferito pescare tra i suoi storici partner. Sielte, Sirti, Valtellina e Alpitel: queste le aziende che si sono aggiudicate più appalti.

La scelta dell’ex monopolista telefonico «ha sensibilmente ristretto il mercato», ha riassunto l’Anac argomentando così la tesi: «L’albo fornitori di Telecom al momento dell’espletamento delle procedure negoziate includeva solo 26 operatori qualificati», mentre le aziende potenzialmente idonee a svolgere quei lavori «erano quasi 600». Risultato? Gli appalti, suddivisi in 28 lotti, sono stati affidati in tutto a sole 11 imprese. Una limitazione alla concorrenza emersa ?in maniera evidente in Calabria e Campania, dove «il numero degli offerenti è risultato pari a quello dei lotti in gara», con la conseguenza che «ciascuno dei partecipanti si è aggiudicato un lotto». Come dire: la torta è stata spartita ?in casa e in parti uguali, senza scontentare nessuno. È questa in sostanza ?la conclusione della delibera firmata da Cantone a fine marzo, ben prima dell’instaurazione del governo Lega-M5S.

I contratti finiti sotto la lente dell’Anticorruzione riguardano sette regioni, quasi tutte del Mezzogiorno: Calabria, Campania, Sicilia, Veneto, Basilicata, Lazio e Molise. La posa della fibra ottica in queste zone è stata realizzata sfruttando denaro pubblico: quasi 230 milioni di euro messi a disposizione dall’Unione europea attraverso i fondi Fesr. L’Anac non ha il potere di multare Telecom (né le aziende a cui questa ha affidato i lavori) per un’eventuale violazione delle norme sulla tutela della concorrenza e del mercato. Questo compito spetta all’Antitrust. E infatti, tra i destinatari della delibera, oltre alla stessa Telecom e al ministero dello Sviluppo economico c’è proprio l’Autorità diretta da Giovanni Pitruzzella.