Il gruppo Argo Finanziaria vende ai francesi di Ardian. Che dopo il crollo del Morandi chiedono controlli supplementari
Un pezzo del ponte Morandi rischia di crollare anche su Beniamino Gavio. Il secondo concessionario privato italiano dopo i Benetton (Atlantia-Autostrade) aveva firmato il 2 agosto le carte per cedere il 40 per cento di Astm e Sias, le subholding delle autostrade, per 850 milioni di euro. L’impegno a comprare entro fine settembre è stato firmato dai francesi di Ardian infrastructure, primo fondo europeo e uno dei primi cinque del mondo con un patrimonio gestito superiore ai 70 miliardi di euro. Ma il 14 agosto, dopo la catastrofe di Genova, in Ardian è scattato l’allarme rosso. Prima di pagare, i francesi hanno chiesto e ottenuto di verificare la sicurezza di alcune opere. Nel mirino è finita la Torino-Savona, 124 chilometri di autostrada che nel tratto appenninico presenta una successione interminabile di viadotti. Gavio si dice fiducioso sull’esito dell’operazione. «Come tutti, anche i nostri partner sono rimasti colpiti dal crollo del 14 agosto e hanno chiesto di partecipare a una serie di riunioni tecniche con i loro esperti». Secondo quanto risulta all’Espresso, gli ingegneri mandati dai francesi stanno eseguendo controlli sul tracciato in autonomia rispetto ai consulenti del gruppo Gavio, cioè la società spagnola Fhecor e il professore Giuseppe Mancini, ex docente del Politecnico di Torino da qualche mese in pensione, molto critico sui difetti di progettazione del viadotto Morandi. Le riserve di Ardian non sono l’unica incertezza sulla conclusione dell’accordo nei tempi stabiliti. Il passaggio delle quote di Nuova Argo Finanziaria, creata il 2 agosto per accogliere i partner transalpini, deve essere approvato dal titolare della concessione, il Ministero delle infrastrutture (Mit) guidato da Danilo Toninelli. «Alcune delle prescrizioni rimandate al Mit», prosegue Gavio, «hanno avuto seguito, altre no. Non abbiamo mai avuto contatti diretti e non conosco il ministro. Aspettiamo di essere chiamati ma al momento c’è una grande confusione». Parlare di confusione al Mit è un understatement. Toninelli ha parlato di revoca della concessione per l’A10 senza sapere che il tratto Savona-Ventimiglia non è dei Benetton ma di Gavio. Il decreto Genova è vago e incompleto. La nazionalizzazione delle concessionarie è avversata dalla Lega e l’unica società che potrebbe farsi carico delle autostrade, l’Anas, è stata finora esclusa in attesa che l’ad Gianni Armani, nominato da Matteo Renzi, venga estromesso in favore di un manager di fede grillina. Per il gruppo Gavio l’accordo con Ardian è fondamentale ai fini dello sviluppo in Usa, in Colombia e soprattutto in Brasile, dove il gruppo di Castelnuovo Scrivia controlla Ecorodovias e ci sono 20 mila chilometri di nuove strade da costruire. È un mercato che ha ben altra attrattiva rispetto all’Italia dove Gavio ha visto scadere le sue concessioni sulla Torino-Piacenza e sulla Torino-Ivrea-Val d’Aosta, mentre una terza, la Savona-Ventimiglia, scadrà nel 2021. La potenza di fuoco di Ardian è indispensabile per l’espansione all’estero. I rapporti con i francesi sono nati dall’acquisto del 49 per cento dell’Autovia Padana (Piacenza-Cremona-Brescia) per 80 milioni di euro nel 2017. Nelle buone relazioni sul fronte transalpino è stato essenziale il ruolo di Stefano Mion. L’ad di Ardian Infrastructure Usa è il figlio di Gianni Mion, per trent’anni architetto della diversificazione e dell’organizzazione finanziaria in Benetton. Mion senior e Fabrizio Palenzona, presidente delle concessionarie autostradali (Aiscat), hanno organizzato la pace fra i due gruppi, a lungo rivali. Sineco, la società di engineering e manutenzione dei Gavio, lavora con Aeroporti di Roma (Atlantia). E proprio la Torino-Savona è un esempio dell’intesa cordiale tra Ponzano Veneto e Castelnuovo Scrivia. Costruita dalla Fiat alla fine degli anni Cinquanta come collegamento verso il porto di Genova, è stata per decenni l’autostrada più pericolosa d’Italia con tratti alternati a due e quattro corsie. Dalla Fiat, la Torino-Savona è stata ceduta all’Iri. Lo Stato l’ha girata ad Autostrade che a novembre dell’anno scorso l’ha venduta a Gavio. Anche con le quattro corsie, il tracciato rimane molto problematico. Due viadotti sono stati abbattuti e sostituiti. Un terzo, il Mallere, farà la stessa fine a partire dall’autunno. Sul colossale viadotto Lodo a Cadibona, definito “opera d’arte” sul sito dell’autostrada anche se il ferro arrugginito emerge dal cemento, sono in programma investimenti per 20 milioni. Il 28 agosto, due settimane dopo Genova, l’autostrada ha vietato il transito ai trasporti in eccedenza per 14 km fra Savona e Altare in direzione Torino. È la rotta dei tir che portano i coil d’acciaio dall’Ilva di Cornigliano all’impianto di Novi Ligure. Uno di questi veicoli, con 443 tonnellate di carico, potrebbe avere dato il colpo di grazia al Morandi. Gavio, che fa anche autotrasporti, conosce il problema. «Tre dei nostri mezzi sono passati sul ponte un quarto d’ora prima del crollo». Sulla Torino-Savona meglio viaggiare leggeri.n