La barba, come Platone. E il dono di Dioniso, vino da bere e gusto del simposio. Roma. Lo studio della filosofia antica.
Le cose che hanno in comune lo scrittore Matteo Nucci e Tommaso Paradiso, voce e leader della band Thegiornalisti: un libro dedicato a Eros, che scaglia saette al lettore inabissandolo nella bellezza dei miti greci. Un album intitolato “Love”, disco d’oro e primo nella classifica Fimi/Gfk dei più venduti in Italia. Per Paradiso, una tournée sold out, “Love Tour 2018”, che ripartirà a marzo. Per Nucci, romanziere due volte finalista al Premio Strega, un nuovo libro, “L’abisso di Eros” (Ponte alle Grazie) che, riflettendo sui riti e gli inganni, le euforie e gli spaesamenti della seduzione, squaderna certezze, ribalta cliché, solleva lembi di miti conosciuti per guardarvi meglio dentro. Stemperando la ricerca intellettuale in un itinerario imprevedibile attraverso luoghi dove le pietre, ciò che resta di sentieri, una luce perfetta, una viola mammola, fiore d’Afrodite dal profumo narcotizzante, rimandano alla cultura classica. E proiettando le più contemporanee complessità del cuore in un olimpo che tutto aveva già previsto.
Naturale accostarli in un dialogo sull’amore, principio delle cose che sono, e sentimento che mostre, libri, film stanno più che mai rilanciando. Amour-fou, che strappa dalla tranquillità, radendo al suolo tutto ciò che contava fino a un attimo prima. E amore ideale, amore plurale, amore per la vita o per un sogno. Neoromanticismo che, a sorpresa, si insinua in tempi dove il disprezzo scalza la tenerezza, il rifiuto prevale sull’accoglienza.
MATTEO NUCCI: «Sono tempi di sovranismo psichico! È un’espressione che mi fa impazzire questa coniata dal Censis per spiegare che il sovranismo non è soltanto politico ma è nella mente degli italiani. Tommaso, dovresti fare una canzone sul sovranismo psichico».
TOMMASO PARADISO: «In realtà, io ho fatto questo disco, “Love”, per riportare l’attenzione su una laicissima voglia di rispetto, su un desiderio di volersi bene, di dialogare. Io sono molto generoso nei sentimenti, sennò non scriverei canzoni. Questo disco, “Love”, è nato come risposta agli urlatori, agli arrogantoni. Oggi si fa politica andando solo dove va il consenso, ma io credo che la politica sia educare il cittadino, spronarlo a conoscere, a studiare. I politici, se ancora vogliono continuare a parlare a qualcuno, devono investire su questa richiesta di dialogo, di approfondimento, contro gli odiatori dei social network».
NUCCI: «Quello che stai dicendo è proprio l’inizio del mio libro: il discorso di Pericle».
Pericle spiega la grandezza degli ideali ateniesi. «Noi, più che imitatori, siamo per gli altri un esempio», dice.
NUCCI: «Ciò a cui si riferisce Tommaso è molto interessante. Il politico oggi, non solo qui ma ovunque, parla dopo aver visto i sondaggi su ciò che vuole la gente. Un grande statista fa esattamente il contrario: di Pericle, Tucidide diceva che se vedeva i cittadini che avevano troppa paura gli dava coraggio, se li vedeva inutilmente coraggiosi li riportava alla paura. Il grande politico deve andare contro la tensione del cittadino, la deve ridimensionare, lo deve educare. Io penso che una delle urgenze fondamentali di oggi sia educare al senso critico».
PARADISO: «La filosofia ti insegna questo: a essere critici sulle questioni, a non avere un punto di vista assoluto, ma ad aprirti ad opinioni diverse. Ad ascoltare, a dialogare, a praticare la maieutica. Insultare, invece, è il contrario del bene. Ecco, il bene sta dietro la conoscenza. Io con le mie canzoni cerco di parlare leggero perché la leggerezza mi appartiene, e perché così credo di arrivare a più persone. Ma chi viene ai nostri concerti, o parla con i nostri fan, scopre un mondo magnifico, di gente appassionata, positiva, che studia, che non si droga, che condivide questi temi».
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L’amore va di moda?
NUCCI: «Oggi si parla molto d’amore. Ma, a prescindere dai tempi, Eros è il sentimento più potente che esista nell’animo umano. I Greci l’hanno raccontato in maniera suprema, cristallina: inarrivata. Soprattutto Platone. Quando parliamo di Eros pensiamo soprattutto alla parte sensuale, ma non è così per gli antichi: la parte sensuale è solo l’inizio, quella che cattura l’orgoglio, la dignità, la rabbia, e arriva fino alla parte razionale: all’amore per le cose, per un’idea, per una fede. Le grandi fedi sono la meta di una passione erotica».
PARADISO: «Sono d’accordo con Platone, e con te. L’amore è talmente la forza più potente del mondo che spesso diventa forza distruttrice. Io parlo della faccia più normale dell’amore, quello per una donna, che è per me una figura sacra. Ho una venerazione per le donne: la passione è sempre stata per me l’ispirazione, il motore di tutto».
NUCCI: «Noi ci siamo conosciuti per un altro amore, che per i Greci è eros puro: la passione per il vino».
PARADISO: «A me piace accompagnare l’alcol all’amore. E anche alla scrittura. L’alcol è un incentivatore di sensazioni. E siccome l’arte è esasperazione, deve essere un po’ esagerata, il vino è un buon acceleratore di scenari emotivi. È vero, io e te ci siamo incontrati al bancone di un’enoteca».
Il video di “Questa nostra stupida canzone d’amore”, doppio disco di platino, si apre con il cliente di un locale stile speakeasy e lei che fa il barman. La letteratura è piena di personaggi sullo sgabello di un bar. Indimenticabile “Betty” di Simenon.
PARADISO: «Il bancone del bar diventa terreno di incontri tra persone sole come te, con le quali, anche se non le rivedrai più, puoi parlare per ore. E spesso succede che ti confidi più con questi sconosciuti che con i tuoi amici. Bere insieme fa conoscere meglio chi hai di fronte: il vino tira fuori quello che sei veramente. A me suscita emozioni positive, fa emergere l’amore che ho per le piccole cose, e per la vita».
NUCCI: «Questo succede perché tu bevi vini molto buoni, e non bevi troppo. Il vino abbassa il super io, toglie quel controllo che impedisce di socializzare. Se bevi male, o bevi troppo...».
PARADISO: «No, meglio andarsene a letto, io ho una grande autodisciplina anche quando sono ebbro».
Eros rende ebbri e sottomette il raziocinio. “Questa nostra stupida canzone d’amore” è un testo che si scrive quando si è molto felici, ha detto. Ma anche con la paura di perderla quella felicità, “Felicità puttana”. Nucci, l’amore ha inscritta in sé l’infelicità?
NUCCI: «Le grandi felicità hanno sempre inscritto il loro contrario. L’amore è fatto di infelicità, non c’è dubbio. Esiodo lo racconta benissimo nel mito della prima donna, Pandora, che è il male inviato da Zeus agli esseri umani. Gli umani, prima tranquilli, senza dolori, vivono la loro vita senza malattie e senza problemi. Finché Zeus non invia loro il male, la punizione: la donna. Cioè l’amore, la felicità, ma anche i dissidi, i grandi dolori, le amarezze, le delusioni, la disperazione. Da una vita di noia si passa a una vita di possibili felicità. E infelicità».
PARADISO: «Aspetta, però: ce lo accolliamo volentieri questo rischio. Come dice il poeta Venditti: «Rimangerei la mela del peccato», pur di avere la donna ideale accanto».
L’amore fa perdere l’equilibrio. Trascina in una dimensione nuova, estranea. Ma si può negare l’amore per evitarne la furia come fa Fedra, come ci narra vertiginosamente Euripide?
PARADISO: «Per me no, assolutamente. L’amore manda avanti qualsiasi cosa, pensiamo solo al comportamento animale, al cucciolo che appena nato tende a cercare la madre. L’amore è una forza istintiva, naturale, inevitabile».
NUCCI: «Ci sono quelli che provano a resistergli. I grandi uomini e donne che dicono no ad Afrodite, e si immolano alla dea che meglio li protegge, Artemide, la divina cacciatrice vergine. Cosa fanno? Cacciano. E la caccia cos’è? È la seduzione, un atto di conquista, di rapimento della preda. In realtà, all’amore non si sfugge. Anche le amazzoni rifiutano l’accoppiamento, sono guerriere. Ma l’amazzone Pentesilea, la loro regina, si innamora di Achille. E Achille la uccide, ma uccidendola si innamora di lei».
Perché la seduzione è inganno?
NUCCI: «Per sedurre bisogna ingannare, sì. Bisogna dire la verità, ma non la dici mai così com’è. Raccontare, del resto, è dire le cose in un modo ingannevole, questa è la letteratura. Il Truman Capote di “A sangue freddo” scrive le cose così come sono? No, racconta i fatti come accaddero, ma trasformati, non da cronista. La cosa interessante che ci dicono anche i Greci è che bisogna lasciarsi ingannare. Solo chi sa lasciarsi ingannare sa anche evitare l’inganno. Prendiamo i libri: il grande lettore non è l’ipertecnico, ma quello che si lascia conquistare, ingannare appunto. Nel mito di Pandora emblematica è la figura del titano considerato scemo, Epimeteo, dall’intelligenza lenta. È lui il nostro eroe: Prometeo, divinità del lavoro, dell’impegno, della produttività, in confronto è uno stupido. Epimeteo si lascia ingannare perché capisce che quell’inganno di Zeus, la donna, gli porterà la vitalità, rispetto alla morte di noia».
PARADISO: «Questo è il romanticismo: la spinta a vedere il bagliore, nel buio. Pensate ai grandi quadri romantici: se non stai nel mare in tempesta non hai modo di salvarti. Romanticamente c’è del bello, dell’eroico, del vitale anche nella disperazione».
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«Potenza terrorizzante del brivido erotico», scrive Nucci: E ancora: «Per amarsi è necessario tradirsi. Lottare e disperare. Lasciarsi prendere dall’ira e dall’orgoglio. Salvare la propria dignità. Eppoi rincorrersi». Per amarsi è necessario tradirsi?
PARADISO: «Sarebbe meglio di no. O stai parlando di un autotradimento? Di una messa in discussione di cose su cui mai avresti pensato di cambiare idea?».
NUCCI: «No, no, parlo proprio di tradire l’altro. Quando si sta sempre insieme, il movimento è inevitabile».
PARADISO: «Perché c’è un lato volubile in tutte le persone. Anche nella piena e totale felicità di una vita apparentemente serena c’è una forte attrazione ad andare verso una parte oscura, nuova».
Il mito mette in guardia persino dal rischio delle relazioni simbiotiche. Anche quando c’è un’intesa sensuale straordinaria, come si fa a non scivolare nella perdita di sé e, subito dopo, nella noia?
PARADISO: «Io ho visto diverse persone cambiare per somigliare all’altro. Ma quando cominci a diventare troppo simile alla persona che ami scatta la noia. Io ho sempre preferito la donna che mantiene la sua identità: la stimo e mi piace proprio perché è diversa da me. Tanti miei rapporti sono finiti perché a un certo punto accadeva questo».
Eppure l’amore tende alla relazione. Elena, ad esempio: tradisce il vecchio marito con Paride. Poi, però, torna dal rassicurante, forse noioso, Menelao.
NUCCI: «Questo è un aspetto del mito di Elena che si dimentica sempre. Elena la chiamiamo Elena di Troia ma per alcuni a Troia non è mai andata. Elena è di Sparta, è nata a Sparta, ha regnato a Sparta, si è sposata a Sparta, a Sparta fa ritorno. C’è una scena fulminante nell’Odissea, quando ritroviamo Menelao ed Elena insieme, nella loro reggia, in una perfezione coniugale. Com’è possibile che siano tornati insieme dopo tutto quello che è successo, ti domandi. Nessuno ce lo spiega veramente. Ma ce l’hanno fatta. E quel luogo, a Sparta, diventa il santuario della felicità, dove i genitori portano i bambini perché abbiano, come Elena e Menelao, la felicità coniugale».
Nel nostro immaginario, Sparta è legata alla forza, alla potenza militare, a un modello di comunità politica. Nel suo libro è una città dell’amore. Come “Riccione”, il tormentone dell’estate scorsa dei Thegiornalisti. Come “New York”, disco d’oro digitale?
PARADISO: «In realtà, sono città evocative di altro. In questo periodo sono estremamente affascinato, pur sapendo che è il momento peggiore per esserlo, dagli Stati Uniti d’America. “New York” descrive alcuni simboli di cultura americana. A Riccione non sono mai stato in vita mia, ma mi evocava una tipica estate da italiano medio - non in senso dispregiativo, attenzione. Ci sono luoghi, poi, che non hanno niente di speciale, però lì incontri una persona e improvvisamente diventano posti dell’amore».
NUCCI: «Io adoro anche la Sparta di oggi. La Sparta rinata, come Atene, 150 anni fa dal sogno di un giovane re, una cittadina da neanche 20 mila abitanti. Tutti dicono che non c’è niente da vedere. A me piacciono molto le sue architetture, i posti dove si mangia e si beve bene. Ovunque, nella Grecia di oggi c’è un forte spirito di libertà che non si respira in nessun’altra parte d’Europa. Ti trovi in un locale, e nel cuore della notte entra un vecchio musicista di bouzouki che si mette a suonare. E risenti tutta la testardaggine e lo spirito ribelle di questo popolo. I Greci hanno una formidabile voglia di acciuffare l’opportunità della crisi. E la Grecia di oggi è la salvezza d’Europa. Prendiamo il tema migranti: se ne parla come se fosse un problema, quando obiettivamente non c’è alcuna invasione di migranti».
PARADISO: «È un allarme che serve a deresponsabilizzare gli italiani dalle loro colpe e dai loro doveri».
NUCCI: «In Grecia sì, c’è un problema numerico di migranti: ci sono 80 mila persone bloccate dal 2015 in un Paese da 10 milioni di abitanti, che è anche il più povero d’Europa. Nonostante ciò, i partiti xenofobi non sono minimamente cresciuti. La xenofobia non sale per una questione culturale: i Greci si ricordano del loro essere stati profughi. Sono andato per scrivere un reportage al campo profughi di Idomeni, e lì ho incontrato una vecchia che faceva fare la doccia ai migranti a casa sua. Se le chiedevi perché, ti rispondeva che un tempo anche lei era stata profuga. Pure noi lo siamo stati: perché non ce lo ricordiamo?».
Negli ultimi tempi moltissimi autori hanno scritto di miti greci, da Daniel Mendelsohn a Colm Tóibín, da Sylvain Tesson a Stephen Fry. Perché?
NUCCI: «Perché c’è bisogno di domande e di risposte forti. Il mito è solido, pone domande. E non è mai univoco: di ognuno ne esistono tante versioni. Il mito ti spinge a uno stato socratico di “aporia”. “Poros” è il guado, il passaggio che ti porta avanti. Se ti trovi in uno stato di aporia sei certamente spaesato, in dubbio, ma sai che ti devi dar da fare per capire dove andare. Rivaluti lo stato di crisi. Il mito, e gli antichi greci, ti spingono a capire che la crisi è un momento buono, fondamentale, di prospettive: “crisi” vuol dire bivio, appunto, necessità di scegliere. Noi oggi stiamo facendo il contrario: pensiamo che la crisi sia negativa e ci fermiamo a difendere con gli steccati l’indifendibile. Bisogna prendere una via, invece, l’una o l’altra. I miti ti spingono a dire: sono in crisi, sono spaesato, non ho risposte, devo scegliere. Anche se sbaglio».
Il successo cambia un sentimento fragile e denudante come l’amore?
PARADISO: «No, non lo cambia, resta un’esperienza privata. Se mi sta chiedendo se la mia ragazza mi ama di più perché sono famoso, le dico di no, perché mi ha conosciuto prima del successo. Anzi è insieme a lei, e grazie a lei, che ho costruito tutto questo percorso. C’è una stima sovrumana di entrambi: lei è fonte di ispirazione, una musa per dirla con i Greci, che dà solidità a tante fragilità. Se invece si riferisce al fatto che ora persone diverse mi stanno più attaccate, beh, sì, succede».
Nucci, lei cura un sito di cultura taurina, uominietori.it. Il primo incontro tra uomo e animale ha molto di simile all’incontro tra due persone destinate ad amarsi. Perché una corrida funzioni, dice Hemingway, un toro non deve mai essere entrato prima nell’arena. Quanto gioca l’esperienza di fronte a Eros? Vi chiedo: quanto è necessario in amore che il cervello sia sgombro da memorie di relazioni precedenti?
PARADISO: «Di fronte a nuove storie, nuovi rapporti, bisogna non farsi condizionare troppo dall’esperienza. Poi succede anche la cosa bellissima che incontri persone che ti fanno cancellare tutta l’esperienza che pensi di avere».
NUCCI: «Che il toro non abbia esperienza è funzionale al fatto che nell’arena si faccia umano: perda il suo atteggiamento istintivo, cambi la carica, che è dritta, e inizi a fare la carica tonda, circolare: il toro si fa artista, mentre l’uomo diventa animale, minotauro. Di fronte a Eros, l’esperienza è ambigua. Da una parte è necessaria, dall’altra può anche ammazzare molti sentimenti. Ti dà la possibilità di muoverti meglio, di essere più capace di affrontare situazioni sconosciute, ma può anche bloccarti. A me, per esempio, l’esperienza fa fuggire».
Scusi, lei ha descritto le violentissime dinamiche che ci aprono il petto. Ha scritto un libro bellissimo e ipnotico su Eros che è forza primigenia. E scappa?
PARADISO: «In effetti il tuo libro parla di seduzione. Io preferisco parlare di “flirt”. E penso che flirtare sia la cosa più bella dell’universo. Seduzione è una parola più impegnativa, ha radici profonde, ci puoi scrivere sopra un libro che ripercorre le radici della nostra civiltà. Io che uso termini più semplici, trovo che flirtare sia la zona più bella in cui uno possa stare».
NUCCI: «La parola più importante del mio libro è “squarcio”. Di fronte allo squarcio non si può fare niente, quindi neanche scappare. Se c’è una donna che mi squarcia il petto non scappo».