Troppo spesso in politica si guarda solo alla convenienza personale e immediata. Occore ritrovare il coraggio di lottare per i propri ideali
«Ci sono cose per cui sono disposto a morire, ma non ce ne è nessuna per cui sarei disposto ad uccidere». Queste parole piene di convinzione e di passione furono pronunciate da Mahatma Ghandi durante la sua lotta per la liberazione del popolo indiano dal dominio dell’impero britannico.
Se si riflette con attenzione su queste parole di Ghandi, sembra lontano il tempo in cui uomini e donne lottavano, a costo del sacrificio supremo delle proprie vite, per gli ideali saldamente radicati in loro. Oggi, viviamo in un’epoca segnata da valori precari e da principi vulnerabili dove gli ideali, barattabili con disinvoltura, sono permutabili e permeabili da effimere e corruttibili ambizioni. Sembra altresì smarrita la capacità di indignarsi dinanzi a pratiche che tendono ad immolare sull’altare del trasformismo l’esercizio della coerenza, che viene ormai percepita e categorizzata come un insulso concetto démodé.
Tuttavia, se la nostra comunità dovesse abdicare a difendere i propri ideali non riusciremo a navigare senza perderci nelle acque tumultuose della vita e ad orientarsi senza traviarci nei sentieri tormentati dell’esistenza. Difatti, una società senza principi genera una comunità senza radici e priva di bussola. Inoltre, sono proprio questi ideali che dovrebbero essere al servizio degli esseri umani e non il contrario perché quando questi hanno la supremazia sulle persone si corre il rischio di una deriva autoritaria ed estremista. La centralità degli esseri umani in ogni processo sociale, culturale, politico e economico deve essere un valore insindacabile.
A tale riguardo, coloro che ricoprono responsabilità pubbliche dovrebbero avere maggior rigidità e zelo nel difendere gli ideali. Un cedimento, spesso figlio di un funambolismo politico, dovrebbe suscitare una profonda indignazione ed essere sentenziata con maggior austerità. L’esercizio della funzione pubblica dovrebbe quindi essere poco incline alla compromissione morale e meno adattabili ai cambiamenti repentini degli schemi di potere. A questo proposito, chi ha responsabilità pubbliche deve altresì considerarsi una sentinella degli ideali, dei valori e dei principi che albergano nella coscienza collettiva di una comunità altrimenti se si dovesse «appoggiare troppo su di loro finirebbero per cedere» come diceva cinicamente il principe degli intrighi politici, Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord, Ministro degli Affari esteri di Napoleone.
I professionisti della convenienza politica, come Talleyrand-Périgord, sono sempre esistiti soprattutto negli spazi dell’esercizio del potere. Questi soggetti, spesso considerati come soggetti folcloristici della vita pubblica, non sono generalmente i più idonei a tenere le redini di uno Stato, considerato che le funzioni supreme di un Paese richiedono probità di personalità, fedeltà di credo, dedizione di vocazione, saldezza di convinzioni, sobrietà di linguaggio, mitezza di postura, linearità d’azione e lucidità dell’agire.
Purtroppo, gli accadimenti di questi ultimi mesi ci restituiscono una fragilità del quadro socio-politico e una destrutturazione dei suoi principali assetti. In questo contesto liquefatto, proliferano gli individualismi in competizione tra loro, in una affannante e primeggiante bulimia del potere che si consuma all’interno di una dinamica profondamente imprevedibile e altamente sfuggente a ogni tentativo di analisi razionale. Questa competizione viene alimentata dall’illusorio timore dell’irrilevanza politica e dell’oblio sociale che spinge i protagonisti a un’iperattività dell’agire scandita da ritmi insostenibilmente crescenti e che non risparmiano i contenuti della sfera privata, fino a ieri coperti dal pudore, dal riserbo e dal senso di dignità. Come diceva Sandro Pertini «l’insidia più grande per un uomo politico è quella di innamorarsi del potere». Chi resiste alla passione del potere e coltiva l’amore della missione, ovvero essere generosamente al servizio dell’umanità, è consapevole che la vera rilevanza consiste nell’ispirare e nell’impattare permanentemente e positivamente sulla vita delle persone. Di certo questo è un cammino collettivo, lungo, insidiato da prove, che non acconsente scorciatoie e che tende ad accendere i riflettori sull’operato invece che sull’operatore.
Tuttavia, le manifestazioni dei giovani contro la crisi climatica testimoniano la fame degli ideali e la sete dei principi che albergano nei cuori delle nuove generazioni. Questa speranza ci impone di ritornare ad occupare con decisa convinzione quello spazio di lotta per gli ideali delineato da Mahatma Ghandi.