Non importa il programma o la rete.  Raffaella Maria Roberta Pelloni da Bologna è un punto fermo. E familiare. Come lo spot di cui era protagonista

Nel 1984 Giovanni Minoli lanciò un sondaggio durante il suo “Mixer” chiedendo ai telespettatori di votare il personaggio più amato d’Italia. I risultati, sorprendenti, finirono sulla copertina del Radio Corriere: Papa Wojtyla, Sandro Pertini e Raffaella Carrà. Ma non in quest’ordine. Il presidente partigiano arrivò terzo. Al secondo posto, dopo il Pontefice, Raffaella Maria Roberta Pelloni da Bologna. E da quel podio non è mai scesa. Programma dopo programma, lacrime o ricongiungimenti, principi azzurri o telefoni bianchi, per non parlare dei giovani senza parole che sbucciavano le palle della fortuna, Raffa è sempre entrata nelle case come se fosse ovvio. Aprendo cuori a prescindere.

A metà degli anni Ottanta, mentre Bettino Craxi tuonava con indignazione contro il suo compenso stellare considerato «Una vergogna» (e si sa che all’epoca il dispendio di denaro non andava granché di moda), la signora dal caschetto firmato Vergottini, forte di un nome d’arte che citava ben due pittori, espose il suo titolo di più amata dagli italiani nel mondo accogliente delle cucine. Con una mano saldamente serrata sul fianco, in quella posa che le apparteneva talmente tanto da essere immortalata in una statuina formato Oscar per i primi trent’anni di carriera, la Carrà si aggirava tra i mobiletti laccati con un tocco di lucidalabbra color ruggine, avvolta nei suoi abitini con le spalline fuori scala. Per raccontare al suo pubblico adorante la necessità di un mondo bello e solido, curato nei particolari, dotato di tutto e destinato a durare. Difficile pensare a una corrispondenza maggiore tra spot e testimonial. Perché, per citare un suo celebre gioco telefonico su Rai Due nel lontano 1990, se Raffaella fosse un luogo sicuramente sarebbe una cucina. Quel posto familiare, dove alla fine, gira che si rigira, ci si ritrova sempre.

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Nata emiliana, allevata romagnola, sessanta programmi televisivi, trenta film, nove sceneggiati e 21 dischi di platino, la regina dall’ombelico a tortellino nella sua vita professionale smisurata e poliglotta in cui ha reso plausibile un record di ascolti davanti a un barattolo di fagioli ha prodotto persino un libro di ricette: Insalata Soca Dance, zuppa di Raffaella, strozzapreti alla Carrà.

E quando la signora Pelloni, insignita del titolo di Dama dell’Ordine al merito civile in terra di Spagna si è riaffacciata in televisione in un programmino al minimo sindacale come “A raccontare comincia tu” (Rai 3) la sensazione di gioia diffusa è stata quella che fosse tornata a casa. A casa di tutti. Come un piatto della tradizione. Da mangiare insieme, seduti al tavolo della cucina. 

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