Esclusivo
Lega di governo e di riciclaggio: il rapporto dell'indagine di Bankitalia che inguaia Salvini
Sui soldi del partito finiti in società controllate dal Lussemburgo indaga anche via Nazionale. Ecco il rapporto riservato che mostra un giro vorticoso di pagamenti con al centro i due commercialisti di fiducia del leader
C'è un documento della Banca d’Italia che collega i conti della Lega al Lussemburgo. È un rapporto compilato dagli analisti della Uif, l’ufficio antiriciclaggio, quello che monitora le operazioni sospette segnalate dagli istituti bancari. L’istruttoria, di cui L’Espresso è entrato in possesso, dimostra che l’inchiesta giornalistica pubblicata da questo giornale la scorsa settimana, quella sui soldi del partito dispersi in mille rivoli tra il 2016 e il 2018, non è frutto di «fantasie», per citare la parola usata da Matteo Salvini all’indomani delle nostre rivelazioni.
Ma gli approfondimenti finanziari curati dalla Divisione operazioni sospette della Banca d’Italia aggiungono un fatto finora inedito. Una transazione finanziaria che collega Giulio Centemero, parlamentare e tesoriere della Lega, a una piccola società italiana controllata da una holding del Lussemburgo. Si tratta della Alchimia Srl, domiciliata in via Angelo Maj 24, a Bergamo, presso lo studio di Alberto Di Rubba, l’uomo che insieme ad Andrea Manzoni cura i conti dei gruppi parlamentari della Lega. La Alchimia, come avevamo raccontato oltre un anno fa, insieme ad altre sei società registrate nello studio di Di Rubba fa capo alla Ivad Sarl, società lussemburghese le cui azioni sono in mano a una fiduciaria. Insomma, impossibile sapere chi sia il proprietario. Di certo il 10 agosto del 2016 Centemero ha versato denaro sui conti della Alchimia. Non una gran cifra: circa 14.500 euro. Ciò che conta, però, è che lo ha fatto «utilizzando provviste derivanti dall’accredito lo stesso giorno di un bonifico della Lega Nord e di un bonifico di Sdc Srl», si legge nel documento di Bankitalia. Traduzione: soldi del partito potrebbero essere finiti nel Granducato.
Il dettaglio contenuto nel documento della Uif rischia di risultare rilevante ai fini delle inchieste giudiziarie. Da mesi la procura di Genova sta infatti cercando di capire se i 49 milioni di euro frutto della truffa ai danni dello Stato, quella commessa da Umberto Bossi tra il 2008 e il 210, sono stati fatti sparire dai suoi successori, cioè prima Roberto Maroni e poi, dalla fine del 2013, il vicepremier Salvini. Il sospetto degli investigatori è che parte dei 49 milioni sia stata riciclata in Lussemburgo. Come? Proprio usando la Alchimia e le altre sei società domiciliate a Bergamo. Non a caso i nomi di queste aziende sono contenuti nel decreto del dicembre scorso con cui la guardia di finanza ha perquisito lo studio di Di Rubba. Finora si sapeva solo che una di queste imprese, la Growth and Challenge Srl, era amministrata da Centemero. Il dettaglio contenuto nelle carte di Bankitalia certifica però il passaggio di denaro tra la Lega e una delle sette società controllate dall’anonima holding del Granducato. Un passaggio di denaro avvenuto attraverso Centemero, il tesoriere del partito scelto da Salvini in persona.
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L’inchiesta per riciclaggio della procura di Genova, ancora senza indagati, è solo una delle tre in corso sui conti del partito. Le altre corrono parallele e spesso si sovrappongono. La procura di Roma sta per chiudere l’indagine sul finanziamento illecito all’associazione Più Voci. Anche i pm di Bergamo avevano aperto un fascicolo dalle donazioni sospette alla Più Voci. Ma non è escluso che chi indagaga potrebbe presto concentrarsi anche sui denari usciti dai conti del partito e finiti sempre agli stessi fornitori.
Proprio quanto raccontato da L’Espresso la scorsa settimana e confermato dal documento della Banca d’Italia: soldi dei sostenitori leghisti, milioni di euro donati per sostenere la causa sovranista di Salvini, tra il 2016 e il 2018 sono usciti dalle casse del partito e sono spesso finiti, dopo lunghi e complicati giri, a società private e sui conti personali di uomini molto vicini allo stesso Salvini. Gente come il tesoriere Giulio Centemero, i commercialisti bergamaschi Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, alcune semisconosciute imprese lombarde che ultimamente hanno fatto grandi affari con la Lega salvininana. Tutto questo mentre i conti correnti del partito si trovavano nel mirino della magistratura, la truffa da 49 milioni di euro metteva a rischio la sostenibilità finanziaria del vecchio Carroccio, oggi invece al sicuro dopo l’accordo con la Procura di Genova che permetterà a Salvini di restituire il maltolto a rate in quasi 80 anni.
I SOSPETTI DELL’ANTIRICICLAGGIO
Vediamo allora nel dettaglio il documento della Banca d’Italia. Un lungo elenco di transazioni effettuate dal partito e da società collegate. O meglio dai partiti: Lega Nord e Lega per Salvini premier, entrambe con lo stesso segretario, Salvini, e il medesimo tesoriere, Centemero. Più di 3 milioni di euro che hanno lasciato i conti correnti delle Leghe, di Radio Padania e delle società controllate - Pontida Fin, Radio Padania e Mc srl (editore del sito Il Populista) - per finire a aziende private e da queste a uomini del partito, dal tesoriere ai commercialisti di Bergamo che si occupano dei conti dei gruppi parlamentare leghisti. Uno schema che abbiamo già rivelato la settimana scorsa. Gli analisti dell’antiriciclaggio, però, si spingono oltre la mera ricostruzione dei flussi. E scrivono che «alcune di queste società sembrano porsi come mero tramite, rendendo, conseguentemente, dubbia l’effettività delle prestazioni rese da o nei confronti delle stesse e delle giustificazioni causali sottese ai relativi pagamenti». In pratica, sospettano che i numerosi bonifici con causale «saldo fatture» altro non siano che travasi finanziari privi di qualsiasi giustificazione commerciale.
Partiamo dai soldi ricevuti dallo Studio Dea Consulting, la società di Alberto Di Rubba a cui fa capo l’ufficio di via Angelo Maj 24, a Bergamo, dove è stata registrata anche l’associazione Più Voci, quella finanziata con 250 mila euro dal costruttore romano Luca Parnasi. Di Rubba è un commercialista bergamasco, amico di università del tesoriere Centemero. Oltre a curare i conti del gruppo parlamentare della Lega, è diventato anche amministratore della Pontida Fin, la storica cassaforte immobiliare del Carroccio. Nella relazione dell’antiriciclaggio sui conti leghisti, Dea Consulting è al centro della ragnatela finanziaria. Dall’inizio del 2015 alla fine del 2018 ha ricevuto quasi 650 mila euro: 417 mila dalla Lega Nord, 57 mila da Lega Lombarda, 60 mila da Pontida Fin, 74 mila da Lega Salvini premier, 38 mila da Radio Padania. «Gli stessi fondi», segnalano i detective di Bankitalia, «risultano utilizzati per la disposizione di bonifici in favore di soggetti diversi, tra cui Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni». Il primo è il direttore del gruppo Lega alla Camera, Manzoni, invece, è stato scelto come revisore contabile per il gruppo al Senato. Gli esperti dell’ufficio antiriciclaggio si soffermano anche su tre società nate tra il 2015 e il 2018, tutte apparentemente slegate dal Carroccio. Apparentemente, perché il loro capitale sociale è stato versato con un assegno circolare intestato allo studio Dea. Perché? La scorsa settimana avevamo rivolto questa domanda, insieme a molte altre, a tutti i protagonisti di queste vicende, ma nessuno ci ha mai risposto. Le tre società in questione si chiamano Taaac, Sdc e Vadolive. Quest’ultima è la società con cui il gruppo Lega al Senato ha sottoscritto un contratto per la comunicazione da 480 mila euro l’anno. Un contratto poi terminato anticipatamente, ma che ha permesso da giugno a novembre di pagare i collaboratori del ministro Salvini: da Andrea Paganella fino a Leonardo Foa, il figlio del presidente della Rai. Retribuzioni ricevute anche quando erano già inseriti nello staff del Viminale. Per alcuni mesi, quindi, pagati con soldi pubblici del ministero e del gruppo parlamentare al Senato.
Seguendo il giro dei soldi leghisti ci si imbatte in tante altre imprese. Aziende formalmente scollegate dal partito e dai suoi rappresentanti, ma che di fatto riconducono allo studio di via Angelo Maj 24 a Bergamo e che sono molto vicine alla Lega. É il caso Sdc Srl. Fondata nel 2016, il capitale sociale versato, 10 mila euro, «proveniva da un assegno circolare intestato allo Studio Dea», segnala l’antiriciclaggio. Che aggiunge: sullo stesso «conto corrente, due giorni prima, la Lega Nord aveva accreditato un bonifico di cifra identica». Qual è l’interesse di Di Rubba e della Lega a finanziare la costituzione di una srl usata poi per pagare il tesoriere e i commercialisti del partito tra cui lo stesso Di Rubba? Sdc è stata infatti creata nel febbraio del 2018 e ha ricevuto denaro quasi esclusivamente da Radio Padania: 368 mila euro. Come sono stati spesi tutti i soldi? Per saldare fatture emesse da Di Rubba, Manzoni, dalle loro società e dal tesoriere leghista in persona, Centemero. Solo tra il 2016 e il 2017 i cassieri scelti da Salvini hanno infatti ottenuto dalla Sdc 625 mila euro. Per quali lavori non si sa, visto che i diretti interessati non ci hanno voluto rispondere.
DARE, AVERE
Altra società del giro leghista nel mirino dell’antiriciclaggio è la Cld, interamente controllata dallo studio Dea. Tra il 2016 e il 2018, Cld ha percepito da Lega Nord, Radio Padania e Pontida Fin un totale di 350 mila euro. Motivo? «Pagamento fatture», recita la causale. Nello stesso periodo, sui conti della Cld sono stati accreditati ulteriori bonifici: la Sdc, in dieci mesi, versa 144 mila euro; Barachetti Service ne bonifica 87 mila; Eco Srl poco meno di 22 mila euro. Tre sigle che ritornano spesso in questo viaggio tra le finanze padane. Della Sdc abbiamo appena raccontato. Prendiamo allora la Barachetti Service. È una piccola azienda di Casnigo, Val Seriana, provincia di Bergamo. Tra il 2016 e il 2018 il partito e le società del gruppo Lega hanno versato a Barachetti almeno 1,5 milioni di euro. L’impresa progetta e installa impianti idraulici, meccanici, elettrici. Impossibile conoscere il motivo di tali versamenti, anche perché alle nostre domande nessuno ha voluto rispondere. Nemmeno il tesoriere Centemero, che solo dopo l’uscita del nostro articolo sul suo blog ha spiegato il motivo: i soldi dati alla Barachetti, ha scritto, sono serviti a pagare la manutenzione degli immobili posseduti da Pontida Fin. Peccato che alle nostre domande non abbia voluto replicare. C’è però una cosa che Centemero non ha spiegato nei suoi monologhi su altre testate: oltre a ricevere denaro dal partito per la manutenzione degli immobili, l’azienda di Casnigo ha anche versato denaro a società della galassia leghista. Parecchio denaro. Perché? Da gennaio 2017 a luglio 2018 Barachetti riceve 539 mila euro da Pontida Fin; nello stesso periodo versa somme ingenti a società collegate a Di Rubba. Il 3 gennaio 2018, per esempio, sul conto corrente dell’azienda bergamasca vengono accreditati 155 mila euro da Pontida Fin. Lo stesso giorno Barachetti effettua un bonifico in uscita da 48 mila e 800 euro: beneficiario è lo Studio Cld, controllato da Di Rubba. Il giorno dopo esegue un secondo pagamento, da 26 mila euro tondi: destinataria è la Dirfin, all’epoca di proprietà dello stesso Di Rubba. Insomma, 74.800 euro versati a società del commercialista di via Angelo Maj, che è anche l’amministratore unico della Pontida Fin, cioè la stessa azienda che in quei giorni aveva bonificato 155 mila euro a Barachetti.
DENARI PUBBLICI
I dubbi dell’antiriciclaggio si sono concentrati anche su un’altra movimentazione di denaro. Coinvolge la Eco Srl. Questa è l’azienda che ha ricevuto parte dei fondi pubblici con cui Lombardia Film Commission, l’ente pubblico controllato dalla Regione Lombardia, ha acquistato al doppio del valore un edificio in provincia di Milano dall’immobiliare Andromeda Srl. La storia rivelata dall’Espresso nel numero scorso, si arricchisce ora di un nuovo dettaglio: gli analisti della Uif di Bankitalia sottolineano che la Eco ha versato a Barachetti Service (il fornitore della Lega di cui abbiamo raccontato sopra) «300 mila euro con fondi provenienti, per il tramite di Andromeda Srl, da Lombardia Film Commission». Insomma, denaro della Regione Lombardia che dopo alcuni giri arriva a uno dei principali fornitori della Lega. Sono trascorsi appena cinque giorni da quando la Eco ha ricevuto i 480 mila euro da Andromeda, ed ecco un pagamento di 120 mila euro per Barachetti. Non sarà l’unico. In tre mesi Barachetti riceverà, appunto, in tutto 300 mila euro dalla Eco. I soldi però si fermeranno poco anche sul conto di Barachetti. Il giorno dopo aver ricevuto 120 mila euro da Eco, Barachetti paga infatti 71 mila euro a due società. Una di queste due aziende è la Dea Spa di Di Rubba, tra i cui revisori contabili compariva il tesoriere del partito Centemero. Non è finita qui. Il 18 dicembre la Eco versa una seconda tranche di 130 mila a Barachetti. E quest’ultima, due giorni dopo, dispone due bonifici: a Taaac Srl e al notaio Alberto Maria Ciambella, molto addentro alle questioni amministrative del partito. In particolare Taaac riceve 100 mila euro. E non a caso. La società è sempre di Di Rubba, all’epoca schermata da una società fiduciaria. I 100 mila euro sono riferibili alla caparra per la vendita di una villa sul lago di Garda. E questo avverrà sempre nei giorni in cui Eco srl incassa i soldi pubblici e li gira a Barachetti. Il pagamento della caparra infatti è avvenuto il 20 dicembre. Due giorni prima sul conto di Barachetti erano arrivati 130 mila euro dalla Eco srl. La vendita poi non si è concretizzata: all’Espresso risulta infatti che Taaac è ancora proprietaria delle due ville sul lago. Le anomalie segnalate dall’antiriciclaggio non sono finite. E così si scopre che su un secondo conto corrente di Barachetti Service risultano accreditati in 13 mesi 715 mila euro da parte di Lega Nord e Pontida Fin. Quest’ultima fa partire un bonifico anche il giorno dopo la sentenza di condanna di Bossi e Belsito con cui si dispone il sequestro dei 49 milioni. Nello stesso periodo Barachetti dispone quattro bonifici per un totale di 100 mila euro che ci portano al cerchio magico che cura i conti del partito di Matteo Salvini: Alberto Di Rubba e Giulio Centemero. A cui si aggiungono due società a loro collegate, Dea Spa e Studio Cld. Non sono gli unici bonifici che ricevono da Barachetti. Dal 2016 al 2018 le società collegate a Di Rubba, il commercialista in persona e il tesoriere hanno incassato dal fornitore della Lega poco meno di 400 mila euro. Almeno questo è quanto si legge nel documento della Banca d’Italia.
Né i commercialisti né il tesoriere del partito hanno risposto alle nostre domande la settimana scorsa. Perché, chiedevamo, un fornitore prima incassa dal partito e poi versa denaro a uomini ad esso collegati? Domande cadute nel vuoto. Il tesoriere Giulio Centemero non risponde a noi, ma preferisce rispondere su altre testate come Radio Padania, la Verità e Affari Italiani. Ha tentato di difendersi citando l’esempio di un’azienda: «Si tratta della società che ha fornito auto per le attività istituzionali e i mezzi per lo svolgimento delle campagne elettorali». Si dimentica di dire, però, che l’azienda è di proprietà di Di Rubba, cioè un professionista arruolato dal partito. Ora però a elencare le anomalie sono i detective dell’antiriciclaggio. Difficile non tenerne conto, anche per gli alleati. I 5 Stelle, i paladini della trasparenza costretti che condividono il potere con l’opacità delle finanze del Carroccio su cui indagano tre procure.