Elezioni, la Lega primo partito a Rosarno. Tra impresentabili e legami con la 'ndrangheta

Matteo Salvini sfonda anche al Sud e nel comune simbolo dello sfruttamento dei migranti nelle campagne. Dove il partito è rappresentato da personaggi che hanno intrattenuto legami di affari con esponenti della criminalità organizzata

«Siamo il primo partito anche in alcune città del Sud». Matteo Salvini è certo del risultato all'una di notte parlando davanti ai giornalisti nella storica sede di via Bellerio. Nel luogo simbolo del partito del Nord, il leader della Lega non più nordista annuncia la presa del Mezzogiorno. La Lega nazionale, anzi nazionalista a tutti gli effetti.

A Rosarno, provincia di Reggio Calabria, l'aspirazione del Capitano diventa realtà. Alle 2.30 del mattino i dati ufficiali confermano che la Lega è il primo partito: 35,33 per cento. Oltre venti punti in più rispetto alle politiche del 4 marzo.

Rosarno è un luogo simbolico perché qui la questione migranti vuol dire sfruttamento nella campagne dei braccianti africani e tendopoli dove vivono ammassati centinaia di lavoratori. Che per la narrazione leghista sono solo clandestini. Rosarno, uno dei centri più importanti della piana di Gioia Tauro, è simbolico perché qui nel 2010 c'è stata la rivolta dei braccianti che hanno protestato per le condizioni disumane alle quali dovevano sottostare. Ed è proprio qui che Matteo Salvini dopo il 4 marzo è venuto a festeggiare il 17 per cento nazionale ottenuto alle politiche. A Rosarno Salvini è stato ospite della sezione locale del partito. I responsabili avevano organizzato una giornata nel liceo.

Il caso
I legami pericolosi tra il partito di Matteo Salvini e la 'ndrangheta
10/7/2018
Il Capitano alla festa elettorale rosarnese aveva fatto il pienone. Seduto allo stesso tavolo dei leghisti rosarnesi. Tra tutti Vincenzo Gioffrè, 37 anni, responsabile del partito nel comune: il regista del successo elettorale di Matteo Salvini nel paese della piana di Gioia Tauro, sciolto due volte per mafia, dove il potere della ’ndrangheta è capillare. Gioffrè, sul profilo Facebook, tra le decine di foto che lo immortalano abbracciato a Salvini, non lascia traccia dei suoi rapporti con un pezzo della ’ndrangheta locale. Ufficialmente, si presenta come piccolo imprenditore attivo nel settore del verde pubblico. Un uomo che «ama il suo paese» e non tollera «la politica europea di abbattimento delle frontiere», definita causa principale della «massiccia ondata d’immigrazione clandestina da cui derivano le ampie sacche d’illegalità e di disagio sociale che ben conosciamo».

Esiste però una biografia non autorizzata del responsabile della Lega di Rosarno, candidato alla Camera alle ultime elezioni. Un curriculum riservato, che rivela come il paladino della legalità Gioffrè, allo scoccare del nuovo millennio, abbia fondato una società cooperativa con Giuseppe Artuso. Personaggio che la procura antimafia di Reggio Calabria ritiene vicinissimo al clan Pesce, una delle cosche più potenti della ’ndrangheta, che da Rosarno si è spinta fino a Milano e al Sud della Francia.

La creazione della coop agricola non è l’unico affare che collega il capo dei leghisti rosarnesi alla cosca locale. Gioffrè ha creato infatti anche un altro consorzio di cooperative agricole al cui vertice, fino al 2013, c’era Antonio Francesco Rao, uomo ritenuto dagli investigatori vicino al clan Bellocco, gruppo affiliato a quello dei Pesce. Gioffrè era tra gli organizzatori della festa-comizio nel liceo di Rosarno del dopo voto del 4 marzo, evento al quale ha partecipato Matteo Salvini. Appuntamento al quale – come riferito dai media e confermato da fonti investigative – erano presenti esponenti dei clan, «soggetti di interesse investigativo», secondo la definizione tecnica di un’autorevole fonte giudiziaria. Un bagno di folla per il futuro titolare del Viminale e vicepremier. Un successo per Gioffrè, l’uomo che ha fatto affari con presunti ’ndranghetisti.

Ma il successo delle europee è dovuto anche ad altri uomini del territorio. La Lega a Rosarno può contare su un consigliere comunale di nome Enzo Cusato, passato alla Lega pochi mesi prima delle scorse politiche. Come abbiamo svelato nel “Libro nero delle Lega”, oltre a essere un attivissimo militante di centrodestra, Cusato, è anche il consuocero di uno dei reggenti del clan Bellocco, potente famiglia della ’ndrangheta in Calabria. La figlia del consigliere comunale è infatti la moglie di Domenico Bellocco, figlio di Rocco Bellocco. Nuovi militanti leghisti crescono in Calabria. E portano la Lega a risultati insperati nella terre dei clan.

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