Cosa dicono le rilevazioni sulle basi dei due partiti che stanno provando a trovare un accordo a proposito di Europa, immigrazione, lavoro, tasse

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La sopravvivenza della legislatura passa dal filo dell’intesa tra Pd e Movimento 5 Stelle. Partiti con storie, organizzazioni e obiettivi che spesso ci sono sembrati divergenti se non opposti. Ma quali sono i punti di contatto, i possibili valori comuni, tra gli elettorati dei due partiti ieri contrapposti e oggi possibili cardini di una nuova coalizione “giallo-rossa”?

Partiamo da dove tutto è cominciato, le elezioni politiche del 4 marzo 2018, quelle del terremoto elettorale giallo-verde.

I dati rilevati dall’instant poll Quorum/YouTrend per Sky in quell’occasione, poi approfonditi in “Una nuova Italia. Dalla comunicazione ai risultati, un’analisi delle elezioni del 4 marzo” (Castelvecchi), mostravano che gli elettori Pd e 5 Stelle erano più distanti su questioni come euro, Europa e sovranità nazionale e più vicini su tasse e diritti civili. Qualche numero: l’83% degli elettori dem riteneva «una catastrofe per l’Italia» l’uscita dall’euro, dato che scendeva al 47% tra i pentastellati. Appena il 33% nel Pd rivendicava un ritorno di sovranità in chiave euroscettica, contro il 60% degli elettori del Movimento. Un’altra linea di faglia era rappresentata dalla riforma del mercato del lavoro nota come il Jobs Act - legge simbolo del governo di Matteo Renzi, oggi impegnato nella ricerca di un accordo con il M5S. Una misura promossa dal 55% degli elettori Pd, bocciata dal 62% di quelli cinquestelle.

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D’altra parte, tra i votanti dei principali partiti, il 4 marzo 2018 quelli “giallo-rossi” erano uniti nello scetticismo sulla flat tax (il 41% dei dem e il 49% dei 5S si dichiaravano in disaccordo con la proposta di un’aliquota unica). I bacini elettorali erano allineati anche su questioni etiche come i diritti civili per le persone omosessuali e la religione.

Questi erano i blocchi di partenza degli elettorati a inizio legislatura; è diversa la fotografia prodotta dopo gli eventi dell’ultimo anno e mezzo - la nascita del governo Conte, i mutamenti dell’agenda politica, i riposizionamenti di Di Maio in campagna elettorale, la nuova segreteria Pd targata Nicola Zingaretti? Quanto e come gli elettorati attuali di Pd e 5 Stelle sono trasformati rispetto al 4 marzo?

Prendiamo in esame i dati rilevati alle elezioni europee del 26 maggio di quest’anno, neppure tre mesi fa, quando peraltro le analisi sui flussi stimano che il 10% dei voti andati al M5S il 4 marzo si fosse ricollocato sul nuovo Partito Democratico di Zingaretti. Le europee sono un appuntamento recente, che ci può fornire indicazioni attendibili sulla conformazione degli attuali elettorati di Pd e 5 Stelle (anche in questo caso i dati provengono dall’instant poll condotto da Quorum/YouTrend per Sky TG24 nel giorno del voto).

Primo tema che appare dividere i due elettorati: l’immigrazione. Alla domanda se l’immigrazione abbia avuto un impatto positivo sull’economia italiana, appena il 30% degli elettori Pd si dice in disaccordo, a fronte del 64% degli elettori 5S, una percentuale inferiore solo a quella dei leghisti.

Ancora, come già l’anno prima, i sostenitori di 5 Stelle e Pd non la pensano allo stesso modo sull’integrazione europea: la metà degli elettori del Movimento alle Europee sostiene che l’appartenenza dell’Italia all’Ue abbia portato più svantaggi che vantaggi. Malgrado la successiva collocazione “europeista” sancita dal voto a Ursula von der Leyen, l’elettorato pentastellato del 26 maggio era il più euroscettico di tutti, secondo solo a quello della Lega salviniana. L’orientamento anti-Ue risulta invece marginale tra gli elettori democratici (16%).

Un’istanza che unisce gli elettori “giallo-rossi” delle Europee è, per contro, il contrasto alle disuguaglianze. Il 76% dei votanti 5 Stelle si diceva a favore di provvedimenti per ridurre le differenze nei livelli di reddito, orientamento condiviso dal 65% dei democratici, anche se è opportuno rilevare che la questione sembrava incarnare una convinzione molto trasversale, condivisa dagli elettorati di tutti i partiti.

Nota: Instant poll elezioni politiche 2018: sondaggio svolto tra il 28 febbraio e il 2 marzo 2018 con metodologia CATI/CAMI su un campione di 3.240 casi rappresentativi della popolazione maggiorenne residente in Italia, indagata per quote di genere e età incrociate stratificate con quote di titolo di studio e macroregione di residenza. Instant poll elezioni europee 2019: sondaggio svolto tra il 25 e il 26 maggio 2019 con metodologia CATI/CAMI su un campione di 5.000 casi rappresentativi della popolazione maggiorenne residente in Italia, indagata per quote di genere e età incrociate stratificate con quote di titolo di studio e macroregione di residenza.