Attualità
23 novembre, 2020

Era una giovane promessa del calcio. Giocava in una squadra seria. Ma il padre ha creduto alle promesse di trafficanti senza scrupoli. E lo ha mandato a morire. Una storia raccontata in un romanzo si ripete in un fatto di cronaca

La favola triste di Doudou, aspirante terzino morto in mare mentre fuggiva in Europa

È sempre stupefacente quando la storia raccontata in un romanzo di finzione s'incarna e diventa cronaca. Tragica cronaca. Fin quasi a provocare, in chi l'ha scritta, un confuso senso di colpa. Come se anticipare gli eventi equivalesse, se non a incoraggiarli, però evocarli. A me è successo.

Il fatto vero, intanto. Da una settimana i giornali senegalesi hanno in prima pagina la vicenda di Doudou Faye, 14 anni, morto nel tratto di mare tra il Senegal, suo Paese natale, e le Canarie, il cadavere gettato in acqua dai trafficanti di uomini. Doudou era originario di M'bour, 80 chilometri a sud della capitale Dakar. Ed era una promessa del calcio, ruolo terzino, tanto che era stato selezionato per far parte della “Diambars Academy”, il centro sportivo fondato dall'ex calciatore Patrick Vieira. Un'Accademia seria dove i ragazzi giocano e studiano e solo i migliori, dopo un lungo tirocinio, vengono avviati al professionismo in Europa grazie ai contatti con società blasonate.

Ma il padre di Doudou, Mamadou Lamine Faye aveva fretta. Fretta che il ragazzo si affermasse e cominciasse a guadagnare il denaro che avrebbe fatto ricca la famiglia. Così ha ascoltato le sirene di falsi procuratori sportivi che gli hanno prospettato la luminosa e immediata possibilità di un ingaggio in un non meglio precisato club italiano. Il padre, senza nemmeno consultare la madre, ha pagato l'equivalente di 380 euro per il viaggio in mare fino alle Canarie, prima meta per poi raggiungere la Spagna e da qui il nostro Paese. Un percorso diventato negli ultimi anni l'alternativa all'attraversamento del Mediterraneo. Doudou si è sentito male poco dopo la partenza ed è spirato sulla barca tra le braccia di un altro migrante. Il padre, proprietario di tre case e di due barche da crociera a Saly (nota meta di turisti fino a quando c'erano i turisti in epoca pre Covid-19), è stato arrestato con l'accusa di omicidio involontario e complicità nel traffico di migranti.

Anticipazione
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Il primo settembre scorso è uscito il mio libro dal titolo “Non dire addio ai sogni”. Un ragazzo di 14 anni, Amadou, senegalese di un villaggio a 80 chilometri da Dakar, ruolo terzino, viene raggirato da finti procuratori sportivi, il padre paga e parte per l'Europa. Le analogie finiscono qui. Il mio personaggio di finzione dopo varie peripezie avrà un piccolo riscatto. Si dice: la letteratura che precede la vita. Ma non è esattamente così. Le storie di finzione si incarnano se si conoscono tutti i presupposti e l'humus dove farle nascere. Tanto per cominciare il fenomeno di questa moderna tratta degli schiavi che prevede un pallone al posto di una palla al piede, è reale almeno da vent'anni. E il Senegal, come tutta l'Africa francofona è una delle aree più battute da profittatori senza scrupoli. I quali si tengono alla larga dalle grandi città dove la loro losca attività potrebbe essere scoperta e si concentrano sui villaggi dove più facilmente si può vendere l'illusione della ricchezza a portata di mano per adolescenti che siano versati nel gioco del calcio.

Resta la coincidenza più stupefacente: per il mio Amadou avevo scelto, non casualmente, il ruolo di terzino, quale era pure Doudou. I truffatori per vendere il sogno sono soliti propalare l'idea (peraltro con qualche fondo di verità) che gli africani sono destinati a sfondare nel football grazie alla voglia, alla tenacia, alla resistenza, alla fame di arrivare, che i loro coetanei europei hanno perso. E il ruolo dove più si fatica nel calcio attuale è proprio quello del terzino, o “esterno” come viene anche oggi definito.

Nello snodarsi del mio romanzo a un certo punto faccio anche fuggire dalla banlieue di Nizza un congolese, detto Gino il cattolico per la religione che professa, il quale ha paura di essere ucciso dai jihadisti ormai padroni del territorio. E' successa poi la strage nella cattedrale. Pure in questo caso, nessuna sfera di cristallo. L'Ariane, la banlieue di Nizza, è quella che ha fornito più foreign fighters all'autoproclamato Stato islamico del sedicente califfo Abu Bakr al-Baghdadi.

Dunque non è letteratura che precede la vita. È l'analisi degli eventi che porta inevitabilmente a poter vaticinare quali saranno i nefasti sviluppi.

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