Giovanna Melandri rispetto agli altri direttori di Musei o responsabili di istituzioni culturali, ha un’esperienza politica che l’ha portata a ricoprire il ruolo di Ministro dei Beni e delle Attività Culturali.
Questo significa che oltre alla gestione “ordinaria” di un importante museo nazionale come il Maxxi e alla collaborazione con i direttori e curatori artistici, può mettere in campo la conoscenza della macchina amministrativa dello Stato.
Quando parla di interventi a sostegno dei consumi culturali lo fa quindi conoscendo anche le difficoltà che a livello politico si possono incontrare con gli altri interlocutori ministeriali, in primis il MEF.
La sua proposta di deducibilità fiscale per le spese nel campo della fruizione della cultura fa quindi tesoro di questa sua esperienza colmando le mancanze che si possono riscontrare in proposte analoghe.
Il punto di forza di questa proposta sta (come già rilevato anche da Sarah Cosulich che ha curato la Quadriennale ancora in corso a Roma) nell’ aver indossato i panni del consumatore.
L’ha fatto anche il Ministro Dario Franceschini ma limitatamente a un settore specifico con l’”invenzione” del bonus di 500 euro per spese in cultura rivolto ai 18enni.
La proposta di Giovanna Melandri ha invece il sapore di un provvedimento strutturale che apre a una prospettiva non sporadica e soprattutto rivolta a tutte le categorie anagrafiche e sociali. Non è un caso che porti ad esempio la tessera sanitaria e il suo meccanismo automatico di deducibilità fiscale per le spese mediche.
E’ una proposta importante perchè avrebbe potuto essere avanzata anche in momenti non di crisi profonda come quello che stiamo vivendo.
Non si tratta di affrontare un’emergenza ma mettere in campo un “incentivo al consumo culturale” e non un semplice rimborso a tempo limitato. Quindi si tratta di una proposta culturale e innovativa.
Spesso ci preoccupiamo di cosa succederà dopo la pandemia. Il molto che si è fatto finora era, e purtroppo ancora è, indispensabile per rendere meno grave la crisi economico finanziaria causata da quella sanitaria con il blocco delle attività. Ma una volta cancellato il virus cerchiamo di poter mettere a frutto quello che abbiamo dovuto imparare da questa esperienza.
Fondamentalmente si tratta di riuscire ad amministrare e rendere accessibile (in maniera sostenibile) tutto quanto è necessario per vivere: potersi curare (infrastrutture sanitarie e personale medico capaci di far fronte anche alle emergenze), accessibilità e fruibilità dei patrimoni culturali di cui è ricco il nostro paese.
Chi entra nei Musei, va al cinema a teatro o ai concerti, così come chi compra libri, sono persone che utilizzano attività sostenute anche dallo Stato (quindi “pagate” in parte da loro stessi in quanto contribuenti).
Sarebbe utile simulare l’aumento della curva dei consumi che si può raggiungere grazie a minori costi per acquistare il titolo di accesso, e comparare quanto questo porterebbe nelle casse dello Stato rispetto a oggi.
Nell’audiovisivo è stato certificato che per ogni euro abbonato fiscalmente a chi investe nella produzione ne porta 3-5 all’erario.
Se un piccolo risparmio fiscale fosse concesso a chi consuma cultura, questi diventerebbe anche un ottimo cliente per lo Stato stesso.