Un miliardo e mezzo di ore di Cig per affrontare l'emergenza coronavirus mandano in rosso i bilanci dell’istituto di 35 miliardi di euro. Fino a quando sarà possibile sostenere la situazione?

Pasquale Tridico, presidente Inps
L’emergenza Covid-19 fa suonare un campanello d’allarme sulla sostenibilità dei conti dell’Inps. «Rispetto alle stime precedenti, abbiamo ora una previsione di squilibrio di 35,3 miliardi», dice Guglielmo Loy presidente del Consiglio d’indirizzo e vigilanza (Civ) dell’Inps, l’organo di garanzia che tutela gli oltre 41 milioni di contribuenti e pensionati iscritti all’Istituto. Come si arriva a questa cifra? «È il saldo tra i minori contributi incassati, in particolare a causa del maggiore utilizzo della cassa integrazione guadagni e le maggiori uscite cash per gli ammortizzatori sociali», spiega Loy.

Secondo il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, «non è l’Inps ad avere un deficit, l’istituto fa parte del Paese. Noi», dice Tridico, «non abbiamo un vincolo di bilancio, ma abbiamo l’obbligo delle prestazioni». È chiaro però che nel 2020 il massiccio ricorso alla Cig e il forte calo dei guadagni dei lavoratori autonomi (entrambi fenomeni dovuti al virus) incideranno negativamente proprio sui due pilastri portanti del bilancio: il Fondo pensione lavoratori dipendenti e la Gestione separata per i lavoratori autonomi e parasubordinati, ambedue in attivo, rispettivamente di quasi 4,5 miliardi e di oltre 7 miliardi nel 2018, ultimo dato disponibile secondo l’analisi del centro studi Itinerari Previdenziali.

Erano invece già in squilibrio strutturale quasi tutte le altre gestioni previdenziali create o confluite nell’Inps. In particolare, il profondo rosso viene dal pubblico impiego (- 21,2 miliardi nel 2018), ma sono in negativo anche gli artigiani (- 3,7 miliardi), i lavoratori agricoli (- 2,5 miliardi) e così via. In questo quadro già difficile, il virus fa andare in crisi anche i due fondi in attivo dell’Inps? «Considerando i minori contributi e i maggiori pensionamenti, nelle nostre proiezioni il deficit previdenziale passa da circa 20,9 miliardi nel 2018 a 26 miliardi nel 2019 e a oltre 40 miliardi nel 2020», stima Alberto Brambilla, presidente di Itinerari previdenziali. Che aggiunge: «Il vero problema, comunque, non sono le pensioni, ma le prestazioni assistenziali. Se si sommano le varie quote a carico dello Stato, il costo dell’assistenza era già arrivato a 105,6 miliardi nel 2018 e aumenterà decisamente quest’anno».

Insomma, da un lato va chiarito che il pagamento delle pensioni non è a rischio; dall’altro, è evidente che la voragine dei conti dell’Inps dipende dalle prestazioni assistenziali. «Ora finalmente si sta facendo chiarezza, con la netta separazione dei conti di assistenza e previdenza. In realtà l’Italia spende per le pensioni meno del 12% del Pil, quindi siamo assolutamente nella media europea», sottolinea Domenico Proietti, segretario confederale Uil, responsabile previdenza e fisco.

Nel 2020, il massiccio uso degli ammortizzatori sociali manderà in crisi il fondo Inps Gestione prestazioni temporanee (Gpt) che aveva un avanzo di 5 miliardi. «Quest’anno il fondo Gpt farà segnare un deficit che si potrebbe stimare in circa 30 miliardi», dice Brambilla. E aggiunge: «Con tutte le nuove misure di sostegno causate dall’emergenza Covid-19, tra i vari sussidi, i bonus di 600 euro, la Discol (disoccupazione dei collaboratori, ndr), la Cig aggiuntiva e la Naspi arriviamo a un costo di 55 miliardi stimati».

Loy conferma la previsione: «Il problema è la copertura del costo della Cig in eccesso per l’emergenza Covid-19: solo in parte è a carico dello Stato, per il resto dovrà essere finanziato dall’Inps con fondi propri». Ma oltre al problema di bilancio c’è un altro problema che penalizza i lavoratori: i lunghi tempi d’attesa per ricevere la Cassa integrazione. Tridico si difende e sciorina nuovi dati: «Abbiamo già accorciato i tempi. Adesso siamo a 45 giorni per la Cig: al primo di giugno abbiamo già pagato 6,9 milioni di lavoratori e abbiamo una giacenza scesa a meno di 600 mila persone in attesa».

La burocrazia allunga a dismisura il tempo che passa tra la richiesta e l’erogazione della cassa integrazione. «Un meccanismo infernale», lo definisce Tridico. «Per ora», dice, «le aziende hanno fatto solo “prenotazioni” della Cig: vedremo i dati effettivi a consuntivo. Intanto, la novità del decreto rilancio è che per la Cig in deroga non bisogna più passare tramite le Regioni, e inoltre i lavoratori hanno diritto dall’Inps al 40 per cento di anticipo del trattamento», ricorda Tridico. Comunque i numeri ufficiali della cassa integrazione sono impressionanti: al 21 maggio scorso sono state autorizzate quest’anno quasi un miliardo e mezzo di ore, per l’esattezza 1.439.627.639 che rappresentano un picco verso l’alto negli ultimi 40 anni, il record precedente era stato raggiunto nel 2009 con 1.198.539.470 ore di Cig. Inoltre, dice Tridico, «la novità del 2020 è che abbiamo creato a gennaio la direzione antifrode che sta lavorando in particolare sulla cassa integrazione: ci sono migliaia di casi di aziende fittizie, con circa 10 mila lavoratori registrati ad hoc solo per avere la Cig in modo irregolare».

Chiaramente la crisi incide sul bilancio dell’istituto, «ma non c’è nessun allarme. La sostenibilità per pagare le pensioni c’è e la situazione dell’Inps è ampiamente sotto controllo», dice Proietti della Uil. «Ovviamente», aggiunge, «il governo dovrà fare la sua parte, in particolare per finanziare la cassa integrazione e gli altri aiuti ai lavoratori». Tridico ricorda che «il deficit dello Stato quest’anno sarà pari al 10 per cento circa del Pil e il debito purtroppo salirà al 155 per cento. I conti dell’Inps sono sostenibili e indipendenti da questo deficit». Nelle casse dell’istituto, comunque, entreranno meno contributi pagati da aziende e lavoratori e più contributi figurativi a carico dello Stato.

Nel 2018, il totale delle prestazioni previdenziali (Inps più casse privatizzate) è stato pari a 225,6 miliardi di euro mentre le entrate da contribuzione sono ammontate a 204,7 miliardi: quindi il “buco” pensionistico è stato di circa 20,9 miliardi (come detto) con la previsione che raddoppi nel 2020. Il numero di pensionati (che era calato di circa 780 mila unità dal 2008 al 2018) secondo Brambilla è destinato ad aumentare: «Nel 2019, con quota 100, i pensionati sono risaliti a 16 milioni 230 mila». Nel 2020, secondo Confcommercio, più di 100 mila imprese chiuderanno. «E noi», dice Brambilla. «Prevediamo 1,5 milioni di disoccupati in più se il Pil scenderà dell’11 per cento: in questo quadro ci saranno evidentemente nuovi accessi a quota 100». Su questo, però, Tridico smentisce: «Al momento, gli accessi a quota 100 sono inferiori all’anno scorso. Nel pubblico lo smartworking e nel privato la cassa integrazione costituiscono degli utili disincentivi ad andare in pensione, almeno fino a luglio».

Loy aggiunge: «Non abbiamo ancora stime specifiche, in particolare, sui minori contributi in entrata. A oggi la disoccupazione non è cresciuta perché c’è il metadone della cassa integrazione: ma quanto può durare? La crisi sarà lunga e tutta da gestire». In definitiva, nel 2020 i bilanci dell’Inps saranno ancora più in rosso, ed evidentemente lo Stato dovrà aumentare il suo intervento: ma il sistema fino a quando è sostenibile? Loy non la manda a dire al governo: «Credo dovrà intervenire lo Stato, ma naturalmente si tratta di scelte politiche. Se decidessero di dare soldi al reddito di cittadinanza senza stanziarne altri per pagare le pensioni, si assumeranno le loro responsabilità».