Punk Rock Against Gender Violence:  la campagna di raccolta fondi a supporto di D.i.Re, la più estesa rete di centri antiviolenza in Italia. «È l'occasione di raggiungere un pubblico diverso, con un veicolo incredibilmente potente come è quello della musica»

“Tutte le Ragazze avanti”. Questo il grido con cui Kathleene Hanna, leader del gruppo punk Bikini Kill apriva ogni suo concerto. Era un invito alle donne ad andare sotto il palco, a riprendersi quegli spazi fisici tradizionalmente riservati agli uomini, ma anche una metafora per esortarle a farsi largo in una società che tendeva a escluderle. Erano gli anni novanta e il mondo femminile rock punk diventava il nuovo simbolo del connubio tra musica e lotta per i diritti delle donne: nascevano le Riot Grrls, gruppi musicali al femminile ma soprattutto attiviste e militanti femministe. Si combatteva contro la misoginia, la discriminazione, gli abusi, la violenza domestica e sul lavoro.

Ora il mondo rock punk italiano torna a farsi portavoce di quelle battaglie.

L’idea nasce dal punk web magazine più famoso d’Italia, Punkadeka.it, che ha deciso di lanciare una campagna per sostenere i servizi e le strutture che si occupano di supportare e dare rifugio a migliaia di donne in difficoltà per episodi e situazioni di violenza. Nelle prossime settimane decine di artiste rock punk della scena italiana e internazionale si alterneranno sulle pagine social del punk magazine per sensibilizzare sul tema della violenza sulle donne e raccogliere fondi a favore di Donne in Rete contro la Violenza (D.i.Re), la più estesa rete nazionale di centri antiviolenza. L’iniziativa ha preso il via con il video messaggio di Eva Poles, la storica voce dei Prozac+, che nel 1998 invase l’estate italiana e portò il punk italiano in radio con quel ritornello indimenticabile “Acido/acida/acido..”.

Nata nel 2008, la rete D.i.Re raccoglie oggi più di 80 centri antiviolenza distribuiti su tutto il territorio nazionale e ogni anno accoglie più di 20.000 donne. Attraverso assistenza telefonica, supporto psicologico e legale, fornendo ospitalità in case rifugio le operatrici e le volontarie della rete aiutano le donne che si rivolgono a loro e i loro figli a uscire da situazioni di violenza e a riconquistare la libertà.

“Quando Punkadeka ci ha proposto questa campagna abbiamo intuito subito le sue potenzialità” ha raccontato all’Espresso Antonella Veltri, presidente di D.i.Re, “non solo in termini di raccolta fondi, ma anche per la possibilità di raggiungere un pubblico diverso, che difficilmente riusciamo a intercettare con le nostre campagne e con un veicolo incredibilmente potente come è quello della musica”. Nei video messaggi, oltre a raccontare pillole e curiosità sulla loro vita, i gruppi e le cantanti che hanno aderito prendono posizione, forniscono dati e aiutano a informare e a sensibilizzare attraverso la musica.

I dati dell’ultimo periodo forniti da D.i.Re sono inquietanti: dal 2 marzo al 3 maggio la rete ha ricevuto richieste di aiuto ed è stata contattata da quasi 3mila donne, l’80% in più rispetto al 2018. La pandemia e il periodo di lockdown hanno prodotto effetti devastanti sulle donne che già vivevano una situazione difficile, con la convivenza forzata nelle case che ha portato all’estremo la tensione e in molti casi ha scatenato la violenza.

«Quello della violenza contro le donne è un fenomeno strutturale che si ripete 365 giorni all’anno», ha detto la presidente Veltri. «Per noi era evidente che il fatto che non arrivassero richieste di aiuto, non significava che la violenza si era fermata, ma piuttosto che le donne non sapevano come fare per chiedere aiuto, costrette a “restare a casa”, controllate giorno e notte dal partner».

Per questo motivo la rete ha creato una pagina web con tutti i numeri di telefono dei centri e un piccolo video che forniva il link e una serie di suggerimenti dei momenti per chiamare in sicurezza. Da quel momento le richieste d’aiuto sono aumentate in maniera esponenziale.

Nel nostro Paese le donazioni rappresentano uno strumento fondamentale per i centri, dato che le risorse pubbliche destinate dallo Stato al Piano nazionale antiviolenza non sono solo limitate, ma sono anche gestite attraverso un procedimento molto complesso e distribuite in maniera non uniforme sul territorio. «Le raccolte fondi permettono a D.i.Re non solo di sostenere il lavoro dei centri antiviolenza, ma anche di avviare progetti di cui beneficiano direttamente le donne accolte» ha spiegato la presidente di D.i.Re, «come le Doti di autonomia, contributi a fondo perduto per le donne con maggiori difficoltà economiche per affrontare le spese più ingenti quando lasciano la casa rifugio, dalla caparra per una casa in affitto, all’acquisto di elettrodomestici, un computer o un’auto usata».

Negli anni ‘70 i Sex Pistols, gruppo icona del punk, cantavano per rendere consapevoli gli inglesi della necessità di agire, riprendere in mano il controllo della propria vita e combattere per poter sopravvivere, per poter essere liberi. Oggi quello stesso messaggio viene lanciato dalle voci che hanno risposto alla chiamata di Punkadeka, perché sempre più donne possano uscire dal circuito della violenza e seguire un percorso che può restituire la libertà, permettere loro di avviare una vita in autonomia e assicurarsi un futuro migliore.

Qui il link per le donazioni