Chidozie David Okereke è un giovane nigeriano che di mestiere fa il calciatore. Gioca in Belgio, nel Bruges, la squadra che ha vinto l’ultimo campionato. Lo attende un futuro da campione, dicono gli esperti, ma quello che conta, qui, è il suo passato. Perché David, 23 anni, è il protagonista di una storia di immigrazione clandestina e sfruttamento. La stessa di almeno una dozzina di altri giovani africani, anche loro come Okereke in cerca di fortuna su un campo da calcio. Storie tutte uguali, almeno da principio. Non ci sono scafisti. Nessun viaggio della speranza affidato a un barcone. I registi di questo commercio di uomini, e dei loro sogni, sono un pugno di manager del pallone. Gente che lavora con un solo obiettivo: far soldi, e in fretta, importando talenti dall’Africa. Affari illegali, secondo le accuse dei magistrati di La Spezia. Con il contorno di carte false e complicità tra chi avrebbe dovuto controllare e invece ha chiuso un occhio, a volte tutti e due.
Lo schema del business è semplice, elementare. Ragazzi minorenni, prelevati in Nigeria, separati dalle loro famiglie, sono stati infine accompagnati in Italia con l’obiettivo di «lanciarli, sfruttarli, venderli», per dirla con le parole dei gestori di questo traffico di carne umana, intercettati al telefono dagli investigatori. Al termine di un’inchiesta durata più di un anno, ore e ore di intercettazioni telefoniche e ambientali, controlli bancari e decine di interrogatori, a novembre del 2019 il procuratore capo di La Spezia, Antonio Patrono ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro persone con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: l’ex amministratore delegato dello Spezia, Luigi Micheli, l’ex responsabile del settore giovanile Claudio Vinazzani, Renzo Gobbo, che si occupava del reclutamento in Nigeria dei giovani talenti, e Roberto Sannino, che si è prestato a fare da tutore ai calciatori minorenni. Ora tocca al giudice dell’udienza preliminare, convocata per giovedì 21 gennaio, decidere se gli indagati andranno a processo.
Partita nel 2018, l’inchiesta ha però perso per strada tutti i nomi più pesanti, i più noti. A settembre del 2019, su richiesta della stessa procura, è arrivata l’archiviazione per il patron dello Spezia calcio, il miliardario Gabriele Volpi, e del suo braccio destro Gianpiero Fiorani, l’ex banchiere della Popolare di Lodi, che ha già sulle spalle una condanna a tre anni e sei mesi per falso in bilancio. Fiorani – si legge nella relazione della squadra mobile di La Spezia – «era al vertice della catena di comando del gruppo Volpi» e si interessava «attivamente anche ai calciatori nigeriani».
David Okereke
Secondo quanto afferma lo stesso giudice per le indagini preliminari nel decreto di archiviazione, non appare “mai messa in dubbio” la conoscenza da parte di Volpi e Fiorani “di ogni vicenda concernente la squadra di calcio”. Per entrambi però, si legge nel decreto, non emerge dalle indagini alcun elemento concreto per poter sostenere in giudizio che abbiano “concorso con atti specifici e concreti all’ingresso illecito dei minorenni nigeriani in Italia”. Questo il verdetto del giudice. Dalle migliaia di pagine dell’indagine risulta però che nella gestione di questo particolare business sono intervenuti a vario titolo e a più riprese diversi manager ai posti di comando dello Spezia calcio. Restano agli atti, tra l’altro, le mail con cui Fiorani veniva informato delle pratiche burocratiche per l’immigrazione dei giovani calciatori africani. «Come ben sapete abbiamo dovuto portare in Italia i ragazzi onde evitare che potessero essere cartellinati (sic) da altre società vedi Bologna», si legge per esempio in una mail con data 8 marzo 2017 inviata dall’allora amministratore delegato dello Spezia, Luigi Micheli, al presidente della squadra, Stefano Chisoli, al dirigente Maurizio Felugo (un ex campione di pallanuoto) e per conoscenza a Fiorani.
Il reclutamento dei calciatori nigeriani era un’attività tutt’altro che secondaria per lo Spezia calcio, che l’anno scorso è approdato in serie A. Nonostante i finanziamenti milionari del patron Volpi, la società ligure per anni ha viaggiato in perdita e le entrate supplementari garantite dall’ingaggio e dalla successiva vendita dei campioncini africani servivano a puntellare i conti. Nel 2016 sono partiti Sadiq Umar e Nura Abdullahi, ceduti alla Roma per 5 milioni appena maggiorenni. Secondo i calcoli della Squadra Mobile di La Spezia, tra il 2013 e il 2018 gli affari con la Nigeria hanno garantito profitti per quasi 6 milioni. Una somma importante per una squadra che prima di approdare nel massimo campionato superava di poco i 10 milioni annui di ricavi.
Il colpo grosso però arriva con Okereke, approdato per la prima volta in Italia nel 2014, a 17 anni, con una richiesta di visto turistico firmata dall’allora direttore generale del club ligure, Umberto Marino, ora all’Atalanta. Parcheggiato dapprima alla Lavagnese, nel campionato dilettanti, il giovanissimo attaccante è stato tesserato appena maggiorenne dalla squadra di Volpi che nel 2019 l’ha girato al Bruges. Un affarone. Gli 8,1 milioni incassati con la cessione di Okereke hanno salvato il bilancio 2020 del club ligure, altrimenti destinato a chiudersi in grave perdita.
C’era quindi un “sistema Spezia”, si legge negli atti della procura, grazie al quale calciatori appena maggiorenni potevano essere “reclutati di fatto a costo zero”, a parte le “spese sostenute per la loro immigrazione fraudolenta da minorenni”. Questo business milionario ruotava intorno all’Abuja Football College, in Nigeria, fondato e finanziato da Volpi che in oltre 30 anni di attività nel Paese africano ha accumulato una fortuna valutata svariati miliardi.
A partire almeno dal 2013, i ragazzi più promettenti tra quelli arruolati nella scuola calcio sono stati invitati in Italia dai dirigenti dello Spezia. Una volta ottenuti i visti temporanei di tre mesi per turismo, i giovani calciatori sono stati fatti passare per minori non accompagnati, come se fossero arrivati clandestinamente nel nostro Paese. Il permesso di soggiorno non era un problema perché i ragazzi venivano affidati a un tutore che li accoglieva in casa con la propria famiglia. Alle spese per vitto e alloggio, come hanno verificato gli investigatori, provvedeva lo Spezia.
Le regole della Fifa, la Federazione calcistica internazionale, vietano il tesseramento di minorenni stranieri per società professionistiche. Ecco perché i giovani nigeriani sono stati temporaneamente parcheggiati in società dilettantistiche, che sempre in base alle norme Fifa, possono schierare minorenni stranieri a patto che ai giovani giocatori venga assicurata “un’adeguata istruzione sia scolastica sia professionale”.
In molti casi, però, secondo quanto ha accertato la polizia, i ragazzi non hanno mai frequentato la scuola di Chiavari a cui erano stati iscritti. Poco male. Questione di un anno o due, non di più. Una volta arrivati alla maggiore età, i campioncini africani sono stati tesserati come professionisti. Nelle fila della squadra di Volpi, ovviamente, che poi li ha messi sul mercato guadagnando milioni di euro, come è successo per Okereke. Siamo all’ultimo capitolo della storia. Sarà un tribunale a stabilire se tutto si è svolto secondo la legge. Intanto la giustizia sportiva ha già fatto il suo corso. Lo Spezia se l’è cavata con un’ammenda di 60 mila euro. Spiccioli.