Siamo stati noi a pagare il prezzo più alto della crisi. Ogni anno 300 mila in fuga e 10 miliardi di investimenti per la formazione persi

Caro presidente Draghi, cari ministri,
il nuovo governo rappresenta per noi giovani una grande speranza. In questo momento storico, abbiamo un’opportunità unica per rimettere nelle mani delle nuove generazioni le redini del loro futuro e far ripartire il nostro Paese seguendo una direzione radicalmente diversa. Fin dal discorso al Meeting di Rimini, è emersa la chiara volontà del presidente Draghi di superare l’orizzonte temporale di breve termine che ha caratterizzato la classe politica degli ultimi decenni, e rimettere al centro l’investimento su noi giovani quale settore nevralgico per la crescita.


Giovani spesso dimenticati da una politica irresponsabile, fatta di tatticismi, personalismi e promesse vuote di cambiamento. Una politica che ha chiuso gli occhi di fronte alle centinaia di migliaia di nostri coetanei che hanno perso anni senza lavorare né studiare o che sono dovuti emigrare alla ricerca di un lavoro dignitoso o di un sistema universitario che li valorizzasse. Raramente, infatti, siamo stati considerati portatori di interesse fondamentale in Italia.


Altrettanto raramente l’agenda politica ha avuto come priorità uno sviluppo sostenibile, nel rispetto del principio di equità intergenerazionale. Il risultato è che la nostra generazione si sente sfiduciata, non crede nella politica e nel sistema dei partiti, non vede un futuro dignitoso e pieno di opportunità nel proprio Paese, e si ritrova senza meccanismi efficaci per influenzare e cambiare l’Italia.


Ad un anno dal primo caso accertato di Covid-19 in Italia, è ben chiaro come siamo stati noi a pagare il prezzo più alto di questa crisi: 100 miliardi di nuovo debito, 7 mesi di scuole chiuse, disoccupazione giovanile salita al 30% (rispetto al 18,5% registrato nell’area euro) a causa dei troppi contratti precari non protetti dal blocco dei licenziamenti.


Un prezzo pagato in un contesto già drammatico. Ben prima della pandemia, gli investimenti e le opportunità per un giovane italiano erano inferiori, e di molto, a quelle di un coetaneo europeo. Abbiamo stimato, tramite un’analisi dei dati Ocse sulla spesa pubblica, che in Italia si investono 320 mila euro nei primi 25 anni di vita di un giovane, molto meno rispetto ai 440 mila della Francia e ai 540 mila della Germania. Una differenza che ammonta a 85 miliardi, risorse che ci mancano ogni anno e che si traducono in un preoccupante tasso di abbandono scolastico, in Italia pari al 13,5%, e nel numero di Neet (giovani che non studiano e non lavorano) più alto d’Europa. Non c’è dunque da meravigliarsi se il nostro Paese assiste inerme al fenomeno dei giovani in fuga che, secondo le stime, consiste in una perdita annua di circa 300 mila giovani e di almeno 10 miliardi di investimenti fatti nella loro formazione.


È di fronte a questo quadro così drammatico che vi scriviamo, in qualità di nuovo governo, per chiedere un vero cambio di rotta. Partendo dal Next generation Eu, un’opportunità storica per rilanciare finalmente il nostro Paese e guardare al futuro, ma andando anche oltre: serve un cambiamento che attraversi con urgenza tutti i settori della nostra economia e società, responsabilizzando e rendendo protagoniste le nuove generazioni, cioè noi giovani.

 

Questo cambio di rotta dovrebbe cominciare con un confronto tra il vostro governo e le proposte dei giovani emerse negli ultimi mesi, rimaste finora inascoltate, su come usare le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Risorse prese in prestito dalle generazioni future, che saranno chiamate a farsene carico, e dal cui investimento dipenderà il benessere futuro di tutta la società.


Le proposte sono molte. A partire dalla campagna #UnoNonBasta promossa da noi, Officine Italia, e Visionary Days, che in due mesi ha raccolto 100.000 firme e che chiede di destinare ai giovani almeno il 10% dei fondi del Pnrr puntando su orientamento, politiche attive del lavoro e formazione. I Fridays for Future, le cui manifestazioni sono state bruscamente interrotte dalla pandemia, hanno presentato sette proposte per un Pnrr più attento e sensibile alla transizione ecologica e all’ambiente. Allo stesso modo, il Consiglio nazionale dei giovani (Cng) ha lavorato ad un Piano nazionale giovani 2021, portando idee e proposte dei giovani sui tavoli tecnici e nelle commissioni parlamentari coinvolte nella redazione del Pnrr. O ancora, lo scorso luglio è nata la Rete giovani 2021, formata da 90 associazioni e movimenti giovanili italiani, che a settembre ha consegnato un piano di proposte e azioni concrete al governo, il Piano giovani 2021, in vista della legge di Bilancio, concentrandosi sui temi indispensabili per migliorare il futuro delle nuove generazioni: sostenibilità, inclusione e innovazione. Questi sono alcuni esempi delle molteplici iniziative di attivismo giovanile nate “dal basso” per rispondere ad una crisi che va avanti da decenni e che è stata accentuata in modo esponenziale dal Covid-19. Questi movimenti sono la prova di come noi giovani, disillusi dalla politica “tradizionale”, non abbiamo però abbandonato la voglia di contribuire in modo concreto al futuro del Paese, creando nuovi spazi e canali di dialogo per partecipare attivamente alla vita politica. Canali che però non hanno trovato veri punti di ascolto e confronto con le forze governative.


Ma per un vero cambio di rotta non basteranno semplicemente delle politiche che guardino ai giovani. Non sarà sufficiente una politica responsabile, che abbandoni gli screzi, la retorica e i tatticismi a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni.

 

Quello che serve al nostro Paese è un cambiamento culturale, che rimetta i giovani al centro della vita lavorativa e politica, insomma, al centro dell’intera società. Solo così possiamo ridare fiducia e speranza ad un’intera generazione disillusa, che si sente privata del proprio futuro e senza la quale un futuro non ci sarà. Noi siamo qui, pronti a partecipare ai tavoli di lavoro, a partire dal Next generation Eu, e pronti a definire con voi questi nuovi meccanismi di collaborazione a lungo termine per disegnare insieme il futuro di tutti. Solo così potremo diventare attori, o meglio, «costruttori» (per citare le parole del capo dello Stato Sergio Mattarella) del nostro futuro.


*Officine Italia è un’associazione di giovani nata per affrontare le sfide sociali ed economiche del paese