Va bene l’elogio del tempo lungo, ma forse qualcuno ha scambiato l’invito a un "pensiero meridiano" del sociologo recentemente scomparso Franco Cassano con una richiesta di lasciare davvero indietro di decenni i servizi ferroviari del Meridione. E consentire ai "fortunati" meridionali di viaggiare con lentezza e riflettere sull’esistenza o sulle sorti del Pianeta. Perché mentre il dibattito sulle grandi infrastrutture nel Meridione è incentrato sull’eterna diatriba sul Ponte dello Stretto, e sugli eterni progetti e cantieri delle linee veloci Napoli-Bari, Salerno-Reggio-Calabria e Palermo-Catania, nei giorni scorsi in Sicilia il governo Musumeci ha annunciato la comunicazione da parte di Rete ferrovie italiane dell’avvio della gara d’appalto da dieci milioni di euro per ripristinare una parte, piccola, del collegamento tra Gela e Catania interrotto dopo il crollo di un ponte all’altezza di Niscemi.
Fin qui, nulla di strano. Senonché a ben vedere si scopre che il ponte in questione non è crollato qualche mese fa. Ma dieci anni fa, nel maggio 2011. Nel Sud a binario unico (la gran parte delle linee sotto Roma non hanno i due binari e alcune non sono nemmeno elettrizzate) ci son voluti dieci anni, dicasi dieci, per bandire una gara e programmare almento l’avvio del ripristino della linea che collega un pezzo di Sicilia a Catania. Un pezzo che conta centinaia di migliaia di abitanti tra Gela, Licata, Niscemi e altri paesini della zona. Oggi per andare da Gela a Catania in treno e percorrere una distanza di circa 110 chilometri occorrono anche cinque ore, come raccontato dal TgrSicilia. Tre ore se si sceglie di andare in autobus fino a Caltagirone e da qui proseguire in treno per Catania.
Ma attenzione: in realtà per ristrutturate tutta la tratta occorrono 265 milioni e al momento ne sono stati stanziati appena 90 milioni. Rfi ha già avviato la progettazione degli undici viadotti da Gela a Caltagirone ma, mancando ancora i fondi, chissà quando tornerà operativa del tutto questa tratta.
Ora, per carità, applicare il modello Morandi utilizzato a Genova(con commissari e procedure semplificate per realizzare l’opera intera in meno di 24 mesi) ad un ponticello crollato a Sud del Sud in un angolo del Paese dimenticato da tutti, nessuno lo chiede. Ma festeggiare perché dopo dieci anni finalmente sono state stanziate le risorse per fare la gara (quindi passeranno ancora anni prima del ripristino della linea) sa davvero di beffa. Ed è difficile consolarsi con questa "fortuna" di potersi muovere con lentezza.