Collaboratore di Eni, Enel e Confindustria, è stato per anni il manager di fiducia dei commissari del gruppo siderurgico. E intanto, secondo i pm che indagano sul sistema Amara, ha partecipato a un'associazione per delinquere che ha insabbiato le inchieste sull'acciaieria

Nicola Nicoletti, guai e affari del superconsulente che comandava all'Ilva

Negli atti dell’inchiesta giudiziaria su Piero Amara e la sua rete di favori e corruzione, Nicola Nicoletti viene fotografato dagli inquirenti con due parole, «lanciato e rampante», che ne riassumono le ambizioni e il potere. Il manager di origini pugliesi, agli arresti da martedì 8 giugno, era diventato in pochi anni una sorta di direttore ombra dell’Ilva di Taranto, nonché referente diretto di Enrico Laghi, uno dei tre commissari dell’acciaieria in amministrazione straordinaria. È proprio lui, Nicoletti, a presentare Piero Amara al magistrato Carlo Maria Capristo, chiudendo così il cerchio di un’associazione per delinquere che secondo la tesi dell’accusa ha asservito la giustizia alle trame di una cricca di affaristi.

Tanto potere non si spiega solo con l’abilità di un professionista, classe 1967, che in trent’anni di carriera si era fatto conoscere e apprezzare nelle maggiori aziende del Paese, dall’Eni all’Enel, e anche ai vertici di Confindustria, dove era diventato consulente per la legge 231, quella sulla responsabilità penale d’impresa.

La chiave della scalata porta il marchio di Pricewaterhouse Coopers, in sigla Pwc, la multinazionale della consulenza aziendale e della revisione contabile di cui Nicoletti è partner e azionista sin dal 2007. Pwc che in Italia vanta un giro d’affari di oltre mezzo miliardo di euro, è da tempo una presenza fissa all’Ilva. Risale a pochi mesi fa, per esempio, l’incarico ricevuto da Arcelor Mittal in vista dell’ingresso dello Stato nel capitale del gruppo siderurgico. Nicoletti invece è sbarcato a Taranto nel 2013, chiamato dall’allora commissario Enrico Bondi. In quell’anno Pwc ottenne il primo mandato per «l’integrale revisione della organizzazione aziendale e del modello di gestione», come si legge in un documento dell’epoca. Negli anni successivi, almeno fino al 2018, l’incarico è stato sempre rinnovato.


I commissari vanno e vengono, il consulente resta. A gennaio del 2015, Laghi e Corrado Carrubba affiancarono Gnudi, che nel frattempo aveva sostituito Bondi. Nicoletti diventa la «cinghia di trasmissione» tra i dirigenti di Ilva e la struttura dell’amministrazione straordinaria, per usare le parole, raccolte dai pm, del testimone Angelo Loreto, a lungo legale di fiducia dell’acciaieria. Nel 2016, dopo l’uscita a inizio anno del direttore generale Massimo Rosini, il potere del manager targato Pwc aumentò ancora, grazie soprattutto al rapporto diretto con Laghi.

La svolta decisiva della storia, quella che secondo l’accusa porta Nicoletti a inserirsi da protagonista in una rete di favori illeciti e corruzione, arriva con la nomina di Capristo a procuratore capo di Taranto. Siamo a marzo del 2016, il magistrato che da Trani aspirava a un posto di vertice a Bari, ripiega sulla città dell’acciaieria grazie, sostengono i magistrati, al lavoro di Amara dietro le quinte del Csm. Poltrone, potere e soldi: ce n’è per tutti. Bisogna festeggiare. E infatti, con il procuratore in procinto di insediarsi a Taranto, i tre sodali si incontrano nella casa romana di Amara in piazza San Bernardo per quella che sarà definita la «cena della vittoria». Grazie al legame con Capristo, ricostruiscono i magistrati, Nicoletti riuscì ad accreditarsi con i commissari, a loro volta interessati a garantirsi buoni rapporti con la procura che indagava sul fronte ambientale e anche per la morte di due operai.

Amara, da parte sua, passò all’incasso già nel 2016 quando ottenne due incarichi da Ilva. A raccomandarlo fu l’amico Nicoletti, che aveva già incrociato all’Eni di cui entrambi erano consulenti. Dalle carte dell’inchiesta emerge però che quei mandati non passarono al vaglio del comitato di sorveglianza, chiamato per legge, tra l’altro, a vagliare le nomine decise dei commissari. I magistrati sospettano, e lo mettono nero su bianco nell’ordinanza di custodia, che Laghi avesse «cinicamente intuito che la nomina di Amara significava garantirsi buoni rapporti con il procuratore Capristo».

Tempo un anno e nel 2018 la stella di Nicoletti si oscura. La sua caduta coincide con quella di Amara, arrestato in un’altra indagine per corruzione giudiziaria, quella sul pm di Siracusa, Giancarlo Longo. A giugno dello stesso anno l’incarico a Pwc per la riorganizzazione aziendale non venne rinnovato dai commissari di Ilva.

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