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Attualità
settembre, 2021

Michetti miei: L’Espresso in edicola e online da domenica 12 settembre

Ritratto del candidato sindaco di Roma che sembra uscito da una beffa alla “Amici miei”. Potere ai benestanti, ovvero il partito di Calenda. E l’unione tra mafia, precari e pastori che ha attizzato gli incendi d’estate. Ecco cosa trovate sul numero in arrivo. E gli articoli in anteprima per gli abbonati digitali

Dalla scatola che richiama la locandina del primo “Amici miei” escono quattro pupazzi a molla: Meloni, Salvini, Berlusconi e lui, Enrico Michetti, il candidato senza qualità che sembra il frutto di una supercazzola firmata Monicelli. Solo che dal risultato delle elezioni a sindaco di Roma dipendono i giochi di potere all’interno della coalizione che potrebbe presto arrivare al governo. E allora per gli italiani ci sarà poco da ridere.

 

Nel ritratto firmato da Susanna Turco ci sono tutti i tanti difetti e i pochi pregi del candidato di centrodestra, scelto dopo una corsa al ribasso che viene analizzata nei dettagli da Massimiliano Panarari. Carlo Tecce invece fa i conti in tasca ad Azione, creatura di Carlo Calenda ma soprattutto partito dei benestanti. E Marco Damilano nel suo editoriale si sofferma sui limiti sempre più evidenti della coalizione che appoggia Mario Draghi. 

 

Intanto la politica cerca nuove strade: come a Ferrara, dove sindaco leghista e associazioni di sinistra hanno lavorato insieme per risanare il  Gad, quartiere strappato agli spacciatori. Piccoli segnali di vita che non riempiono il vuoto di progettualità, come spiega a Damilano Arturo Parisi, padre dell’Ulivo che rivendica vittorie e sconfitte di una stagione irripetibile.

 

Alla situazione in Afghanistan L’Espresso dedica un focus lungo e articolato. Francesca Mannocchi dà la parola a un poliziotto che ha deciso di restare «perché se vogliamo aggiustare questo Paese dobbiamo farlo noi», mentre Filippo Rossi racconta paure e speranze di chi vive a Kabul ed Eugenio Occorsio calcola le potenzialità economiche dello Stato dei talebani. L’analista Stephen Wertheim spiega ad Alberto Flores d’Arcais perché gli Usa avrebbero dovuto ritirarsi già nel 2003, Federica Bianchi ricostruisce come il dietrofront americano potrebbe spingere a creare un esercito della Comunità Europea, e Gastone Breccia conferma le conseguenze della decisione di Biden sulla geopolitica mondiale.

Non solo mafiosi, ma anche forestali precari e pastori: sono i piromani che hanno distrutto 80mila ettari di Sicilia nell’inchiesta di Antonio Fraschilla: un problema amplificato dal riscaldamento globale che riguarda tutto il mondo e che costerà sempre di più anche ai comuni cittadini, come prevede Vittorio Malagutti. E mentre Simone Pieranni spiega il nuovo corso del governo cinese contro le diseguaglianze economiche, Stefania Di Pietro racconta come da noi diverse iniziative di economia circolare, da Palermo a Varese, combattono in una volta sola emarginazione e sprechi. 

Altan si diverte alle spalle dei politici impegnati a compilare le liste elettorali, Makkox segue Draghi nelle più segrete stanze del potere, Biani fa scendere in campo nelle elezioni romane anche il Gladiatore, Michele Serra svela le sorprendenti strategie del Pd per il Quirinale. Mentre Gigi Riva invita a meditare sul senso di una data simbolo: il 12 settembre.

 

E L’Espresso chiude con un’analisi di Maurizio de Giovanni del boom di napoletanità che invade cinema e librerie (di Sabina Minardi) e con un ricordo di Daniele Del Giudice firmato dal suo amico Roberto Andò.

 

 

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